Il card. Sarah: «Un progetto diabolico contro la Messa in latino»
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Il progetto di cancellare la Messa tridentina è «un insulto alla storia della Chiesa». Già Benedetto XVI ricordava che «il Concilio Vaticano I non ha per nulla definito il Papa come monarca assoluto». No all’indifferentismo: «Chi, al di fuori dei confini visibili del cristianesimo, giunge alla salvezza, vi giunge sempre e solo per i meriti di Cristo sulla Croce e non senza una certa mediazione della Chiesa». Le parole del card. Robert Sarah alla presentazione, organizzata dalla Bussola, del suo libro Dio esiste?
- «Il mondo muore perché manca di adoratori» (l'intervento integrale)
Lunedì 20 gennaio si è svolta a Milano, al Teatro Guanella, la presentazione dell’ultimo libro del cardinale Robert Sarah, Dio esiste? Il grido dell'uomo che chiede salvezza (Cantagalli), in cui il prefetto emerito della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti risponde a una serie di domande sull’esistenza e la presenza di Dio nella nostra vita.
A organizzare l’evento La Nuova Bussola Quotidiana e La Bussola Mensile. Pubblichiamo di seguito ampi stralci della lectio tenuta nell’occasione da Sarah (clicca qui per leggere l'intervento integrale)
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La preghiera è uno sguardo silenzioso, contemplativo, amoroso portato verso Dio. La preghiera è guardare a Dio e lasciarci guardare da Dio. Così ci insegna il contadino di Ars. Il Curato d’Ars, stupito di vederlo regolarmente ed ogni giorno in ginocchio ed in silenzio davanti al Santissimo, gli chiede: «Amico mio, cosa stai facendo qui?». Ed egli rispose: «Je l’avise et il m’avise (Lo guardo ed Egli mi guarda)!».
L’allora cardinal Ratzinger, nell’omelia della Missa pro eligendo Romano Pontifice, ha detto: «Avere una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa, viene spesso etichettato come fondamentalismo. Mentre il relativismo, cioè il lasciarsi portare "qua e là da qualsiasi vento di dottrina", appare come l’unico atteggiamento all’altezza dei tempi odierni. Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie. Noi, invece, abbiamo un’altra misura: il Figlio di Dio, il vero uomo. È lui la misura del vero umanesimo. ‘Adulta’ non è una fede che segue le onde della moda e l’ultima novità; adulta e matura è una fede profondamente radicata nell’amicizia con Cristo». Che drammatica attualità questo testo del cardinale Joseph Ratzinger!
Il compito più urgente è recuperare il senso dell’adorazione e della prostrazione con fede e stupore davanti al mistero di Dio! Come i Magi che «prostratisi Lo adorarono». La perdita del valore religioso dell'inginocchiarsi e del senso dell’adorazione di Dio è la fonte di tutti gli incendi e le crisi che stanno scuotendo il mondo e la Chiesa, dell’inquietudine e dell’insoddisfazione che vediamo nella nostra società. Abbiamo bisogno di adoratori! Il mondo sta morendo perché manca di adoratori! La Chiesa è inaridita dalla mancanza di adoratori. Questo è il primo e privilegiato luogo di dialogo con Dio: il Tabernacolo, la Sua presenza in mezzo a noi.
Per lo stesso motivo la Santa Messa è come un necessario e vitale appuntamento con Cristo. L’Eucaristia è sorgente della missione della Chiesa; le celebrazioni sacre e belle per la gloria di Dio e la santificazione del popolo, sono fondamentali per favorire la confidenza con Lui, quella intimità divina a cui anela la nostra esistenza. Anche per questo la Santa Messa, celebrata nelle lingue nazionali, non deve mai smarrire il senso del sacro e mai tradire la parola del Signore Gesù. La Santa Messa non è un'assemblea sociale per celebrare noi stessi e le nostre opere, non è una esibizione culturale, ma la memoria della morte e della risurrezione del Signore che, da secoli, la Chiesa ha sempre celebrato. (…)
Noi siamo immensamente più benedetti del profeta Isaia: lui implorava che Dio squarciasse i cieli e scendesse (cfr. Is 63,19), noi lo contempliamo in mezzo a noi. Il re Davide si domandava da dove attendersi l’aiuto (cfr. Sal 121), noi sappiamo che il nostro aiuto è nel Signore Gesù. L’intera tradizione della Chiesa insegna che Gesù di Nazareth, Signore e Cristo, è l’unico salvatore dell’uomo, e che in nessun altro c’è salvezza. Chi, al di fuori dei confini visibili del cristianesimo, giunge alla salvezza, vi giunge sempre e solo per i meriti di Cristo sulla Croce e non senza una certa mediazione della Chiesa.
Queste verità centrali della fede cristiana sono state recentemente ribadite (perché evidentemente ce n’era bisogno) da due documenti fondamentali: l’Enciclica Redemptor Hominis, del marzo 1978, di San Giovanni Paolo II e la Dichiarazione Dominus Iesus, dell’anno giubilare 2000.
Sono due documenti fondamentali del magistero della Chiesa: il primo è quello con cui ha aperto il proprio pontificato San Giovanni Paolo II, impegnando in esso tutta la credibilità propria e della Chiesa – quasi il programma del pontificato – e riassumendo quanto la Chiesa stessa ha maturato nei secoli, come coscienza di sé e del proprio compito; l’altro, emanato dall’allora Congregazione per la Dottrina della Fede, presieduta dal card. Ratzinger, con la speciale approvazione sempre di San Giovanni Paolo II, rappresenta il fondamento del dialogo ecumenico, nella verità, perché senza verità non vi può essere dialogo. (…)
La Chiesa cattolica è «il luogo dove tutte le verità si danno appuntamento», ebbe a scrivere il grande Chesterton, quasi cent’anni fa, scoprendo che la religione più antica si rivela sorprendentemente la più nuova, più nuova anche delle cosiddette religioni nuove – come protestantesimo, socialismo o spiritualismo –, perché, a differenza di esse, da duemila anni la tradizione e la verità cattoliche conservano intatta la propria validità. La risposta a tutte le domande che ogni uomo si pone si trova nel cristianesimo, la sola risposta possibile a quell’aspirazione al Vero, al Bene, al Bello, al Giusto, che abita nel cuore di ciascuno di noi, è Cristo. (…)
Abbandonato Dio, si è fatta strada la convinzione che il liberalismo morale porti a un progresso della civiltà. Invece, l’osservazione della realtà evidenzia come questo preteso progresso sia, in realtà, una decadenza morale ed antropologica, una nuova forma di paganesimo che ha desacralizzato l’uomo e le sue relazioni: si pretende perfino di stabilire chi abbia diritto a vivere, e ne fanno le spese i più fragili: l’uomo nel grembo della sua mamma, l’anziano, il disabile, ultimamente tutti gli abbandonati, convinti di essere un peso per la società, per gli amici, e perfino per la propria famiglia.
La Chiesa, visceralmente preoccupata di salvare l’uomo integrale nel suo corpo e nella sua anima, ha sempre avuto come priorità l’evangelizzazione, l’educazione tramite la scuola e la salute umana aprendo dispensari e ospedali. In questa difesa dell’uomo, della sacralità della sua vita non possiamo consentire ai poteri di questo mondo, che si esprimono come governi nazionali o sovranazionali (pensiamo all’Onu ed alle sue diramazioni; ai patti militari di difesa che poi divengono di offesa) di dettare agende utilitaristiche e disumane. Diffidiamo della nuova etica globalista promossa dall’Onu; diffidiamo dell’ideologia di genere! (…)
Perché voler cambiare la propria natura? Perché violarla manipolandola? Perché voler cambiare di sesso mutilando inutilmente un corpo creato, voluto, da Dio? Noi non dobbiamo mutilarci per realizzarci secondo il nostro sentire o le nostre tendenze, in maniera diversa da ciò che Dio ha fatto di noi. Egli ci ha creati a sua immagine e sua somiglianza, maschio e femmina ci ha creati (cfr. Gn 1, 27). Ci distruggiamo se vogliamo negare o rifiutare d’essere nati uomini e donne, decidendo di mutilare la nostra natura di uomini o di donne. Al contrario, dobbiamo entrare in una logica di accoglienza della natura, della nostra natura propria, come un regalo, come un dono gratuito del Creatore che ci rivela qualche frammento della sua infinita sapienza. (…)
L’Eucaristia è il Sacramento più vitale. È la vita della nostra vita. Il dono più prezioso che abbiamo ereditato. Ed una eredità si conserva, non può essere dissipata!
«Nella storia della liturgia c’è crescita e progresso, ma nessuna rottura. Ciò che per le generazioni anteriori era sacro, anche per noi resta sacro e grande, e non può essere improvvisamente del tutto proibito o, addirittura, giudicato dannoso. Ci fa bene a tutti conservare le ricchezze che sono cresciute nella fede e nella preghiera della Chiesa, e dare loro il giusto posto» (Benedetto XVI). Per questo, anche il fatto di progettare di cancellare definitivamente la Messa tradizionale tridentina, e cioè un rito che risale a San Gregorio Magno, una liturgia che ha 1600 anni, una Messa che ha fatto tanti Santi e che è stata celebrata da tanti Santi: San Padre Pio, San Filippo Neri, San Giovanni Maria Vianney (il Curato d’Ars), San Francesco di Sales, San Josemaria Escrivá, ecc. E tornando indietro fino a Papa Gregorio Magno (590-604) e anche fino a Papa San Damaso (366-384). Questo progetto, se è reale, mi sembra un insulto alla storia della Chiesa e alla Santa Tradizione, un progetto diabolico che vorrebbe rompere con la Chiesa di Cristo, degli Apostoli e dei Santi.
Papa Benedetto XVI ci fa ricordare che «il Concilio Vaticano I non ha per nulla definito il Papa come monarca assoluto, ma, al contrario, come garante dell’obbedienza nei confronti della Parola tramandata: la sua autorità è legata alla tradizione della fede: ciò vale proprio anche nell’ambito della Liturgia. Essa non viene ‘fatta’ da un apparato burocratico. Anche il Papa può essere solo umile Servitore del suo giusto sviluppo e della sua permanente integrità e identità... L'autorità del Papa non è illimitata; essa è al servizio della Sacra Tradizione».
Sarah: «Il mondo muore perché manca di adoratori»
«La perdita del valore religioso dell'inginocchiarsi e del senso dell’adorazione di Dio è la fonte di tutti gli incendi e le crisi che stanno scuotendo il mondo e la Chiesa». Dall’intervento – che qui pubblichiamo integralmente – del cardinale Robert Sarah alla presentazione, organizzata dalla Bussola, del suo libro Dio esiste?