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I FRUTTI DELLA RIVOLUZIONE

Cancellato il padre, cancellato il figlio

Il Sessantotto ha cancellato innanzitutto il padre. Come logica conseguenza anche il figlio è scomparso. Cancellato con la contraccezione, l’aborto, l’eutanasia, l’omosessualità, ma celebrato se si tratta di fecondazione artificiale. Alla base c’è sempre l’egoismo degli adulti. E una sola via per rimediare.

Editoriali 20_12_2022

È arcinoto che il Sessantotto ha decretato la morte del padre. Il primo padre a venir “decapitato” è stato quello celeste. L’accelerazione rivoluzionaria culturale di qualche decennio fa ha dunque comportato una spinta notevole verso l’ateismo. “Morto” il primo padre, sono decedute in sequenza anche tutte le altre figure paterne, ossia tutti i ruoli apicali nelle gerarchie naturali e sociali: il padre di famiglia, il padrone nell’industria, il maestro e il professore a scuola, il sacerdote per le questioni spirituali, il governante in politica che ormai per essere rispettato deve essere, per paradosso, uno come noi, un cittadino qualunque (è il cortocircuito in cui è finito il M5S, ad esempio). In buona sostanza, da decenni si sta consumando una guerra contro l’autorità e quindi contro qualsiasi forma di gerarchia.

Ma se non c’è più il padre è impossibile parlare di figli: non si danno questi se non si dà quello. E infatti culturalmente il figlio è scomparso. Cancellato con la contraccezione che previene le nascite, con l’aborto che uccide il nascituro, con l’eutanasia infantile, con una infertilità anche indotta perché non di rado si decide di diventare genitori quando l’orologio biologico ormai ha suonato la sveglia da tempo.

A queste pratiche, che con piena evidenza cancellano i figli, se ne sono poi aggiunte altre che concorrono in modo un poco più occulto alla sterilità generale. In primis l’individualismo montante, che pesa il figlio in termini di utilità propria (o anche di gratificazione propria) e quindi di risorse perse. Un brutto affare per la propria riuscita questo figlio che si vorrebbe mettere al mondo. In secondo luogo il femminismo, che ha proposto un’ideale di donna non madre e molto maschia, tanto maschia che ha offerto la sponda al transessualismo. In terzo luogo, il figlio viene soppresso con l’erotizzazione di massa perché l’eros è sesso senza figli e trova nella contraccezione una via sicura per affermarsi.

Ma la cancellazione del figlio avviene anche con la diffusione dell’omosessualità, condizione sterile per sua natura e che plasticamente conferma che il figlio non può nascere dall’amore di due persone dello stesso sesso, ma viene concepito altrove per il loro benessere.

Il figlio, come concetto, viene quindi volutamente eliminato (e molte volte anche nella realtà viene eliminato). Ma, quando torna utile ai fini della rivoluzione, viene celebrato. Ecco la fecondazione artificiale, le battaglie per l’omogenitorialità, l’accrescente simpatia per la maternità surrogata venduta come gestazione per altri. Curiosamente sono tutte modalità di filiazione innaturali. Quindi l’unico figlio accettabile è quello concepito in provetta od ospitato nell’utero della donna che non lo crescerà.

Il rifiuto del figlio e la ricerca del figlio ad ogni costo hanno un minimo comun denominatore: il desiderio e dunque l’utilità e quindi l’io, l’egoismo. Se io non voglio un figlio che potrebbe arrivare userò della contraccezione, se il figlio è già arrivato ricorrerò all’aborto, se è già nato ma è disabile l’eutanasia potrebbe essere una buona soluzione. Se, di contro, madre natura si mostra matrigna perché mi nega un figlio – sia perché sono sterile accidentalmente sia perché lo sono essenzialmente dato che sono omosessuale – allora scavalcherò i limiti naturali e ricorrerò alla fecondazione artificiale omologa, eterologa e super-eterologa con la maternità surrogata. Ma anche in questi casi il figlio è morto come persona, cancellato nella sua umanità, perché ridotto a prodotto ad uso e consumo degli adulti, per la soddisfazione dei loro desideri e bisogni.

Torniamo al Padre e torneranno i figli.