Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
IL RAZZISMO MASCHERATO

Più natalità genera povertà? Gates si smentisce da sé

La povertà aumenta perché «nascono più bambini nei luoghi poveri. Ma la ragione per cui abbiamo avviato la nostra fondazione è che le tendenze attuali non devono continuare», ha spiegato Bill Gates. Anche Macron gli ha dato corda, ma i dati della stessa fondazione dicono l'opposto: nella giovane Africa la povertà diminuisce, mentre nella vecchia Europa aumenta. Ecco i cortocircuiti di un filantropismo senza Dio.

Vita e bioetica 22_10_2018

Eliminare la povertà eliminando la nascita dei bambini poveri continua a essere la ragione di vita, per dirla con un paradosso, della Fondazione Gates. Gli stessi coniugi Bill e Melinda lo scrivono a chiare lettere nell’introduzione all’ultimo rapporto annuale (Goalkeepers Report) della loro fondazione: «Nascono più bambini nei luoghi in cui è più difficile condurre una vita sana e produttiva. Se continuano le attuali tendenze, il numero delle persone povere nel mondo smetterà di diminuire, e potrebbe perfino iniziare a crescere. Ma la ragione per cui abbiamo avviato la nostra fondazione è che le tendenze attuali non devono continuare».

Non devono continuare: l’imperativo rende bene l’idea di come il controllo delle nascite sia una realtà calata dall’alto, dove «l’alto» è la plutocrazia mondiale (basti vedere quali e quanti legami ha la Fondazione Gates) che si presenta come filantropa e come tale viene rappresentata dal grande circuito mediatico, influenzando il nostro modo di pensare. La visione antinatalista di Bill e Melinda Gates, che prende di mira soprattutto l’Africa subsahariana, è in perfetta sintonia con le politiche dell’Onu e ad esse si richiama esplicitamente: il primo dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, definiti dalle Nazioni Unite e da conseguire entro il 2030, è proprio l’eliminazione della povertà. Sì, ma come? Con il quinto obiettivo («parità di genere») l’Onu si propone nello specifico di garantire l’accesso universale ai servizi per «la salute sessuale e riproduttiva», che nel sofisticato linguaggio mondialista include sempre l’aborto e la contraccezione (compreso il famigerato Depo Provera).

Chi non abbraccia questa cultura, che nei decenni ha prodotto perfino sterilizzazioni forzate, è secondo questi «filantropi» un ignorante da disprezzare. Vedi per esempio le parole del presidente francese Emmanuel Macron, che all’evento di lancio del rapporto della Fondazione Gates ha detto che il tasso di natalità dell’Africa sarebbe frutto di una «fertilità non scelta» e di una mancanza di istruzione. «Io dico sempre: “Presentami la donna che ha deciso, essendo perfettamente istruita, di avere sette, otto o nove figli”» (qui la risposta per le rime di alcune mamme).

Al di là dell’argomentazione razzista, che stranamente non viene denunciata dai media liberal che esaltano Macron, va notato che non c’è nessuna correlazione tra crescita della povertà e crescita della popolazione: semmai le cose stanno all’opposto, visto che la crisi economica vissuta dall’Italia e da altri Paesi occidentali ha tra le sue principali origini la crisi demografica, causata a sua volta dalla mentalità antinatalista che ha invaso le nostre società soprattutto dopo il bombardamento culturale degli anni Sessanta. Gates e compagni lo dovrebbero capire dalle stesse proiezioni del loro rapporto, secondo cui in due dei più grandi Paesi ad alto tasso di natalità (la Nigeria e la Repubblica Democratica del Congo) il numero dei poveri aumenterà entro il 2050 in termini assoluti ma diminuirà - sensibilmente - in termini percentuali (rispettivamente -7% e -26% nei due Paesi considerati). Come smentirsi da soli.

Probabilmente, aggiungiamo, gli africani poveri diminuirebbero sensibilmente anche in termini assoluti se le élite occidentali smettessero innanzitutto di favorire l’emigrazione irregolare dei più giovani, accogliendo così gli appelli dei vescovi africani a rimanere per favorire lo sviluppo del continente. Proprio sui giovani il Goalkeepers Report cade in un’altra contraddizione. Da un lato si afferma di puntare sui giovani «sani, istruiti e produttivi» (cioè le uniche categorie ammesse dalla cultura materialista che ha escluso Dio dall’orizzonte), dall’altro si vogliono controllare le nascite. Ma è appunto il controllo delle nascite, pur non escludendo altri fattori (come la maggiore vita media legata al maggior benessere), a influire pesantemente sull’invecchiamento della popolazione, ostacolando il ricambio generazionale.

Dice ancora il rapporto: «L’Africa è un continente giovane. Quasi il 60% degli africani hanno meno di 25 anni. Confronta ciò con il 27% degli europei». La domanda sorge spontanea: dovremmo esportare in Africa la stessa crisi demografica dell’Europa? Così, ribadiamo, nemmeno si produrrà sviluppo ma aumenteranno le distanze tra poveri e ricchi.
È questo il cortocircuito in cui si finisce quando viene rinnegato Cristo (e, con Lui, le virtù teologali della fede, della speranza e della carità), dimenticando che nasciamo e siamo stati creati per l’eternità. Lo ricordava bene un santo di freschissima canonizzazione, Paolo VI, nell’omelia fatta a Manila il 29 novembre 1970: «Dico a voi, Poveri: ricordatevi che avete un Amico supremo, quel Cristo che vi ha proclamati beati, come destinatari privilegiati del suo regno, e che ha personificato in voi Se stesso per piegare verso di voi ogni persona buona, ogni cuore grande, ogni uomo che vuol salvare se stesso cercando in voi il Cristo Salvatore. Sì, cercate di sollevarvi, ne avete diritto e dovere; esigete l’aiuto da una società che vuol chiamarsi civile; ma non maledite né la vostra sorte, né gli uomini insensibili, sapendovi ricchi dei valori della pazienza cristiana e del dolore redentore».

San Paolo VI proseguiva così, rivolgendosi ai ricchi: «Dico finalmente a voi ricchi: ricordate quanto Cristo fu severo a vostro riguardo, quando vi vide soddisfatti, inerti, egoisti, e quanto invece Egli fu sensibile e grato, quando vi incontrò provvidi e generosi, e disse che nemmeno un bicchiere d’acqua fresca, dato con animo cristiano, rimarrà senza ricompensa. Forse è venuta l’ora vostra, per aprire gli occhi ed i cuori a nuove e grandi visioni, che non siano intitolate alle lotte d’interesse, dell’odio e della violenza, ma all’insegna della carità sollecita e generosa, e del vero progresso. Tutto questo fa parte del messaggio della fede cattolica, Figli e Fratelli carissimi, ch’io sono obbligato e lieto d’annunciare qui, nel nome di Gesù Cristo, nostro Signore e nostro Salvatore».