Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
JIHAD

Hamas, braccio palestinese dei Fratelli Musulmani

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Sbalorditi dalla violenza dell'attacco di Hamas a Israele, si dimentica la matrice ideologica fondamentalista islamica del movimento armato palestinese che controlla Gaza. Un breve excursus storico sulle sue origini e progetti per il futuro. 

Esteri 09_10_2023 English Español
Cattura di un ostaggio israeliano

La guerra improvvisamente scatenata da Hamas contro Israele, inizia esattamente cinquant’anni dopo l’attacco arabo dello Yom Kippur, del 6 ottobre 1973. L'aggressione in un Paese addormentato in un sabato di festa, il fallimento dei servizi segreti, le gravi perdite degli israeliani, l’inaspettata preparazione  dei suoi nemici la ricordano. Ma i paralleli finiscono qui. Perché quello a cui assistiamo, negli ultimi due giorni, non è un conflitto convenzionale fra eserciti regolari. È un’operazione a cavallo fra un'offensiva militare e un’azione terroristica, una “scorreria” tipica dei popoli del deserto e riportata in vita nei tempi moderni.

Abbiamo visto scenari simili anche a Mumbai nel 2008 e più vicino a noi, nel tempo e nello spazio, anche a Parigi nel 2015. Gli attaccanti agiscono in piccole cellule fra loro coordinate, appoggiate da unità già all’interno del territorio nemico, colpiscono obiettivi civili indifesi, uccidono indiscriminatamente, catturano ostaggi (il loro vero “bottino”). Le massicce salve di razzi, la caratteristica di tutti i precedenti attacchi di Hamas, stavolta sono servite solo come diversivo. L'operazione vera e propria è avvenuta con l’infiltrazione di gruppi di terroristi nei centri abitati, compresa la città di Sderot.

L’aspetto più atroce di questo tipo di azioni, oltre al trauma di chi le subisce in prima persona, è l’ostentazione della crudeltà. Le immagini dei civili uccisi, dei feriti, del sangue, dei cadaveri portati a Gaza come trofei, delle case penetrate e devastate, diventano “virali” sono fatte circolare in rete, sono montate ad arte, anche con la musica in certi casi. Deve servire per galvanizzare la propria base ideologica e al tempo stesso terrorizzare l’avversario. La popolazione colpita, soprattutto, sente di poter fare una fine atroce anche restando in casa propria e perde ogni senso di sicurezza.

Al Qaeda e poi l’Isis, ci avevano abituati a questo tipo di spettacolo crudele, prima di sparire dai nostri radar. Hamas coglie alla sprovvista il pubblico occidentale più distratto, perché nessuno associava il partito islamista palestinese, padrone incontrastato di Gaza dal 2007, alla violenza tipica dei jihadisti. Ma la matrice ideologica di Hamas è la stessa di quella di Al Qaeda e dunque anche dell’Isis, scheggia impazzita del movimento di Al Zawahiri e Bin Laden. La matrice comune è quella dei Fratelli Musulmani (di cui l’ideologo Al Zawahiri era un esponente). E l’ideologia jihadista, anche quella di Hamas, non solo giustifica ma addirittura richiede l’uccisione dei civili nemici di religione. Colpisce gli ebrei in quanto tali, senza distinguere fra militari e non.

Che Hamas sia il braccio palestinese dei Fratelli Musulmani è specificato nel suo stesso statuto del 1988. Nell’articolo 2 leggiamo: “Il Movimento di Resistenza Islamico è una delle branche dei Fratelli Musulmani in Palestina. Il movimento dei Fratelli Musulmani è un’organizzazione mondiale, uno dei più grandi movimenti islamici dell’era moderna. È caratterizzato dalla profonda comprensione, da nozioni precise, e da una totale padronanza di tutti i concetti islamici in tutti i settori della vita: nelle visioni e nelle credenze, in politica e in economia, nell’educazione e nella società, nel diritto e nella legge, nell’apologetica e nella dottrina, nella comunicazione e nell’arte, nelle cose visibili e in quelle invisibili, e comunque in ogni altra sfera della vita”.

Nel suo preambolo è contenuta una citazione di Hassan al Banna, fondatore egiziano della Fratellanza: “Israele sarà stabilito, e rimarrà in esistenza finché l’islam non lo ponga nel nulla, così come ha posto nel nulla altri che furono prima di lui”. Oltre a questo invito a distruggere lo Stato israeliano, troviamo nello stesso statuto anche quello a uccidere gli ebrei. L’articolo 7, sulla Universalità del Movimento di Resistenza Islamico, è diventato tristemente celebre: “… il Movimento di Resistenza Islamico ha sempre cercato di corrispondere alle promesse di Allah, senza chiedersi quanto tempo ci sarebbe voluto. Il Profeta – le preghiere e la pace di Allah siano con Lui – dichiarò: ‘L’Ultimo Giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno, e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra o l’albero diranno: O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e uccidilo’”.

Formatosi nella Prima Intifadah, anche come opposizione interna alla leadership di Arafat, Hamas si è distinto per le sue azioni terroristiche negli anni Novanta, quando si opponeva al processo di pace iniziato con gli accordi di Oslo del 1993. Infatti, Hamas non ha mai accettato alcun piano di pace, né alcuna proposta di partizione per due popoli in due Stati, perché ritiene la Palestina indivisibile per diritto divino: “Il Movimento di Resistenza Islamico crede che la terra di Palestina sia un sacro deposito (waqf), terra islamica affidata alle generazioni dell’islam fino al giorno della resurrezione – leggiamo ancora nello statuto, articolo 11 - Non è accettabile rinunciare ad alcuna parte di essa. Nessuno Stato arabo, né tutti gli Stati arabi nel loro insieme, nessun re o presidente, né tutti i re e presidenti messi insieme, nessuna organizzazione, né tutte le organizzazioni palestinesi o arabe unite hanno il diritto di disporre o di cedere anche un singolo pezzo di essa, perché la Palestina è terra islamica affidata alle generazioni dell’islam sino al giorno del giudizio”.

Proprio per la sua intransigenza, Hamas è cresciuto nel corso della Seconda Intifadah (2000-2005) con azioni di terrorismo suicida e soprattutto numerosi attacchi con razzi e mortai contro gli insediamenti ebraici nella Striscia di Gaza. Quando il premier Ariel Sharon decise il ritiro unilaterale di tutti gli ebrei dalla Striscia, Hamas divenne la forza dominante nella regione. Nel 2006, con una prima incursione in territorio israeliano, rapì il caporale Gilad Shalit, rilasciato solo dopo cinque anni di negoziati in cambio di un migliaio di prigionieri. Sempre nel 2006 iniziò una vera e propria guerra civile palestinese, con l’insurrezione di Hamas contro il regime di Abu Mazen, successore di Arafat, retto dal partito “laico” Fatah. Hamas aveva vinto le elezioni, ottenendo la maggioranza assoluta nel territorio di Gaza. Ma Fatah non accettò mai l'esito e dopo un anno di falliti tentativi di compromesso per la spartizione del potere, scoppiò una guerra interna che provocò circa 600 morti. Nel 2007 il conflitto venne vinto da Hamas con la presa del potere a Gaza. Dai tempi del rapimento di Shalit e ancor più dopo la presa del potere di Hamas, la città e il territorio della Striscia sono sottoposti a embargo da Israele. Hamas lo ha trasformato in un emirato islamico sotto il proprio controllo assoluto.

La sopravvivenza di questo emirato, nonostante l’embargo, dipende da appoggi internazionali che sono cambiati nel tempo. Essendo parte dei Fratelli Musulmani, anche Hamas ha ricevuto aiuti da Turchia (celebre il caso della nave Mavi Marmara che provò a violare il blocco nel 2010), Qatar e dalla rete delle moschee legate al movimento in tutto il mondo, ma al tempo stesso anche da Assad in Siria, per comune inimicizia contro Israele. Nel 2011, con l’arrivo al potere del presidente Morsi, in Egitto, il movimento palestinese ebbe una sponda importante nel Cairo, almeno fino al golpe di Al Sisi, nel 2013. Il nuovo alleato è comunque sempre più l’Iran. Una stima di intelligence degli aiuti forniti da Teheran parla di 6 milioni di dollari al mese, cresciuti a 30 milioni al mese negli ultimi anni. I razzi di ultima generazione, soprattutto quelli a lungo raggio, sono tutti di fabbricazione iraniana. E probabilmente iraniani sono anche i consiglieri militari che hanno addestrato i gruppi di fuoco di Hamas per questa ultima grande incursione. L’Iran è una repubblica rivoluzionaria sciita. Hamas, come tutti i Fratelli Musulmani, è sunnita. Ma per l’odio contro Israele si può chiudere un occhio.