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«Aifa taroccava i grafici sui danneggiati da vaccino»

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Aifa taroccava i grafici sulle reazioni avverse per minimizzarle. Ancora una volta è Fuori dal Coro a far emergere un dato sconcertante relativo al sistema di farmacovigilanza dell’ente governativo. Dalle carte dell'inchiesta Mediaset emerge che l'ente governativo del farmaco decise di minimizzare il corretto rapporto rischi/benefici come invece richiesto dall'Ema. E chi decideva il taroccamento oggi è il neo direttore generale. Con premesse di questo tipo si comprende perché la farmacovigilanza della campagna vaccinale sia stata un fallimento. 
- LE CAPRIOLE DI PALU' SULL'EFFICACIA DEL SIERO, di Paolo Gulisano

Attualità 26_04_2023

Aifa taroccava i grafici sulle reazioni avverse per minimizzarle. Ancora una volta è Fuori dal Coro a far emergere un dato sconcertante relativo al sistema di farmacovigilanza dell’ente governativo. Il servizio di Marianna Canè andato in onda ieri sera (QUI) su Rete 4 ha svelato i trucchetti che Aifa utilizzava per nascondere all’opinione pubblica i numerosi effetti avversi che stavano giungendo dalla campagna di vaccinazione in corso nel 2021.  

Il documento si riferisce a marzo. Si tratta di un grafico molto semplice che poi è stato diffuso e messo in rete. Ebbene: il campo verde rappresenta il totale delle vaccinazioni, mentre il campo arancione più piccolo rappresenta le reazioni avverse. Aifa scrive che sono l’11%. Ma il cerchio con cui è rappresentato è più piccolo in modo da dare l’impressione ottica di un dato irrilevante. È un cittadino che, leggendolo pubblicato sul sito, lo fa notare ad Aifa. La dimensione di quel cerchio non è relativa all’11%, ma al 2%.

Insomma, le proporzioni sono state taroccate per illudere l’opinione pubblica – anche visivamente – che il problema degli effetti avversi e dei conseguenti danneggiati fosse irrisorio. La prova che non si sia trattato di una svista? La trasmissione condotta da Mario Giordano lo svela poco dopo quando rivela che Aifa era perfettamente a conoscenza dell’inesattezza di quella rappresentazione grafica.

Nel dare indicazioni su come realizzare l’infografica delle reazioni avverse, infatti, una mail di una dirigente Aifa è quanto mai esplicita: «L’area del cerchio delle manifestazioni gravi non sia proporzionata, potrebbe essere più piccola». Così il cerchiolino viene ridotto, fino a dare l’idea di essere appena il 2% e sottostimare gli effetti avversi.

Un taroccamento in piena regola, di cui Aifa sembra non dover rendere dato che chi lo ha deciso è Annarosa Maraa che oggi è il neo direttore generale Aifa al posto di Nicola Magrini.  E proprio ieri, il suo presidente Giorgio Palù in un’intervista al Corsera, ha ricevuto un trattamento di favore non indifferente dato che il quotidiano di via Solferino ha glissato abilmente ogni tipo di domanda sugli effetti avversi e sugli Aifa leaks che Giordano e i suoi giornalisti stanno scovando da più di un mese senza smentita alcuna.

Ma c’è di più. Le rivelazioni andate in onda ieri sera a Fuori da Coro gettano una pesante ombra su tutto il sistema di farmacovigilanza.

Nel raccontare la storia di un antropologo che a causa di una trombosi si è visto amputare una gamba, Aifa decide di non rispondere perché, essendo giornalista, avrebbe potuto creare qualche problema. Ma Aifa era perfettamente a conoscenza dei rischi legati alla vaccinazione, in particolare le trombosi, tanto che decise di non dare corso alla richiesta di Ema di valutare il rapporto rischi/benefici.

Ema, infatti chiede che «il rapporto rischi/benefici deve essere considerato ponendo in considerazione la disponibilità di alternative e i dati epidemiologici locali». L’osservazione è infatti giusta perché il rapporto rischi/benefici va sempre tenuto in considerazione sui casi personali, sulle alternative anche di cura che un paziente può avere nell’affrontare il covid e di guarire.

Un’alternativa facilmente percorribile, soprattutto dopo che si era compreso che il covid si poteva affrontare per la stragrande maggioranza della popolazione con cure precoci domiciliari. Ma Aifa ribatte con una scrollata di spalle: «Tanto vale buttare via AstraZeneca – si legge in una mail della dirigenza – si rischia di rallentare drammaticamente il processo di vaccinazione». A chiudere ogni possibile dubbio, interviene poi l’allora direttore Nicola Magrini che sentenzia: «Si sta facendo un allarme drammatico», così si può leggere.

Minimizzata così anche la valutazione dei rischi/benefici, si comprende come la campagna vaccinale, estesa poi a tutta la popolazione, allargata sulla base di tre quattro e poi cinque dosi sia andata avanti così spedita: da un lato il green pass esercitava quella coercizione indispensabile per poterla imporre a tutti gli italiani, dall’altro, minimizzando con l’inganno gli effetti avversi e tacendo il corretto rapporto rischi/benefici personale, si è affossata ogni tipo di farmacovigilnza.

Se c’è una cosa che l’inchiesta di Fuori dal Coro sta mostrando, è il fallimento della farmacovigilanza, che è stata totalmente assente dalla campagna vaccinale e che quando veniva praticata, Aifa interveniva per sbianchettare ogni criticità. Tutto doveva procedere liscio. E pazienza per quei tanti che o perché morti o perché ancora oggi invalidi, ci hanno rimesso la salute pur non correndo alcun rischio nel contagiarsi.