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Scuola in lockdown, la verità non assolve la "Scienzah"

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Le parole di Miozzo del Cts sulla chiusura delle scuole in pandemia confermano la natura politica della misura. Ma è troppo facile lavarsi la coscienza adesso, quando chi doveva portare la "voce" della scienza rinunciò per interesse. 

Editoriali 29_12_2025

Che la chiusura delle scuole al tempo del Covid fosse una misura inutile e devastante lo si sapeva. Inutile perché era chiaro a chiunque non fosse obnubilato dall’ideologia che non c’era alcun collegamento tra il lockdown forzato degli studenti e la diffusione del virus; Devastante perché era altrettanto chiaro, lo si comprese subito dopo, che la forzata quarantena dei ragazzi alle prese con lo studio da remoto, avrebbe avuto come ricaduta una pesante compromissione della loro stabilità, dato che molti di loro svilupparono forme di ansia che dovettero essere curate psicologicamente.

Eppure, il potere, inteso come coarcevo di politica ammantata da scientismo, ci voleva convincere del contrario, che invece fosse una misura indispensabile per fermare il virus e guai a discuterla. E il fatto che oggi, a 5 anni di distanza si venga a scoprire che di quella decisione, nemmeno gli scienziati del Cts fossero convinti, anzi erano proprio contrari, aggiunge amarezza e irrazionalità ad una vicenda incresciosa di cui il Governo di allora porta ancora tutto il peso della responsabilità.

Ma questo ci deve far riflettere su una dinamica che è sotto gli occhi di tutti. Il fatto che Agostino Miozzo, coordinatore del Cts abbia dichiarato che all’epoca non era d’accordo con la decisione di confinare gli studenti in casa, è emerso nei giorni scorsi quando il presidente della Commissione Covid Marco Lisei, ha deciso di desecretare l’audizione del medico che all’epoca fu uno dei “vati” ascoltati dal Governo. E dalle sue parole si comprende chiaramente come la decisione fosse meramente politica; dunque, non avesse nessun crisma scientifico come invece ci volevano far credere.

È per questo che Alice Buonguerrieri, capogruppo di FdI in Commissione, ha commentato con durezza lo svelamento di questo “segreto di Pulcinella”: “La chiusura prolungata delle scuole, con il crudele isolamento sociale perpetrato ai danni di studenti anche molto piccoli, fu una decisione presa dal governo Conte II senza l’avallo del mondo della scienza – ha detto -. Lo conferma Agostino Miozzo, già coordinatore del Cts, nel corso dell’audizione in commissione Covid desecretata. Lo stesso Miozzo osserva, comprensibilmente, come il prezzo di quel lungo periodo di didattica a distanza sia stato pagato dai giovani italiani: si è infatti registrato, come rilevano diversi esperti, un incremento di sintomi depressivi, di dipendenze, finanche del rischio suicidario, nonché un peggioramento dello sviluppo cognitivo. Chi fece dell’Italia un laboratorio distopico ai danni di bambini e adolescenti, nascondendosi dietro il pretesto della scienza, oggi deve assumersi le responsabilità delle proprie azioni davanti agli italiani”.

Parole condivisibili, certamente, ma che ci spingono a considerare un fatto drammatico. In quei giorni, anche Miozzo e gli altri scienziati come lui, che venivano investiti dalla politica e dai media che li cercavano come oracoli, non rischiarono granché per difendere il loro convincimento a fermarsi. Troppo facile dirsi oggi contrari, e dopo 5 anni, lavarsi la coscienza. In quei giorni chi aveva autorità scientifica per parlare, avrebbe dovuto opporsi e contrastare l’impazzimento generale, che stava condannando migliaia di giovani all’inattività con pesanti ricadute sul proprio sviluppo. Ma non lo fece.

Non lo fece perché il senso dello Stato doveva avere la meglio, ma il senso dello Stato diventa cinismo se i giusti sono chiamati a stare zitti e ad accodarsi al comune sentire per portare avanti altri interessi. Va in scena il metodo “Norimberga” dell’“eseguivamo ordini”, del “non decidevo io”, quasi a scrollarsi il pesante fardello di una decisione di cui però, a conti, fatti, anche questi scienziati portano il peso.

Perché opporsi alla follia di Speranza e Brusaferro di chiudere le scuole nel nome di una falsa scienza, era compito proprio degli scienziati, che però non lo fecero per non rischiare di essere linciati e poteva contrastare con gli interessi personali. 

Si dice che il male avanza quando i giusti rinunciano a fare il bene. Anche nella partita delle scuole, che noi abbiamo sempre denunciato essere pesantemente inquinata da irrazionalità, tanti giusti hanno rinunciato a fare il bene. E cercare di ripulirsi la coscienza oggi non li mette certo oggi al riparo dato che non si fa un bel servizio alla verità.