Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
SECONDA ECONOMIA DEL MONDO

La crescita della Cina rallenta, la popolazione è stanca

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Nel discorso di fine anno, Xi Jinping ammette che ci saranno "venti e pioggia". L'economia cinese rallenta, perché la popolazione consuma meno (e fa meno figli).

Economia 03_01_2024
Negoziante a Xiamen, Cina (La Presse)

Nel discorso di fine anno, il presidente Xi Jinping ha lodato la “resilienza” dell’economia cinese, dopo la crisi pandemica. Ma non ha nascosto del tutto le difficoltà che la seconda economia del mondo sta incontrando negli ultimi anni. «Nel cammino che ci attende, venti e piogge saranno la norma - ha detto Xi - Alcune aziende stanno affrontando pressioni commerciali; alcune persone stanno incontrando difficoltà nel trovare lavoro e nel vivere quotidiano».

Il gigante asiatico si sta dimostrando molto più lento del previsto nella ripresa e la sua potrebbe essere una crisi di sistema, non solo un rallentamento dovuto alla congiuntura difficile. I dati sono solo apparentemente incoraggianti. La crescita del Pil di quest’anno è stata del 5,2%, dunque l’obiettivo fissato dal Partito è stato raggiunto. La Banca Mondiale, tuttavia ritiene che è destinato a crescere meno nel 2024 (stima un 4,5%) e ancora meno nel 2025 (4,3%). E già comunque si parla di percentuali molto basse per un paese ad altissimo tasso di sviluppo come la Cina, dove sostanzialmente c’è ancora tutto da costruire.

I rapporti ufficiali cinesi pubblicati nell’ultimo giorno dell’anno indicano che l'attività industriale ha registrato una contrazione ulteriore nel mese di dicembre, a causa dell’esiguità degli ordini in patria e all'estero, mentre il settore dei servizi ha faticato a causa dei consumatori che continuano a risparmiare il più possibile, anche dopo la fine della pandemia. L’edilizia è andata meglio, ma solo perché è aiutata dallo Stato, che ordina la costruzione di più infrastrutture. Il settore privato, invece, continua ad essere in crisi.

Il primo problema cinese è la crisi nei consumi. I cinesi sono più parsimoniosi nell’acquisto di articoli, anche di uso quotidiano. Quello che viene definito un “declassamento dei consumi” in Cina è un trend sui social network, con gli utenti che condividono le loro storie su come hanno abbracciato stili di vita più frugali. Le aziende che producono prodotti di prima necessità per la casa, di tutti i tipi, ne stanno risentendo.

L’altro grave problema è la disoccupazione giovanile. Più di un giovane su cinque in Cina è senza lavoro. Il Partito attribuisce gran parte della colpa ai giovani stessi, insistendo sul fatto che le loro aspettative sono diventate troppo alte. Come direbbe Elsa Fornero, i cinesi sono diventati “choosy”. Ma stiamo parlando di un paese dove era normale (e in certi contesti industriali lo è ancora) lavorare più di 12 ore al giorno e dormire sul posto di lavoro. I giovani che entrano nel mondo del lavoro negli ultimi anni sono meglio istruiti, hanno standard di studio universitario all’occidentale: potrebbero accettare quel tipo di lavoro? Con una popolazione in calo, la Cina ha bisogno di lavoratori come non mai. Il problema è che l’economia indebolita della Cina non produce abbastanza posti di lavoro qualificati e ad alto salario, come molti studenti universitari si aspettano.

Il terzo problema, di lungo periodo, è appunto la popolazione in calo. La “Politica del figlio unico”, introdotta nel 1979, è ufficialmente terminata dal 2015. Ma non c’è stato quel baby boom che Xi Jinping si aspettava. Anzi, continua a registrarsi un calo delle nascite: 10 milioni di nati nel 2022 contro i 16 milioni di dieci anni prima. Il tasso di natalità è fermo a 1 figlio per coppia e la popolazione invecchia. Il Partito, invertendo una tendenza ormai pluri-decennale, sta adottando una retorica pro-natalista, anche molto invadente, simile a quella fascista. «I soldati vincono le battaglie. Quando si tratta di mettere al mondo il secondo o il terzo figlio e di attuare la politica nazionale sulla fertilità, anche noi prendiamo l'iniziativa e ci mettiamo in prima linea», ha dichiarato ai media statali Zeng Jian, ostetrico-ginecologo di punta dell'ospedale militare di Tianjin. Le battaglie su questo fronte, tuttavia, continuano ad essere perse.

Per l’anno prossimo la tendenza al declino economico della Cina si incontra con la sua continua ascesa militare. Fa pensare la frase di Xi Jinping su Taiwan: «La patria sarà certamente riunificata». E le spese militari (reali) sono ormai quasi alla pari con quelle degli Stati Uniti. La combinazione fra crisi economica e assertività militare è sempre stata una delle maggiori spinte a fare la guerra.



DEMOGRAFIA

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LA SORPRESA

Tortura cinese, il figlio unico è ancora legge

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COMUNISMO CINESE

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