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ANTISEMITI VERI E PRESUNTI

Destra per Israele, Orban e Le Pen ribaltano i luoghi comuni

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Nella manifestazione in Francia contro l'antisemitismo, la destra di Marine Le Pen era presente. La sinistra di Mélenchon no: solidarizza con Hamas. Lo stesso accade in Ungheria, dove è Orban il leader più favorevole a Israele.

Esteri 14_11_2023
Marine Le Pen alla marcia contro l'antisemitismo a Parigi

C’è ancora sconcerto in Europa perché Marine Le Pen e Viktor Orban "i due peggiori e pericolosi antisemiti della recente storia europea", così descritti dalla vulgata politicamente corretta dell’ultimo decennio diffusa dal grande fratello in tutto l’occidente, si sono dimostrati, alla prova dei fatti di questi giorni, tra i più solidali con il popolo israeliano e strenui difensori delle comunità ebraiche nei loro paesi.

La sinistra impegnata per almeno un decennio a bollare come fascisti e antisemiti i leader dei partiti di destra e conservatori, ora si trova assolutamente incapace sia di riconoscere le proprie menzogne, sia di denunciare le loro stesse complicità la progenie di intellettuali, politici e giovinastri che inneggiano a pogrom antiebraici, innalzando le bandiere dei tagliagole di Hamas nelle nostre città.    

Era legittimo attenderci, dalla grande stampa e mass media europei, un sussulto di buona fede, una denuncia netta e spietata contro ogni giustificazionismo e fiancheggiamento nei confronti dei macellai di Hamas, quanto meno una critica ferma e decisa contro l'ambiguità e divisione tra le forze socialiste europee, riunitesi in Spagna in questi giorni, sul massacro di Hamas e il conflitto conseguente. Nulla. Abbiamo sperato che almeno si smascherasse la menzogna di un Israele criminale di guerra, quando è invece Hamas ad aver ucciso inermi bimbi e donne, uomini e ad usare inermi palestinesi come scudi umani, anche negli asili ed ospedali.

Tuttavia i fatti della realtà, nonostante nascondimenti e censure varie, vanno complicando la narrazione ridicola fatta in questi anni di una destra e di conservatori anti semiti, a partire dalla Francia e dalla grande manifestazione civica contro l’antisemitismo di domenica, organizzata a Parigi dai presidenti della Assemblea nazionale e del Senato. Sabato scorso è dovuto intervenire, con una storica intervista su FigaroVox, Serge Klarsfeld, l'uomo che è sfuggito alla Gestapo nel 1943, ha lottato tutta la vita per smascherare gli ex nazisti e per il riconoscimento della Shoah, autore del Mémorial de la déportation des Juifs de France, pubblicato nel 1978, Gran Croce della Légion d'honneur e dell'Ordre national du Mérite, per difendere e compiacersi della annunciata partecipazione di Marine Le Pen alla manifestazione contro l’antisemitismo.

Con nettezza e sincerità Klarsfeld ha candidamente detto che tutti dovrebbero esser «felici che il Rassemblement National partecipi alla marcia contro l'antisemitismo», aggiungendo invece che «l'estrema sinistra ha sempre avuto una tradizione antisemita». L’accusa indigeribile per i padroni della narrazione omologatrice occidentale è stata ribadita domenica sul The Times of Israel, da uno dei più significativi filosofi viventi Alain Finkielkraut, nella quale ha invitato tutti a «mettere gli orologi al momento giusto. Oggi in Francia c'è un partito antisemita, è La France insoumise…di Jean-Luc Mélenchon», mentre si è detto compiaciuto e felice che Marine Le Pen ed elettori e politici del Rassemblement National partecipassero alle manifestazioni contro l'antisemitismo.

Come dargli torto? Alla manifestazione di Parigi erano presenti il Primo Ministro Elisabeth Borne, diversi leader di partito ed ex Presidenti della Repubblica, numerosi dirigenti dei partiti politici tra i più di 180 mila cittadini, tra essi c’era anche Marine Le Pen con una numerosa rappresentanza dei parlamentari del suo partito. Molti avrebbero preferito diversamente, per poter mantenere in vita il comodo mito della destra nemico assoluto. Alla marcia di domenica a Parigi e nelle altre città francesi, c’erano non solo le comunità ebraiche ed i loro rappresentanti (Crif), ma anche le comunità musulmane, come ha confermato il Presidente delle Comunità degli imam di Francia Hassen Chalhoumi

Come detto, nelle piazze francesi che manifestavano contro l’antisemitismo non c’erano le sinistre comuniste ed estremiste, in particolare quella di  Jean-Luc Mélenchon che sin dai giorni scorsi aveva immediatamente respinto l'idea di partecipare alla manifestazione unitaria, descrivendola in un post su Twitter (X), come una riunione di «amici del sostegno incondizionato al massacro di Gaza… che strumentalizzano la religione per discriminare gli altri». Domenica non ha partecipato  alla manifestazione di Parigi nemmeno il Presidente Macron, anche se la riteneva «motivo di speranza». Lo stesso Macron, lunedì 13 ha incontrato i leader di tutte le comunità religiose di Francia, per richiamare la conciliazione e l’unità del paese.

Anche Viktor Orban, e la sua Ungheria, da tempo vengono dipinti come ricettacoli e promotori dell’antisemitismo per antonomasia, sia dalla stampa autorevolmente di sinistra come Politico, sia dal filantropo dell’il-liberal totalitarismo globale George Soros  che da sempre finanzia i palestinesi e le organizzazioni di opposizione ai conservatori israeliani.  Lo scorso gennaio Tamás Róna, presidente del Consiglio rabbinico della Federazione delle comunità ebraiche in Ungheria, ha reagito con una lettera aperta all'articolo, assolutamente infondato, del Wall Street Journal che il 5 gennaio accusava il Primo Ministro Viktor Orbán di antisemitismo. Il rabbino ungherese si è detto profondamente scioccato dall'articolo, sia come rabbino capo che come ungherese, dato che negli ultimi 12 anni il governo Orban si è dimostrato molto favorevole agli ebrei.

L'Ungheria ospita la terza comunità ebraica più grande d'Europa e dal 2010, il governo ungherese ha adottato una politica di tolleranza zero nei confronti dell'antisemitismo, ha rivisto la legislazione sull'incitamento all'odio, inserendo l'insegnamento dell'Olocausto nei programmi scolastici. Il governo stanzia ingenti risorse finanziarie per le comunità ebraiche ungheresi per progetti religiosi e culturali, come la ristrutturazione delle sinagoghe e tutti i cittadini ebrei in Ungheria sono sotto la protezione del governo.

Nel maggio 2022, a Budapest, è stato presentato uno studio completo condotto dalla European Jewish Association (EJA) in collaborazione con il British Institute of Jewish Policy Research. Lo studio ha rilevato che, dopo la Danimarca, l'Ungheria è considerata il luogo più sicuro per gli ebrei tra i dodici Paesi europei osservati. Lo studio ha dato atto che negli ultimi anni gli ebrei ungheresi sono stati i meno colpiti da qualsiasi forma di antisemitismo tra i Paesi esaminati.  

Inoltre, dal 13 ottobre, il Governo di Viktor Orban ha vietato in tutto il paese le manifestazioni pro Palestina e pro Hamas, provvedimento reiterato nei giorni scorsi, che le opposizioni bramavano di organizzare come nel resto dei paesi europei. Sapete chi ha portato in tribunale la decisione di Orban per far annullare il provvedimento? L’Organizzazione ungherese per le libertà civili finanziata da George Soros che vuole invece promuovere la libera manifestazione della solidarietà ai tagliagole Hamas e stigmatizzare il presunto genocidio di Israele.

Sintonizziamo l’orologio al tempo reale, gli intolleranti e minacciosi antisemiti sono tra gli islamici fondamentalisti, tra i professori e gli allievi delle Università americane e occidentali, tra i figli e nipoti della crème intellettuale di sinistra che giustifica i massacri contro inermi israeliani e non condanna l’antisemitismo e i nuovi pogrom in Europa.