Dal calcio alle piazze, in Europa il Ramadan detta legge
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Partite di calcio europee interrotte al tramonto per consentire ai calciatori musulmani di mangiare dopo la giornata di digiuno, mentre in Italia si gioca anche il giorno di Pasqua. E grandi città che celebrano il Ramadan soppiantando la Quaresima.

Quando il deputato Aboubakar Soumahoro, a bordo del suo suv senza assicurazione, ha annunciato di aver presentato la proposta di legge alla Camera per il riconoscimento civile dell’Eid Al-Fitr, la “festa della rottura del digiuno” che segna la fine del mese di Ramadan, nessuno ci ha dato troppo peso. Se è vero che, almeno per ora, non sembra ci siano le condizioni perché la proposta diventi legge, è altrettanto vero che nessuno s’è troppo turbato perché una proposta del genere giaccia al Parlamento italiano.
D’altronde è proprio in queste settimane che la dolce islamizzazione d’Occidente s’impone come una realtà impossibile da ignorare.
Sono i campi di calcio d’Europa che hanno mandato in onda il Ramadan normalizzando, come mai prima, il mese sacro islamico. Quest’anno, Ramadan e Quaresima, di fatto coincidono, ma tutta l’attenzione è per il primo, mentre i quaranta giorni che separano alla Pasqua sono qualcosa di misconosciuto e trascurato di fatto. Più spesso anche di mortificato.
Dopo otto minuti dall’inizio della partita di Champions League tra Lille e Borussia Dortmund l’arbitro ha interrotto il gioco (nella foto). Perché? Per permettere ai calciatori islamici di ristorarsi: è il Ramadan! Il digiuno islamico vuole, infatti, che i musulmani neanche bevano dall’alba al tramonto. In tutta Europa, un numero crescente di leghe calcistiche sta implementando misure specifiche per consentire ai giocatori musulmani di interrompere il digiuno durante le partite serali. Uno strappo al regolamento e pure allo spettacolo della partita, l’importante è che l’islam sia protetto. E le nuove generazioni educate alla volontà di Allah.
In Belgio, è stato rivisto il regolamento per concedere la pausa durante le partite nel periodo del Ramadan e consentire ai giocatori musulmani di rompere il digiuno.
L’Inghilterra è stato il primo Paese a modificare il regolamento per il Ramadan. Se negli ultimi anni si trattava di libere concessioni del direttore di gara, quest’anno l’annuncio è stato ufficiale, in pompa magna: dal primo marzo le partite si potranno interrompere, come quelle di basket per intenderci, con una specie di time out per i calciatori musulmani. È successo nella partita tra Manchester City e Plymouth, così come tra Manchester United e Fulham. E succederà ancora.
Lo stesso ha fatto la Federazione calcistica olandese (KNVB) specificando che le brevi pause durante le partite serali per consentire ai giocatori musulmani di interrompere il digiuno siano concesse anche per un solo giocatore.
Chi quest’anno s’è voluta, invece, chiamare fuori, è la Federazione calcistica francese (FFF). Nel 2024, in seguito anche alle polemiche legate al velo a scuola, la FFF ha introdotto direttive al contrario: vietato interrompere le partite per rompere il digiuno islamico. Niente concessione per l’islam di Francia. Dopo decenni d’islamizzazione dilagante e la guerra del velo che i musulmani di Parigi hanno intrapreso, il governo procede per goffi tentativi per arginare la marea con le mani. Così, il Senato ha appena adottato un testo che rafforza, e generalizza, il divieto di riferimenti religiosi in tutti gli sport.
Il campionato di calcio italiano ancora tentenna, non ha un regolamento modificato in favore del Ramadan, ma nel frattempo, quest’anno ignorerà la Pasqua per disputare tre turni di Serie A. Della serie: la domenica della Resurrezione di Cristo si può ignorare, il Ramadan no.
Nel frattempo, gli assembramenti di massa dei musulmani sono ormai gli unici raduni pubblici che non richiedono la protezione della polizia, mentre tutte le altre forme di eventi pubblici, specie se con una connotazione cattolica, subiscono cancellazioni, revisioni, boicottaggi di diversa natura.
Accade ad esempio che in Germania si annulli il Carnevale perché i terroristi hanno fatto i nomi di potenziali obiettivi, tra cui le sfilate di Carnevale. Così, niente carnevale a Monaco e a Norimberga. Ma anche a Kempten, dove la tradizionale sfilata è stata annullata perché non c’erano abbastanza barriere in cemento e i costi delle misure alternative non erano “sostenibili”. «Ramadan invece del Carnevale: il fallimento del progetto multiculturale», ha scritto con risentita ironia la giornalista Anna Diouf.
«I segnali stradali bilingue sono un’espressione simbolica di inclusione sociale e diversità», diceva già due anni fa, Samy Charchira, il consigliere dei Verdi a Düsseldorf, quando, per la prima volta in Germania si installavano cartelli stradali in arabo come a Baghdad.
Il modello è stata Londra, che sotto la guida del suo sindaco musulmano ha segnato la via della dolce islamizzazione. Da anni, ormai, la famosa Piccadilly Circus ha inaugurato l’illuminazione del Ramadan. E che Ramadan batta Quaresima dieci a zero a Londra non è una novità. Là non si parla che del mese sacro islamico, tutti sanno di cosa si tratta e tutto è cambiato perché i musulmani si sentano a casa.
Nei grandi supermercati ci sono pubblicità che annunciano «Sei pronto per il Ramadan?»; Harrod’s sul suo sito propone cene per l’Iftar - il banchetto dopo il tramonto che spezza il digiuno -; le catene di fast food offrono sconti, e i parrucchieri stanno aperti fino a tardi per agevolare la clientela musulmana.
Nel Regno Unito l’islam è cresciuto del 44 per cento in soli dieci anni e Londra è già oggi al 18 per cento musulmana. I bambini musulmani sono più dei bambini cristiani in diverse città britanniche. Su 278.623 giovani nella seconda città più grande della Gran Bretagna, Birmingham, 97.099 si sono registrati come musulmani rispetto a 93.828 come cristiani. E l’introduzione del Ramadan come festività religiosa nazionale è sempre più dietro l’angolo.
Lo scorso anno, anche Colonia ha festeggiato per la prima volta il Ramadan. E Monaco s’è illuminata per il Ramadan, a poche settimane dall’attacco islamista.
«A Gesù oggi sarebbe impedito di parlare a Oxford», diceva già nel 2016 un super liberal di Oxford, Timothy Garton Ash. Ma già Edward Gibbon in Ascesa e caduta dell’Impero Romano ci avvertiva che se i Mori non fossero stati sconfitti a Poitiers nel 711 «oggi l’interpretazione del Corano sarebbe insegnata nelle aule di Oxford e i nostri pulpiti sarebbero calcati da chi predica la santa verità della rivelazione di Maometto».
Nel 2025, i politici di tutta Europa fanno a gara con gli auguri del Ramadan, mentre nessuno osa fare riferimenti espliciti al Natale o alla Pasqua, ma soprattutto a nostro Signore Gesù Cristo. È sempre più evidente che l’eccezione si è fatta norma.