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l'eredità di Benedetto XVI

Il Papa teologo sulle orme di San Paolo

Nel 2008 Papa Ratzinger proclamò un giubileo speciale: l'Anno Paolino. Un evento storico durante il quale anche ortodossi e protestanti celebrarono insieme ai cattolici l'Apostolo delle Genti nel bimillenario della nascita. Un lascito da non dimenticare tra gli innumerevoli aspetti che mettono in luce la grandezza del suo pontificato.
 

Ecclesia 17_01_2023

Di Benedetto XVI e del suo pontificato si è scritto tanto in questi giorni, evocandone i molti aspetti, ma di uno non si è forse detto abbastanza: egli è stato il  protagonista dell’unico evento religioso che ha coinvolto e unito – e per la prima volta nella storia – tutta la Cristianità.

Cattolici, ortodossi e protestanti di ogni confessione hanno celebrato San Paolo nello stesso periodo nel bimillenario della sua nascita, non solo allineandosi ma addirittura partecipando ad alcuni significativi eventi dell’Anno Paolino, indetto da Papa Benedetto XVI e svoltosi  dal 28 giugno 2008 al 29 giugno 2009 con successo superiore ad ogni aspettativa.

Era scontato che l’evento avesse anche un carattere ecumenico nelle intenzioni del cardinale Andrea Cordero Lanza di Montezemolo che, concluso il servizio di Nunzio Apostolico in Italia ( impegnato nel Gran Giubileo del 2000) aveva ricevuto da papa Giovanni Paolo II l’incarico di proporre un riordino della Basilica di San Paolo fuori le Mura per darle nuova vita .Che non poteva non avere un risvolto ecumenico se non altro perché nei secoli i monaci benedettini avevano tenuta viva l’eredità dell’ “Apostolo delle Genti”. Benedetto XVI, succeduto a papa Wojtyla, ne approvò il lavoro nominandolo primo  Arciprete della Basilica nonché mettendo in atto la sua idea di celebrare San Paolo nel corso di un “anno tematico” a cui il pontefice avrebbe dato un contributo unico, da grande teologo.

Papa Ratzinger non perse occasione alcuna nella sua quotidiana attività, fatta di incontri, celebrazioni liturgiche, appuntamenti di preghiera, udienze, viaggi apostolici per evocare, spiegare, commentare il pensiero e l apostolato di san Paolo. Da responsabile della comunicazione dell’evento, quando mi accinsi a descriverne gli eventi  per un libro-memoria (L’Anno Paolino, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana) non esitai certo a evidenziare l’«ispirazione alta e soprattutto coinvolgente» di Ratzinger, la cui «figura si stagliava gigantesca». Ma per ordinare l’ imponente e importante documentazione, dovetti suddividerein tre parti il capitolo su “Il Papa protagonista”: la prima dedicata ai suoi discorsi in occasione di celebrazioni e di importanti ricorrenze ;  la seconda alle sue catechesi settimanali;  la terza ad una “miscellanea” di interventi, lettere, omelie. Escludendo i discorsi di impronta ecumenica che avrei evocato in un altro capitolo.

Il cardinale di Montezemolo fu così impressionato ed ammirato della eccellenza, profondità e vastità del magistero di Benedetto XVI che non esitò a proclamare in pubblici commenti, conferenze stampa, interviste – ne sono stato personalmente testimone – che “il Papa era già da vivo Dottore della Chiesa”. Ne dò conferma in un libro di imminente pubblicazione sul “sogno” di Montezemolo, da me curato per l'editore Borgia (raccoglie un suo personale documento, oltre a ricordi e testimonianze di persone e istituzioni a lui care). Il fatto che nei giorni scorsi, dopo la sua morte,  si siano levate numerosi voci a invocarne la proclamazione, conferma la validità della generale testimonianza, oltre a quella sottolineata da personalità ecclesiastiche e civili, anche di istituzioni politiche internazionali, di “Ratzinger grande teologo”.      

Gran parte dei riconoscimenti espressi su Joseph Ratzinger – oltre a quelli tributatigli da teologi e critici letterari – sono rivolti all’opera più celebrata a cui ha accudito, quand’era cardinale prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il Catechismo della Chiesa cattolica approvato con solenni documenti di papa Giovanni Paolo II nel 1992 e nel 1997  (il 28 giugno 2005, poco dopo essere divenuto papa, ne approvò il Compendio). Ma se altrettanti riconoscimenti dovrebbero giungergli per aver presieduto alla custodia e poi alla divulgazione del terzo dei “Segreti di Fatima”, rivelati da Maria ai pastorelli, non dovrebbe essere dimenticata la ricognizione del sarcofago di San Paolo, avvenuta il 7 maggio 2007 e tenuta segreta per oltre due anni, fu rivelata il 28 giugno 2009 da Benedetto XVI (e le sue parole ebbero vastissima eco in tutto il mondo), proprio a conclusione dell’Anno Paolino.

I lavori nell’area sottostante il celebre Baldacchino di Arnolfo di Cambio, progettati dall’arciprete Andrea di Montezemolo, furono avviati in vista del “sogno ecumenico” (poi sospeso) del porporato di fare del Battistero della Basilica Ostiense una cappella dedicata alla preghiera delle varie confessioni cristiane separate. Naturalmente con la previa informazione e approvazione del Pontefice, perché mai sarebbero stati diversamente intrapresi. Prevedevano la ricognizione segreta del sarcofago di San Paolo e la rimozione di quello antistante, che ne impediva la visibilità. Esso, lo si sapeva, racchiudeva i resti di San Timoteo martire di Antiochia (da non confondere con l’omonimo compagno e amico di san Paolo, le cui reliquie sono venerate a Termoli), ma in esso furono rinvenute pure  le reliquie di un’altra persona, una donna ignota del IV secolo, certamente Martire.

Ma tutto il pontificato di Benedetto XVI sarà oggetto di ulteriori, nuovi e vasti studi: per gli eventi che lo hanno caratterizzato, oltre che per la personalità di Ratzinger –  complessa e poliedrica – impegneranno soprattutto teologi, storici e diplomatici. Un interesse speciale sarà senz’altro riservato al processo di ricomposizione dell’unità dei Cristiani, ovvero all’ ecumenismo, ed è auspicabile un coordinamento affidato alla Fondazione Ratzinger, ampliandone le attuali competenze.  Pensando naturalmente alla  musica, comune passione nell’amicizia fra il musicologo e pianista papa Benedetto e il compositore arcivescovo russo-ortodosso  Hilarion Alfeyev di Volokolamsk, presidente del Dipartimento per le Relazioni Ecclesiastiche Esterne del Patriarcato di Mosca – destituito di recente da questo altissimo incarico dal patriarca Kirill.

Nel 2010 il pontefice mi chiamò a partecipare come “esperto” al Sinodo dei Vescovi del Medio Oriente. Mai prima di allora siffattta “convocazione” aveva riguardato un giornalista. Ed è questo il mio più personale, grato e affettuoso ricordo di Papa Benedetto.