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documento finale

Guerra in Ucraina: al G20 silenzio sulle trattative

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Giri di parole al summit in India per condannare le violazioni dell’integrità territoriale degli Stati senza citare l’invasione russa. E sparisce ogni accenno alle possibili vie d'uscita.

Esteri 11_09_2023

Il livello del dibattito internazionale sul conflitto in Ucraina è ben rappresentato dal summit del G20 in India dove ci si è arrampicati sugli specchi degli artifizi lessicali per condannare le violazioni dell’integrità territoriale degli Stati senza citare l’invasione russa dell’Ucraina.

«Tutti gli Stati devono astenersi dalla minaccia o dall’uso della forza per perseguire l’acquisizione di territori contro l’integrità territoriale e la sovranità o l’indipendenza politica di qualsiasi Stato». Parole che hanno fatto infuriare Kiev perché troppo indefinite e quindi considerate morbide nei confronti della Russia, che richiamano solo indirettamente l’invasione russa dell’Ucraina ma anche l’occupazione militare statunitense di alcune regioni della Siria.

Nel complesso tanta “aria fritta” in un documento finale del vertice del G20 a cui ne Vladimir Putin ne Xi Jinping hanno preso parte, quasi a volerne sottolineare lo scarso peso e la concreta inconsistenza. Del resto la notizia più rilevante degli ultimi giorni circa il conflitto in atto in Ucraina non è rappresentata dall’inconsistenza del documento finale del G20 né dalla disponibilità degli Stati Uniti a fornire all’Ucraina anche missili balistici ATACMS in grado di colpire obiettivi a 300 chilometri di distanza e neppure dai modesti mutamenti sui campi di battaglia, che vedono gli ucraini avanzare di qualche centinaio di metri nel sud senza riuscire a dare slancio alla loro controffensiva e i russi guadagnare terreno più a nord a Marynka e Kupyansk.

La vera notizia è che è scomparsa di ogni dichiarazione o iniziativa tesa a sviluppare una trattativa per la conclusione delle ostilità. Certo nessuno dei due belligeranti sembra disposto a concedere nulla. I russi hanno addirittura esteso le elezioni amministrative regionali ai quattro territori ucraini annessi e sembrano aspettare il logoramento militare dell’Ucraina ed economico dell’Europa.

Sul piano militare anche il capo di Stato maggiore americano, generale Mark Milley, in un'intervista all'emittente televisiva britannica Bbc ha ammesso che la controffensiva di Kiev iniziata il 4 giugno in tre mesi ha progredito «più lentamente rispetto alle previsioni» sostenendo ottimisticamente che «c'è ancora un ragionevole lasso di tempo per combattere, probabilmente dai 30 ai 45 giorni» poiché durante l'autunno «sarà molto più difficile condurre le manovre, e poi arriverà l'inverno profondo».

Valutazioni di buon senso cui però si dovrebbe aggiungere che le spaventose perdite in truppe e mezzi subite dall’Ucraina per riconquistare appena 200 chilometri quadrati di territorio (20 kmq in più della superficie del comune di Milano) potrebbero avere un impatto molto forte sulle operazioni militari e sulla tenuta sociale della nazione, soprattutto se saranno nei prossimi mesi i russi ad assumere l’iniziativa dal momento che l’intelligence militare ucraina ha reso noto che Mosca schiera in Ucraina e Crimea ben 420 mila militari.

Il 5 settembre il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu ha sottolineato che le forze ucraine non hanno raggiunto nessuno dei loro obiettivi in tre mesi di controffensiva riferendo che il nemico ha perso 66.000 uomini e 7.600 pezzi di equipaggiamento dall’inizio della cosiddetta offensiva”.

Il tema dei caduti resta cruciale anche per la tenuta del fronte interno in Ucraina dove alle perdite elevatissime si uniscono le difficoltà di reclutamento evidenziate dalla richiesta ai Paesi europei di rimandare in Ucraina gli uomini in età di arruolamento che sono espatriati o dalle tante manifestazioni dei famigliari di militari che in tutte le città ucraine chiedono notizie dei loro cari dispersi.

Il numero dei caduti dall’inizio della guerra resta un segreto gelosamente custodito da entrambi i belligeranti ma la scorsa settimana alcuni canali Telegram militari russi hanno evidenziato un video dell’operatore di telefonia mobile ucraino Kyivstar che, chiedendo una donazione a favore delle forze armate, esortava a mandare un messaggio a un militare evidenziando che «400 mila eroi non risponderanno mai più al telefono».

Il video è poi stato rimosso, come accadde quasi un anno or sono quando il presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen mise in rete un video in cui riferiva di oltre 100 mila militari ucraini uccisi in guerra. Video che in seguito alle dure reazioni di Kiev venne ritirato, amputato del brano imbarazzante e nuovamente messo on-line. Il canale Telegram ucraino Wartears attribuisce a Kiev circa 250 mila caduti mentre secondo il ministero della Difesa ucraino i caduti russi sarebbero già quasi 270 mila.

L’impressione che Mosca non abbia fretta e punti sul logoramento dei suoi avversari e dei loro alleati (anche guardando in prospettiva alla campagna elettorale negli Stati Uniti) sembra confermata anche dalle reazioni nervose e sempre più scomposte di Kiev affidate ormai quotidianamente il consigliere presidenziale Mykhailo Podolyak.

Ieri ha commentato il documento finale del G20 dicendo: «Basta con l'accontentare i mostri, basta flirtare con i maniaci e con i ridicoli incoraggiamenti alla Russia perché continui la guerra. Basta pensare sia possibile e importante negoziare con la Russia. Bisogna invece prendere decisioni sulla Russia: isolamento geopolitico, status da terrorista, sospensione dalle organizzazioni internazionali, mandati d'arresto contro alti funzionari. E, la cosa più importante, sconfitta in guerra seguita da una trasformazione interna».

Podolyak del resto se l’era presa nei giorni scorsi con le Nazioni Unite accusandole di essere filorusse poiché negoziano con i russi un nuovo accordo sul grano che tenga conto anche celle condizioni poste da Mosca. Per Podolyak anche Papa Francesco è filorusso e putiniano e per questo non può mediare una trattativa di pace.

«Non ha senso parlare di un mediatore chiamato Papa se lui assume una posizione filo-russa abbastanza ovvia a tutti», ha affermato Podolyak all'emittente Ucraina 24. «Il Vaticano non può avere alcuna funzione di mediazione perché sarà una funzione che inganna l'Ucraina e la giustizia». Il Papa il 25 agosto, in videocollegamento a un incontro della gioventù cattolica russa, ha esortato i giovani a «non dimenticare di essere eredi della Russia, un grande Paese, della sua storia, dei suoi santi e di grandi figure culturali». Evidentemente parole inaccettabili per il consigliere di Zelensky.

 



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