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il caso nitag

Così il Governo in ostaggio si è piegato all'idolo vaccinale

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O Schillaci ha agito da solo e allora la Meloni non riesce a controllare un suo ministro oppure siamo di fronte al solito gioco delle parti per salvare la faccia. In ogni caso con la vicenda Nitag l'esecutivo ha mostrato di essere ostaggio della narrativa vaccinista che diceva di voler superare. E a farne le spese sono i danneggiati da vaccino. 
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Attualità 18_08_2025

La fallimentare conclusione della vicenda Nitag, sciolta nei giorni caldi di Ferragosto dal ministro della Salute Orazio Schillaci dopo le polemiche al veleno nei confronti di Paolo Bellavite e Eugenio Serravalle, è piombata addosso al governo in tutto il suo clamore mostrando la difficoltà dell’esecutivo.

Schillaci ha dato così corso alla sua volontà di sciogliere l’organismo consultivo in materia di vaccini perché non ha retto all’ondata di polemiche dopo la scelta dei due professionisti accusati sprezzantemente di essere no vax. Una scelta, così recita il comunicato di Schillaci, fatta perché «si ritiene necessario avviare un nuovo procedimento di nomina dei componenti del Nitag per coinvolgere tutte le categorie e gli stakeholder interessati».

Ma le parole tradiscono una difficoltà da parte del titolare della Salute di aver agito concordemente con il premier Giorgia Meloni. Infatti, subito dopo la diffusione della notizia, è stata fatto trapelare dalle parti del premier una ricostruzione che svela tutta la difficoltà dell’esecutivo nel gestire la partita. In sostanza, la Meloni sarebbe stata contrariata perché la scelta di azzerare la commissione e darla così vinta alle opposizioni non era stata concordata.

Da qualunque punto la si guardi risulta davvero difficile immaginare, però, che il premier non sapesse che cosa avrebbe fatto di lì a poco il suo ministro. Delle due l’una: o Schillaci ha agito da solo e allora la Meloni non riesce a controllare un suo ministro evidentemente espressione di una volontà che sta sopra alla politica o comunque in un Colle più alto, oppure siamo di fronte al solito gioco delle parti per cercare di tenere tutto insieme, salvando la faccia.

In entrambi i casi si tratta di un segnale di grande debolezza da parte di un esecutivo che non ha mai mostrato davvero di cambiare passo circa l’imposizione di una narrativa vaccinista della quale appare ostaggio per calcolo o per difficoltà ad essere davvero indipendente. Comunque anni luce rispetto a quanto sta facendo nelle stesse ore dall'altra parte dell'oceano la gestione Trump-Kennedy. 

Prova ne è che nei giorni precedenti l’Assunta, erano scesi in campo per disinnescare la decisione di Schillaci, i pezzi da 90 del partito. A cominciare da Lucio Malan, capo dei senatori di Fratelli d’Italia, contrario a sacrificare sull’altare i due medici, il cui ruolo nel Nitag, benché marginale, era ormai diventato quello del simbolo. Come scrivevamo alcuni giorni fa, infatti, resistere o soccombere, sarebbe stato decisivo, ma non solo per le sorti del Nitag, ma per tutto ciò che la verità sulle vaccinazioni passate e future presuppone in termini di libertà e rispetto della scienza. E Schillaci, decidendo di darla vinta alla pletora chiassosa delle virostar, dei media e degli esponenti di Pd, 5 Stelle e Forza Italia, ha mostrato che il re è nudo trascinando con sé il governo in una prova di debolezza che avrà ricadute.

Sicuramente Schillaci ha mostrato di essere al di sopra anche degli equilibri politici che reggono la maggioranza e di dover rendere conto a qualcun altro: c'è chi dice il Quirinale. A sostegno di Bellavite e Serravalle, infatti erano Lega e Fratelli d’Italia, vale a dire l’80% della forza che compone la maggioranza, ma ciò non è bastato per arginare la mala parata di un organismo che è stato cancellato solo perché le critiche ricevute sono state superiori alle ragioni per tenerlo in piedi. Questo significa che su certi temi, come la partita delle vaccinazioni con tutto ciò che trascina con sé in relazione all’indipendenza della politica dalla scienza, il Governo deve soccombere.

La commissione, infatti, era piena zeppa di personaggi dall’alto rischio di conflitto di interessi, essendo pesantemente compromessi con le case farmaceutiche, come mostrato nei giorni scorsi da La Verità e il Manifesto, ma a farne le spese sono stati gli unici due medici, o forse o due dei pochi medici, non coinvolti con interessi di sorta. Questo ha mostrato che Schillaci non è insensibile al richiamo della violenza con cui Bellavite e Serravalle, scienziati e medici di cui nessuno ha mai citato una sola riga nel merito, sono stati affondati.

A proposito, a chi continua a dire che Bellavite sia un no vax, perpetuando il calunnioso epiteto senza curarsi del fatto che è una diffamazione, consigliamo di leggere i numerosi articoli che il medico veronese ha pubblicato sul nostro giornale (li trovate QUI). Si renderebbe conto che, contrariamente a quanto si è voluto far credere, non siamo di fronte ad un no vax, ma ad un medico che si affida in scienza e coscienza alle evidenze scientifiche.

Sensibile allo strepito della grancassa mediatica dei Burioni, dei Bassetti e dei tanti altri scienziati che non si sono mai occupati di vaccini, ma sanno come influenzare l’opinione pubblica, Schillaci ha mostrato di non essere concorde con la linea del governo. E questo è un problema per la Meloni perché fatti come quello di Ferragosto, dovrebbero portare di solito alle dimissioni del titolare della Salute. Se non accadrà, è perché o la partita in fondo non è importante o perché fa comodo a tutti che sia andata così.

In ogni caso da parte dell’esecutivo, di tutto l’esecutivo non solo di Schillaci, nessuno si è precipitato a difendere i due professionisti e questo qualcosa vorrà pur dire. Se ne dovrà concludere che in materia di ingerenze dello scientismo nell’attività di Governo siamo ancora fermi all’anno zero del «non ti vaccini, ti ammali, muori e fai morire».

Del resto, che il Governo non abbia mai voluto davvero fare qualcosa per mostrare un cambio di passo, è testimoniato dal fallimento del tavolo tecnico sulle reazioni avverse da vaccino che era stato annunciato e che doveva interessare proprio dei tecnici nominati dal ministro Schillaci e che non ha mai visto la luce nonostante i proclami. Oggi sappiamo perché, ma sappiamo anche che dalle parti di Chigi non fa un gran problema.

E questo apre al secondo aspetto grave di questa partita. Con la sua decisione, Schillaci non ha solo mostrato da chi si fa dettare la linea e le nomine, ma ha anche inferto un pesante colpo ai danneggiati da vaccino, i quali speravano e sperano da quattro anni di poter essere ascoltati dallo Stato. Quei danneggiati che sono ancora ignorati dal governo e che a mala pena devono andare a chiedere a qualche parlamentare di poter essere ascoltati, puntualmente zittiti e ignorati dai media per i quali non fanno notizia.

Ma la decisione di Schillaci avrà ricadute anche sulla Commissione Bicamerale Covid, che a fatica sta conducendo le indagini sulla verità della stagione pandemista. Il passo indietro del ministro, appare come una pesante intimidazione nei confronti dell’organismo parlamentare. Con quale autorevolezza, da adesso in avanti, i commissari potranno audire liberamente e con diritto, chi è stato sbattuto fuori da una commissione governativa con lo sprezzante epiteto di no vax? Non è un mistero che Bellavite avrebbe potuto essere uno dei tanti medici che potevano essere ascoltati in commissione. Ma la decisione di Schillaci ha sostanzialmente messo un muro invalicabile quando sarà il momento di affrontare la complessa partita degli effetti della campagna vaccinale e dei numerosi effetti avversi da vaccino. E questo è un handicap che non sarà facile curare e che di fatto minerebbe la credibilità della Commissione stessa presieduta da Marco Lisei.

In ogni caso, per chi come la Bussola ha sempre dato spazio a Bellavite concedendogli lo spazio che altrove gli veniva negato, è la prova che sulla partita dell’idolo vaccinale ci sono poteri che ancora hanno l’ultima parola e che il Governo non ha la forza necessaria per scardinarli. Con buona pace delle intenzioni e degli annunci roboanti di questi mesi.



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