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L’ESPERIMENTO

Generazione senza genitore? È l’Io che vuole farsi Dio

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Il giapponese Katsuhiko Hayashi ha condotto un esperimento in cui avrebbe fatto nascere dei topi senza l’intervento genetico della femmina, pur necessaria per la gravidanza. Un’idea - la generazione senza un genitore - nel solco del processo rivoluzionario sulla sessualità e che si oppone direttamente a Dio.

Vita e bioetica 12_04_2023

Padre certo, madre inesistente, o quasi. Katsuhiko Hayashi, professore presso il Dipartimento di Medicina e Biologia delle Cellule Staminali della Kyushu University in Giappone, ha fatto nascere dei topolini senza bisogno dell’intervento, almeno a livello genetico, di un topo femmina. L’esperimento non è stato ancora pubblicato e, quindi, non si ha certezza sulla procedura, né sugli esiti. Ma se tutto è andato come raccontano i media, il processo è stato il seguente: si sono prese cellule cutanee di topo e si sono convertite in ovocellule.

Queste ultime sono state poi fecondate da spermatozoi di topo in un utero di topo femmina la quale, infine, ha portato a termine la gravidanza di alcuni topolini maschi, morti prematuramente, e di altri di sesso femminile. In buona sostanza, se quanto emerso corrisponde a verità, ci troveremmo di fronte ad un caso di filiazione senza madre, pur presente appunto in fase di gestazione. Padre e madre coinciderebbero nello stesso individuo. Teoricamente sarebbe poi possibile anche una generazione senza padre.

Giandomenico Palka, professore ordinario di genetica dell’Università Gabriele d’Annunzio di Chieti-Pescara, avverte che esperimenti come questi, da una parte, comportano rischi seri per la salute della prole (vedi la morte prematura di alcuni topolini) e su altro fronte sono esperimenti inutili: “Non è certo questa una via per curare l’infertilità o altre patologie”, dichiara sul sito di ProVita & Famiglia. Vengono dunque eseguiti per due motivi: primo, perché per alcuni scienziati ciò che è tecnicamente fattibile deve essere fatto a tutti i costi, fosse anche per avere visibilità dentro e fuori l’ambiente scientifico. In secondo luogo, perché gli esperimenti sulle cavie preludono sempre a sperimentazioni sugli uomini.

Da qui la domanda che ogni lettore si sarà fatto: in futuro potremo avere figli nati senza un genitore biologico? Non si può escludere a priori. La genetica e la sperimentazione sugli embrioni si è spinta molto in là negli ultimi anni. Ma, posto che si arrivi a tanto scempio, perché le persone dovrebbero ricorrere a questo tipo di tecnica? Per più motivi.

In primis, avremmo le femministe che esulterebbero per essersi sbarazzate finalmente e in modo definitivo del maschio, persino dall’ultimo ambito in cui era necessario: la fecondazione. Rivestire anche il ruolo maschile sarebbe inoltre inebriante per tutte coloro che per una vita hanno tentato di assomigliare il più possibile all’uomo per essere davvero donne (il transessualismo è dunque debitore delle spinte progressiste del femminismo).

In secondo luogo, sarebbe un regalo per i misantropi, per i solipsisti, per tutti coloro che schifano l’umanità e per tutti quelli che non hanno “trovato la persona giusta”, perché in fondo più giusti di loro non esiste nessuno. Insomma, sarebbe la celebrazione dell’individualismo, del narcisismo estremo, della singletudine che fa rima con solitudine, del fai da te espresso all’ennesimo delirio di onnipotenza. Un figlio proprio, davvero esclusivo, da non condividere con nessuno, proiezione perfetta di sé senza interferenze genetiche di terze parti.

In terzo luogo, tale tecnica farebbe felici gli atei, coloro che volevano la morte di Dio, il Padre per eccellenza, e che si credono loro stessi dei, tanto da poter generare senza bisogno di nessun Adamo o di nessuna Eva.

La generazione senza un generante si inserisce armonicamente nel processo culturale rivoluzionario che riguarda la sessualità. Inizialmente, con la rivoluzione sessuale abbiamo avuto il sesso senza matrimonio e il sesso senza amore. Poi con la contraccezione, l’aborto e l’omosessualità, il sesso senza figli. Con la fecondazione artificiale, i figli senza sesso. Con l’utero in affitto, i figli senza gestazione. E oggi, con la tecnica messa a punto da Hayashi, i figli senza sesso e senza un genitore. Una vita senza Dio, alla fine.

L’esperimento del figlio senza genitore trova interessanti addentellati con il tema delle coppie gay. Da una parte l’omogenitorialità prevede che il ruolo del padre o della madre si sdoppi. Ma lo sdoppiarsi comporta l’eliminazione: due padri senza la madre; due madri senza il padre. Il ruolo del genitore appare quindi interscambiabile (un uomo può diventare mammo e una donna una babba) ed eliminabile. Allora l’esperimento giapponese applica nella biologia ciò che è prassi sociale nelle coppie omosex: la soppressione di una figura genitoriale. La visione della genitorialità propria del mondo arcobaleno, dunque, può preconizzare l’eliminazione della figura paterna o materna nella procreazione, cosa che in un certo qual modo già avviene con l’eterologa e la maternità surrogata.

Un figlio messo al mondo senza il contributo del maschio o della femmina è perfetta espressione della famigerata libertà negativa alla base dei cosiddetti diritti civili. Ossia, ci si pensa liberi quando ci si priva di qualcosa che si ritiene un vincolo: il matrimonio, il figlio, la gestazione, il padre o la madre. Togli tutto e rimane solo l’Io. Un Io segregato in una disperante cella esistenziale in cui si è volutamente rinchiuso da sé.