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Con i fondi per la ricerca Bruxelles finanzia l'Euro-Corano

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Spuntano i Fratelli Musulmani attorno al progetto EuQu, che rientra nel programma Eccellenza Scientifica e riceve 10 milioni dall'UE. Un decisivo passo avanti, non per l'innovazione ma per l'islam.

Attualità 16_04_2025
SERGIO OLIVERIO - imagoeconomica

È un paginone del Journal du Dimanche ad accendere un nuovo faro sulla daʿwa – l’azione di proselitismo musulmana – che sta islamizzando l’Europa.
La Commissione europea sta, infatti, finanziando la riscrittura ideologica della storia europea con il progetto European Qur’an (EuQu).
Il progetto EuQu ha ricevuto un finanziamento di 9.842.534 euro dal Consiglio Europeo della Ricerca (ERC), istituito dalla Commissione nel 2007 e integrato nel programma di ricerca e innovazione Horizon 2020. E che ha fatto rientrare il progetto nel programma Eccellenza scientifica che è, a tutti gli effetti, il più generosamente finanziato tra i circa 17.000 progetti sostenuti dal 2007.
Una vera e propria matrioska di programmi al cui interno è stato nascosto “Il Corano europeo” che ambisce a far «competere l’Europa con gli Stati Uniti nella produzione scientifica d’avanguardia».

Ma cosa c’entra la produzione scientifica con il Corano? La cosa ha attirato l’attenzione di Fabrice Leggeri, ex direttore di Frontex (2015–2022) e oggi eurodeputato del Rassemblement National, che ha presentato un’interrogazione al Parlamento di Strasburgo, denunciando i «quasi 10 milioni di euro per "Il Corano europeo", un progetto sostenuto da reti vicine ai Fratelli Musulmani!». Leggeri accusa l’UE di finanziare la «riscrittura ideologica della nostra storia», mentre sovvenziona generosamente un programma di ricerca volto a «scoprire come il Corano abbia influenzato la cultura e la religione in Europa tra il 1150 e il 1850».
Dal sito ufficiale del progetto – disponibile in inglese, francese e arabo – apprendiamo che l’ambizioso programma di ricerca, della durata di sette anni (2019-2026) – con estrema abilità tenuto ben nascosto a lungo -, si propone di studiare «il modo in cui il Libro Sacro islamico è radicato nella storia intellettuale, religiosa e culturale dell’Europa medievale e moderna».
«La nostra ricerca – si legge ancora nella presentazione del progetto – analizza come il Corano sia stato tradotto, interpretato, adattato e utilizzato da cristiani, ebrei europei, liberi pensatori, atei e musulmani europei, al fine di comprendere come il Libro Sacro abbia influenzato la cultura e la religione in Europa».

A guidare EuQu ci sono quattro ricercatori principali, affiancati da università e istituti di ricerca europei: il Centro per le scienze umane e sociali di Madrid, e le università di Nantes, Copenaghen e l’Orientale di Napoli. Ma collaborano anche una trentina di studiosi provenienti da diverse istituzioni accademiche europee.
Il soldi arrivano da un Synergy Grant, uno strumento volto a sostenere gruppi di ricerca con un alto potenziale di impatto scientifico e sinergia interna, e come si legge sul sito dell’ERC, l’unico criterio di selezione è «l’eccellenza scientifica».

Quindi l’Ue ha dirottato i fondi per la tecnologia sul Corano? E qui, sì, arriva il bello. I circa 10 milioni stanziati per EuQu, la cui tracciabilità resta oscura, come denuncia Le Journal du Dimanche, si aggiungono a un’altra dotazione ben più consistente: 7,4 miliardi di euro di fondi europei erogati alle ONG tra il 2021 e il 2023, attualmente considerati “irreperibili”. È una relazione pubblicata lunedì 7 aprile dalla Corte dei conti europea ad evidenziare numerose zone d’ombra nella gestione di tali fondi.
Fabrice Leggeri, che dovrebbe ricevere risposte alla sua interrogazione dal Parlamento entro sei settimane, si domanda, e noi insieme a lui: quali sono i criteri scientifici ed etici che hanno permesso di finanziare questo progetto con fondi europei? La Commissione ritiene accettabile che l’Unione finanzi indirettamente un’opera che pare legata all’ideologia dei Fratelli Musulmani? E quali procedure di monitoraggio, valutazione o sospensione sono previste in caso di deviazioni ideologiche contrarie ai valori dell’UE?

La riscrittura – promossa dall’Ue – della storia religiosa e culturale dell’Europa allo scopo di voler dimostrare che, tra il 1150 e il 1850, l’Europa si è sviluppata insieme all’islam, oltre che un falso finanziato con denaro pubblico, risulta un fatto grave dal momento che, grazie all’inchiesta del Journal du Dimanche e alla ricerca incrociata di Leggeri, emergono pericolose vicinanze dell progetto all’islam politico.
In particolare alla Fratellanza Musulmana – il movimento politico-religioso che ha teorizzato l’uso della violenza per imporre l’islam, e ha ispirato gruppi terroristici come Al-Qaeda e Isis. C’è, per esempio, Naima Afif che, ricercatrice del progetto da Copenaghen, è autrice di una biografia di Hassan el-Banna, fondatore dei Fratelli Musulmani.

Secondo John Tolan,  professore di Storia all’Università di Nantes, altro ricercatore che guida il progetto, la parola chiave del programma sarebbe un approccio imparziale e rigoroso al Corano, «Vogliamo dimostrare che esiste più di un modo per avvicinarsi al Corano e che anche i non musulmani possono studiarlo e discuterne». 
Parliamo di quel Tolan che, nel 2019, ha tenuto una conferenza su Il Profeta nel pensiero europeo presso l’Istituto Europeo di Scienze Umane di Parigi, ritenuto da ricercatori come Lorenzo Vidino e Sergio Altuna – entrambi dell'università George Washington – organismo legato ai Fratelli musulmani. Il professor Tolan ha anche partecipato a degli eventi organizzati dall’associazione Musulmans de France, avamposto della Fratellanza musulmana in Francia, oltre ad aver ricevuto gli onori dall’Union turco-islamique des Affaires Religieuses en France vicina a Erdoğan. 
Tolan, insieme ad Afif e a Jan Loop – terzo ricercatore del gruppo –, sta per pubblicare un libro sul “Corano europeo”, ideale seguito del suo volume Mahomet l’Européen: studio sull’immagine del Profeta nella cultura europea.

E adesso torniamo alla missione del progetto europeo, che racconta: «una volta leader indiscussa, l’Europa è rimasta indietro nella corsa alla produzione della migliore scienza d’avanguardia e ha svolto un ruolo secondario rispetto agli Stati Uniti per quanto riguarda i principali progressi tecnologici del dopoguerra». Insomma, un contributo pubblico all’islamizzazione d’Europa con un budget pensato per far vincere all’Europa la competizione scientifica con gli Usa. 

Resta viva la curiosità di scoprire come il progetto European Qur’an riuscirà a dimostrare in che modo «il Corano abbia influenzato la cultura e la religione dell’Europa medievale e moderna insieme alle conquiste scientifiche», come si legge sul sito. Anche perché, senza scomodare la letteratura scientifica e medica, la storia e la geopolitica oltre che la storiografia, ci pensano gli studi Onu a certificare il degrado e la mancanza di crescita in ogni ambito dello sviluppo umano dei Paesi arabo-islamici dalla loro nascita fino ai giorni nostri.
Per esempio, Arab Human Development Report, un rapporto indipendente sponsorizzato dal Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, dal 2000 pubblica analisi che forniscono una diagnostica a spettro completo indicando i “deficit di sviluppo”. 
rapporti annuali certificano che quasi tutti i Paesi della Lega Araba hanno la palma della non crescita – e non solo prettamente economica. 
La regione arabo-islamica ha oggi il più basso indice di libertà del mondo e «si trova al di sotto di ogni altro Paese per ciò che riguarda la libertà di espressione e la responsabilità pubblica».
È l’Onu a raccontare di Paesi islamici completamente isolati sul piano scientifico, tecnologico, industriale, agricolo, filosofico e letterario.

In compenso con il progetto European Qur’an sponsorizzato dall’Ue, l’islam fa un importantissimo passo in avanti verso una mondializzazione più compiuta. E la demolizione culturale del vecchio continente è un dato ormai acquisito.



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