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LA PIA PRATICA

Il Sacro Manto, la preghiera che onora san Giuseppe

Inizia oggi il mese dedicato al capo della Santa Famiglia. Tra le devozioni in suo onore, il Sacro Manto, una preghiera da recitare per 30 giorni consecutivi e che trae ispirazione dall’omonima reliquia di san Giuseppe custodita nella basilica romana di Santa Anastasia. Foriera di grazie per chi la recita con devozione, perché Gesù e Maria nulla possono negare a colui che fu il loro Custode in terra. E di cui perciò Pio XI definiva «onnipotente» l’intercessione.

Ecclesia 01_03_2020

Marzo, si sa, è il mese di san Giuseppe, e i fedeli sono soliti moltiplicare le preghiere al Custode del Redentore in vista della solennità di giorno 19. Bisogna andare indietro al XIX secolo per trovare le origini della dedicazione allo sposo castissimo di Maria dell’intero mese di marzo.

A influire in tal senso furono alcune pubblicazioni di devoti, in particolare quella di Giuseppe Marconi che nel 1810 pubblicò Il mese di marzo consecrato al glorioso patriarca san Giuseppe sposo di Maria Vergine per ottenere il suo patrocinio in vita e morte. Le meditazioni contenute nel libro fecero via via breccia nel cuore dei fedeli e tra i più entusiasti vi furono san Gaspare Bertoni (†1853), che nel 1844 ne curò un’edizione in quel di Verona, e una sua figlia spirituale, la beata Leopoldina Naudet (†1834), fondatrice delle Sorelle della Sacra Famiglia, che fu attivissima a propagare la pia pratica del mese di san Giuseppe. Seguì almeno un altro scritto, Considerazioni delle virtù del santo patriarca Giuseppe a dedicargli il mese di marzo, a cui fece esplicito riferimento nel giugno 1855 il beato Pio IX.

E dieci anni più tardi, il 27 aprile 1865, fu ancora papa Mastai Ferretti a concedere indulgenze a tutti i fedeli «affinché aumenti sempre più la devozione verso tanto celeste patrono e quel metodo di preghiera si propaghi più facilmente e più ampiamente», «purché pratichino un esercizio di preghiere e virtù per tutto il mese di marzo sul modello di quelle solite a farsi nel mese di maggio in onore della Beata Vergine Maria». Sempre Pio IX, nel 1877, permise di iniziare il mese di preghiere, con relativa indulgenza, già il 16 o 17 febbraio[1], così da concluderlo per la vigilia della solennità del 19 marzo.

Tra le devozioni in onore di san Giuseppe che si possono praticare per un mese o più c’è quella del Sacro Manto, un insieme di orazioni da recitare per 30 giorni consecutivi in ricordo dei 30 anni che il santo trascorse in terra come padre di Gesù. Ad approvarla fu, il 22 agosto 1882, l’arcivescovo di Lanciano, Francesco Maria Petrarca. Si tratta di una devozione profonda e impegnativa, che consente di meditare su alcuni dei misteri, privilegi e titoli di san Giuseppe in rapporto alla sua vita nascosta con Gesù e Maria.

Se recitata con cuore sincero, è una preghiera di straordinaria potenza, trattandosi di colui che più di tutti, dopo la Santissima Vergine, ha cooperato alla missione redentrice di Gesù, il quale non nega nessuna grazia richiesta da san Giuseppe in favore dei suoi devoti. Infatti, come insegna santa Teresa d’Avila, «il Signore vuol farci capire che allo stesso modo in cui fu a lui soggetto in terra - dove san Giuseppe, che gli faceva le veci di padre, avendone la custodia, poteva dargli ordini - anche in cielo fa quanto gli chiede. […] Se la mia richiesta esce un po’ dalla retta via, egli la raddrizza per il mio maggior bene»[2]. Nel medesimo senso, essendo lui il capo della Santa Famiglia, il 19 marzo 1938 Pio XI definiva «onnipotente» l’intercessione di san Giuseppe.

La preghiera del «Sacro Manto» è segno della speciale protezione di cui gode chi invoca con fede san Giuseppe: essa trae ispirazione dalla reliquia del Sacro Manto che san Girolamo (347-419/420) portò in un viaggio a Roma, di ritorno dalla Terrasanta, dove per anni lavorò alla traduzione latina della Bibbia, la famosa Vulgata. Ancora oggi, 1600 anni dopo, il manto di san Giuseppe è custodito, insieme a un velo di Maria, nella basilica di Sant’Anastasia al Palatino, intitolata all’omonima cristiana (Anastasia di Sirmio) che è tra le sette martiri invocate nel Canone Romano (la più antica preghiera eucaristica della Chiesa) e la cui ricorrenza liturgica, giorno della sua nascita al Cielo, cade il 25 dicembre.

Per 1600 anni, le due reliquie non sono mai state oggetto di un’esposizione solenne: la prima è stata organizzata per le ultime feste natalizie da don Dario Criscuoli, nuovo rettore della basilica romana, che fino all’Epifania 2020 ha offerto il Sacro Manto di Giuseppe e il Velo di Maria, con i colori che conservano la loro bellezza, alla venerazione dei fedeli.

Dunque, non resta che pregare colui che Dio ha scelto dall’eternità affidando alla sua «premurosa custodia» - come recita la liturgia - «gli inizi della nostra Redenzione». Ricordando che, tra le innumerevoli grazie di cui san Giuseppe è intercessore, una grandissima è quella di insegnare a pregare. Lo diceva già santa Teresa e lo aveva ben presente anche santa Bernadette, la quale - secondo la testimonianza di una suora al suo processo di beatificazione - ripeteva spesso: «San Giuseppe, fammi la grazia di amare Gesù e Maria come essi vogliono essere amati. San Giuseppe, prega per me e insegnami a pregare».

N.B. Per la preghiera completa del Sacro Manto, vedi a questo link

 

[1] Cfr. San Giuseppe. Fatto religioso e teologia (pp. 173-174), padre Tarcisio Stramare, Shalom, 2018

[2] Vita, S. Teresa d’Avila