Persecuzioni senza sosta: Ortega espropria una scuola cattolica
Ascolta la versione audio dell'articolo
Il Nicaragua ha finalizzato l'espropriazione della scuola San José, appartenente alla Congregazione delle Suore Giuseppine, avviando così una nuova ondata di persecuzioni contro i cattolici nel Paese centroamericano.

Martedì 12 agosto scorso, la copresidente nicaraguense Rosario Murillo ha finalizzato l'espropriazione della scuola San José, appartenente alla Congregazione delle Suore Giuseppine, avviando così una nuova ondata di persecuzioni contro i cattolici nel Paese centroamericano. «Abbiamo una nuova scuola. Questa è una conquista di pace, della pace che viviamo, della pace che proteggiamo, della pace che meritiamo», ha detto la moglie di Daniel Ortega durante la cerimonia di espropriazione, riportata dall'agenzia di stampa EFE.
Vaticano in silenzio, come sempre quando si tratta di regimi comunisti latinoamericani, non così l'Ufficio per gli Affari dell'Emisfero Occidentale del Dipartimento di Stato americano che ha dichiarato come l'esproprio di una scuola religiosa da parte dello Stato nicaraguense è «un'ulteriore prova che la perversità della dittatura» dei copresidenti "tiranni" Daniel Ortega e Rosario Murillo «non conosce limiti».
Nei giorni precedenti l'annuncio, funzionari della Procura Generale (PGR) e agenti della Polizia Nazionale hanno effettuato diverse visite alla scuola, facendo scattare l'allarme tra genitori, insegnanti e suore. Il sequestro delle strutture è avvenuto con l'arrivo di un'équipe del Ministero dell'Istruzione (Mined), che ha presentato il nuovo direttore e ha comunicato che le lezioni sarebbero state sospese fino a lunedì 18 agosto per una "ristrutturazione" del centro. Alle suore Giuseppine è stato ordinato di lasciare l'edificio e di consegnare le chiavi, gli archivi e il controllo amministrativo. Il nuovo direttore della scuola? Sarà da domani Ermes Morales, un militante sandinista che ha partecipato come paramilitare alla repressione del 2018.
Le minacce erano iniziate quando le suore si erano rifiutate di issare la bandiera del Fronte Sandinista, durante le celebrazioni nazionali del settembre scorso. «È stato allora che sono iniziate le minacce», ha dichiarato un dipendente alla piattaforma nicaraguense “Confidencial”. In previsione di ciò che sarebbe potuto accadere, le suore avevano liquidato il personale docente e amministrativo. Il Colegio San José è stato fondato nel 1984 come Escuela Salesiana San José e nel marzo 1985 è stato rilevato dalla Congregazione delle Hermanas Josefinas, su richiesta del sacerdote salesiano Padre Calero, che ha cercato di garantire che il lavoro educativo continuasse sotto un orientamento cristiano. La congregazione, presente in Nicaragua dal 1915, ha una lunga storia nel campo dell'istruzione e dell'assistenza sociale. Nel caso di Jinotepe, la scuola offriva istruzione prescolare, primaria e secondaria ad un totale di 600 studenti, con un approccio che combinava formazione accademica, valori religiosi e sviluppo personale. Il motto che guidava il suo lavoro era: «Presenza di Dio, autostima e amore per il prossimo».
Per decenni, le aule di San José sono state un punto di riferimento per l'istruzione di qualità a Carazo e persino il governo tirannico se ne era accorto. Infatti nel 2016, l'Assemblea nazionale controllata dai sandinisti aveva approvato all'unanimità l'assegnazione alla congregazione della medaglia d'oro, sottolineando il suo servizio al Paese. Il riconoscimento menzionava espressamente il lavoro del Colegio San José de Jinotepe, così come quello di altri centri e ospedali gestiti dalle Suore Giuseppine a Rivas, Diriamba, Managua, Masaya e Matagalpa. Il vento è cambiato da allora, da anni la bufera della tirannia si è scatenata contro la Chiesa cattolica, come abbiamo più volte illustrato su queste pagine. Tra gli espropri contro la Chiesa cattolica in campo educativo ricordiamo: nell'agosto 2023, il sequestro dell'Università centroamericana (UCA) gestita dai gesuiti; nel 2024 e nel 2025 il sequestro dei seminari, case di ritiro e conventi, tra cui il seminario San Luis Gonzaga di Matagalpa e il centro di ritiro La Cartuja, oltre alle proprietà delle diocesi di Managua, León e altre città, congelato i conti bancari di parrocchie e organizzazioni religiose e cancellato lo status giuridico di ordini come quello dei Frati Minori Francescani.
La Murillo, moglie del tiranno comunista e sandinista Daniel Ortega, durante le celebrazioni della confisca ha sostenuto che l'espropriazione è avvenuta perché in quella scuola molti sostenitori sandinisti erano stati «torturati e assassinati», durante le proteste per lezioni libere e democratiche contro il regime dittatoriale di Daniel Ortega nell'aprile 2018. Ovviamente non c’è uno straccio di prova delle torture né dell'imprigionamento di esponenti delle bande di Ortega nel collegio delle suore. La scuola è stata ribattezzata «Bismarck Martínez» dalle autorità del paese, in onore di un sandinista morto durante quelle proteste. La Chiesa cattolica è diventata uno dei principali bersagli della repressione orchestrata dallo Stato, in un clima di crescente stigmatizzazione in cui Ortega ha persino definito il clero una mafia di un altro Stato da estirpare.
Nel frattempo, la tirannia del Nicaragua sta vivendo la sua notte dei lunghi coltelli. Come in ogni regime di terrore, si moltiplicano gli arresti, ordinati da Rosario Murillo, anche tra i fedelissimi di Ortega, per un qualunque sospetto vero o presunto che sia. Chiunque può cadere sotto la ghigliottina, se questo è il timore degli stessi sandinisti ad ogni livello, figuriamoci il terrore in cui vivono i fedeli cristiani. Una parola di denuncia ferma e un accorato incoraggiamento dal Papa non guasterebbero.