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"Euroscettici" in Italia, stampa anglofona confusa

Come ci vedono. I media anglofoni non capiscono che il voto è stato vinto dai figli "bastardi" della sinistra internazionale. Perché sia la Lega di Salvini che, soprattutto, il Movimento 5 Stelle, sono figli dell'ideologia di sinistra predicata dagli stessi giornalisti che ora gridano all'allarme populismo ed euroscetticismo.

Editoriali 09_03_2018
Luigi Di Maio

Il classico modo per dirsi provinciali è ignorare quel che avviene e si dice all’estero. Ma un altro modo per essere provinciali è quello di dar retta solo a quel che si dice all’estero, attribuendo agli osservatori stranieri poteri superiori a quelli italiani. Purtroppo, anche dopo queste elezioni del 4 marzo in Italia, gli osservatori stranieri mostrano tutti i loro limiti.

Sul Movimento 5 Stelle: l’analista politico del Washington Post, Ishaan Tharoor, il 17 novembre 2017 lo definiva un “partito che difende la giustizia sociale e ambientale, scettico sulle multinazionali e non interessato (anche se non del tutto contrario) all’impegno dell’Italia nelle alleanze militari quale la Nato. Ebbene è anche animato da una sorta di libertarismo (sic) ostile al governo”. Questo articolo risale ai giorni della visita di Luigi Di Maio negli Usa. Lo stesso Tharoor usa le classiche definizioni liberal per dipingere, invece, i partiti che compongono il centrodestra. Il 5 marzo, a risultati consolidati, scriveva che: “I partiti in testa alle urne includono neofascisti, un partito di imprevedibili euroscettici e un anziano ex primo ministro conosciuto per i suoi famigerati festini erotici”. Negli spettacoli di Crozza, forse, si trovano analisi un po’ più raffinate. Nello stesso articolo, Tharoor, ribadisce che il Movimento 5 Stelle è “una fazione anarchica che include euroscettici, libertari e progressisti”. Insomma: non ci si capisce niente.

Non è nemmeno del tutto colpa della lontananza degli osservatori americani rispetto ai fatti italiani. Sono gli italiani stessi che suggeriscono questi luoghi comuni. In un editoriale pubblicato sul New York Times, il giornalista Beppe Severgnini provava a spiegare così la natura dei pentastellati: “Una facciata di destra su fondamenta di sinistra sotto un tetto anarchico. I suoi attivisti non hanno fiducia nel governo, nell’immigrazione, nelle multinazionali e soprattutto nella scienza. La loro convinzione che i vaccini siano pericolosi per i bambini ha devastato le scuole italiane, costringendo il governo a intervenire. I loro principali valori sono: meno governo (sic!) - con referendum per qualsiasi cosa – e teorie della cospirazione”.

E’ a Trump, oltre che alla Brexit, che la stampa anglofona ha paragonato le ultime elezioni italiane. “Nelle elezioni italiane, l’avversione all’Ue avvantaggia i partiti di estrema destra e i populisti”, titolava il New York Times nel giorno dei risultati del voto italiano. Per “estrema destra” si intende, ovviamente, la Lega. Mentre i “populisti” sono i pentastellati. Nell’allarmato editoriale del New York Times leggiamo che “I risultati non sono solo la sconcertante cartina di tornasole dell’umore in Italia, ma saranno anche forieri dei futuri problemi in Europa. L’estrema destra e i populisti hanno apparentemente conquistato più del 50% dei voti in Italia, dove l’economia langue, l’immigrazione è cresciuta e molti sono sfiduciati della classe dirigente”. Anche la Bbc tende a fare di tutte le erbe un fascio e appare attenta solo alla questione europea (anche abbastanza comprensibile, rivolgendosi a un pubblico che è alle prese con la Brexit): “Gli euroscettici, i populisti del Movimento 5 Stelle sono ora il più grande partito con un terzo dei voti”. E commentando in genere l’andamento del voto, con una frase lapidaria tornano gli spettri che tormentano i media anglo-sassoni: “Benché nessun partito possa governare da solo, dati i risultati, l’aumento del sostegno ai partiti populisti è stato paragonato alla Brexit e all’elezione di Donald Trump negli Usa”.

Non è solo la sinistra che casca in questi luoghi comuni. Anche Steve Bannon (di cui abbiamo parlato in altre occasioni), ex stratega di Trump ed ex presidente del network di tabloid popolari Breitbart, spera che le elezioni in Italia diano forza ai “populismi” europei contro l’Ue. A suo dire “Due terzi degli italiani hanno votato per i partiti anti-establishment”, perché nel conteggio include anche Berlusconi, “che è stato Trump prima di Trump”. In ogni caso, la sua interpretazione è univoca: in Italia è stato un voto contro l’Ue. Bannon non può certamente essere accusato di essere un giornalista mainstream, eppure casca nello stesso luogocomunismo dei suoi colleghi liberal. Perché alla fine, pure lui, si abbevera alle stesse fonti di informazione, anche se esulta per ciò che gli altri temono.

Eppure il Movimento 5 Stelle, tutt'altro che graniticamente "euroscettico", è un movimento di sinistra, il cui programma è figlio della Green Economy di Barack Obama, è affine al movimento Occupy Wall Street, è simile all’ala più progressista dei Democratici americani, rifacendosi alle stesse dottrine economiche che negli Usa sono propugnate da Bernie Sanders, il candidato più a sinistra dello spettro politico americano. I giornalisti del New York Times e del Washington Post, che magari lo sostenevano pure, non si sono accorti che il M5S è praticamente la stessa cosa. E’ figlio delle idee che loro stessi hanno contribuito a diffondere in tutto il mondo. M5S è agli antipodi dei conservatori britannici e di Trump, a cui al massimo può essere paragonata la Lega di Salvini. E anche quest’ultima, comunque, è figlia della sinistra. E’ guidata dall’ex leader del Comunisti Padani ed è votata da elettori di sinistra, delusi dal Pd, a cui contende le stesse roccaforti storiche in Emilia Romagna e Toscana. Ha anch’essa un programma keynesiano classico, come quello adottato da Obama e ancor più da Bernie Sanders, basato sulla convinzione che la spesa pubblica possa rilanciare la crescita.

Più che ignoranza o attaccamento a luoghi comuni, la stampa internazionale mainstream si aggrappa alle sue convinzioni. E’ convinta, prima di tutto, che il progresso tenda all’unificazione dell’Europa in un unico Stato e che i partiti di sinistra democratica (in Italia, dunque, il Pd) siano gli unici legittimi promotori del grandioso movimento di centralizzazione. Dopodiché bolla come reazionario e populista tutto ciò che si oppone a questo corso della storia. La sinistra che anima la penna dei giornalisti nei grandi media si rifiuta di riconoscere come propri figli “bastardi” tutti coloro che non obbediscono alla sua logica. E se il Pd dovesse allearsi con il M5S? E’ pronto il contrordine per i compagni?