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CONTROLLO DELLE NASCITE

Gli afroamericani denunciano l’ente per la contraccezione

Un nuovo rapporto mette a nudo il programma eugenetico, con retroterra razzista e prima ancora misantropo, che sta dietro ai gruppi promotori del controllo delle nascite. Il documento nasce dall’iniziativa di avvocati, dottori e pastori cristiani afroamericani, che chiedono l’abolizione dell’Office of Population Affairs istituito nel 1970 e responsabile di ciò che questi leader chiamano «genocidio» dei neri.

Vita e bioetica 11_02_2019

Un nuovo rapporto mette a nudo il programma eugenetico, con retroterra razzista, che sta dietro ai gruppi attivi nel campo del controllo delle nascite e quindi nella promozione di una cultura contraccettiva e abortiva. Il documento nasce dall’iniziativa di avvocati, dottori e pastori cristiani afroamericani, che chiedono al Dipartimento della salute degli Stati Uniti di abolire il suo Office of Population Affairs (OPA), cioè l’ente per (ma sarebbe meglio dire contro) la popolazione, che si occupa di finanziare i programmi di contraccezione e attraverso essi ha collaborato a quello che i promotori del rapporto chiamano «genocidio» dei neri.

Il perché lo si capisce bene leggendo la ricostruzione storica e i dati contenuti nel documento, prodotto dal Douglass Leadership Institute e dal Restoration Project, e divulgato dal Christian Post. Presentato poche ore dopo la Marcia per la Vita di Washington del 18 gennaio, il rapporto sottolinea la problematicità dei fondi stanziati attraverso il Titolo X, ossia il programma per la pianificazione familiare gestito dallo stesso OPA, diretto prioritariamente alle persone con basso reddito e attivato nel 1970 (quindi sotto la presidenza del repubblicano Nixon e sulla falsariga delle idee contraccettive del suo predecessore, il democratico Johnson), per «fornire accesso a servizi, forniture e informazioni di tipo contraccettivo».

Nel 2018 questi fondi hanno superato la cifra di 286 milioni di dollari. Una massa enorme di denaro per evitare le nascite, che si sarebbe invece potuta impiegare per sostenere la maternità: il punto è proprio che questa seconda opzione, quella per la vita, è in contrasto con il pensiero di chi ha architettato il Titolo X, diretto in breve a ridurre i poveri riducendone le nascite. Equazione peraltro economicamente falsa, purtroppo sostenuta dal gotha globalista, da Gates a Macron, fino alle agenzie dell’Onu.

«La realtà che molti politici non vogliono affrontare è che i metodi contraccettivi più efficaci nell’impedire la gravidanza - e quindi spinti aggressivamente da molte cliniche finanziate tramite il Titolo X - aumentano il rischio delle donne di contrarre pericolose malattie sessualmente trasmissibili e perfino fatali e di affrontare problemi di fecondità a lungo termine», si legge nel rapporto, che prosegue spiegando come l’OPA privilegi politiche di riduzione dei tassi di natalità tra i poveri e le minoranze anziché politiche per la salute delle donne. Questo succede mentre gli Stati Uniti sperimentano un generale declino nella fecondità, su cui si sofferma anche un’interessante analisi pubblicata dal Friday Fax e rivelatrice dei problemi socio-economici legati alla diminuzione delle nascite. Tale declino colpisce appunto tutti, dai bianchi ai neri, dagli ispanici ai nativi americani - a conferma che c’è un complessivo mutamento di mentalità riguardo all’accoglienza della vita - ma in alcune minoranze risulta più accentuato.

Il rapporto critica in particolare l’insistenza dell’OPA sulla contraccezione reversibile a lunga durata (LARC, nell’acronimo inglese), che include il famigerato Depo Provera, i contraccettivi intrauterini e gli impianti sottocutanei. «L’uso della LARC e la sterilizzazione permanente sono fortemente incoraggiati sia dal Medicaid [un programma sanitario federale rivolto alle persone povere, ndr] sia dall’OPA attraverso misure di ‘qualità’ che sembrano apparentemente innocue». Questa presunta qualità è misurata «esclusivamente sulla base dell’evitare la gravidanza, senza riguardo agli effetti collaterali negativi, alla prevenzione delle malattie o al danno del sistema riproduttivo».

Il fine non è quindi la salute ma solo il controllo delle nascite. Le nascite inferiori che ne derivano, e che sono già sotto il livello minimo per garantire il ricambio generazionale, si accompagnano a livelli record di malattie sessualmente trasmissibili (a dispetto della diffusissima contraccezione, mitizzata anche sotto questo aspetto) nella popolazione generale «ma questi tassi sono in particolare peggiori tra le persone a basso reddito e le minoranze», presso cui è attivissima la propaganda di potenti organizzazioni, come la Planned Parenthood, il cui business si basa innanzitutto su contraccezione e aborto.

Il rapporto ricorda al riguardo che «è impossibile comprendere la creazione e l’attuazione dell’OPA e del Titolo X senza comprendere il movimento eugenetico in America», che sulla scorta del pensiero folle dell’inglese Francis Galton (teorizzatore e coniatore del termine «eugenetica») arriva fino a Margaret Sanger (1879-1966), pioniera (ahinoi) del movimento per il controllo delle nascite e fondatrice di ciò che è oggi la Planned Parenthood: era proprio la Sanger che invocava la sterilizzazione delle «razze inferiori», a riprova che alla base di questi gruppi c’è un sentimento razzista e prima ancora misantropo.

Ora, sebbene il Titolo X escluda il finanziamento diretto delle organizzazioni che praticano l’aborto come metodo di pianificazione familiare, è evidente che queste stesse organizzazioni ricevano comunque ognuna una parte cospicua dei summenzionati 286 milioni di dollari, portando avanti programmi contraccettivi. Soffermandosi sulla Planned Parenthood (che attraverso i vari canali federali, dal Titolo X al Medicaid, ha ricevuto secondo l’ultimo suo bilancio oltre 543 milioni di dollari), il rapporto spiega che «essa pratica aborti nelle stesse strutture che ricevono i fondi del Titolo X per i servizi di pianificazione familiare». Usando un’efficace metafora: «Qualcuno che paga l’affitto di un salone per massaggi che è anche un bordello non può ragionevolmente dire che non sta finanziando la prostituzione».

Il pastore battista Dean Nelson ha spiegato al Christian Post che si dovrebbe «abolire l’OPA a causa delle sue radici eugenetiche e perché nella comunità nera siamo sotto il livello di sostituzione. È come se stesse passando la visione di Margaret Sanger». Nelson ha detto pure di aver deciso di produrre il rapporto dopo che un’associazione pro vita da lui diretta, la Human Coalition, si è vista negare i fondi del Titolo X. Simile l’ispirazione per Catherine Davies, direttrice del Restoration Project, che ha detto al Christian Post di essersi sentita coinvolta nella vicenda dopo che una sua nipote di 30 anni ha patito tre infarti per le complicazioni conseguenti ai metodi per il controllo delle nascite: «Questo mi ha infiammato per dire che dobbiamo fare qualcosa per affermare che questa assurdità del controllo delle nascite sta danneggiando le donne, non aiutando le donne».

È ancora la Davies a spiegare che quanto sta succedendo alla comunità afroamericana - 19 milioni di bambini abortiti dalla Roe contro Wade (1973), più di un terzo di tutti gli aborti negli Usa (a fronte di una popolazione nera che rappresenta circa il 12-13% della popolazione complessiva) - si può classificare come genocidio sotto il Proxmire Act, che «al punto numero 5 nella definizione di genocidio» include il «prendere misure per evitare nascite all’interno di un gruppo. Questo è ciò che sentiamo abbia fatto la Planned Parenthood». A promuovere il rapporto c’è anche Alveda King, nipote di Martin Luther King, che come gli altri leader afroamericani già citati è ottimista sul fatto che Donald Trump (il quale ha subito reintrodotto e ampliato la cosiddetta Mexico City Policy proprio per limitare i finanziamenti a colossi come la Planned Parenthood) possa contribuire a cambiare questa situazione.

Il presidente americano, nel suo videomessaggio ai partecipanti della Marcia per la Vita, in cui ha detto che «ogni bambino è un dono sacro di Dio», ha affrontato pure il tema del Titolo X, richiamando la nuova proposta dei repubblicani di impedire che i fondi pubblici a esso collegati vadano a cliniche che praticano aborti. Già sarebbe un buon passo nel verso giusto, ma è chiaro che è tempo che si ponga la questione in tutta la sua interezza, sradicando gli stessi programmi contraccettivi che sono alla base del Titolo X e di altri simili pacchetti normativi. Negli Usa e nel mondo.