Palù, capriole sull'efficacia del vaccino e sugli errori
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Il presidente Aifa Giorgio Palù si fa intervistare "in ginocchio" dal Corriere, che se ne guarda bene dal chiedergli dello scandalo Aifa leaks. E nel dire che i vaccini «ci hanno salvato» ammette la loro inefficacia per il 70% e giustifica gli errori della "Scienza".
Negli scorsi giorni il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha decretato trionfalmente la fine dell’emergenza Covid. L’Italia non poteva essere da meno e l’annuncio è stato fatto - un po’ più in sordina che in America - dal Presidente dell’Aifa, il professor Giorgio Palù. Lo ha fatto attraverso un’intervista al Corriere della Sera, un’intervista definibile “di cortesia”, dove al virologo sono state evitate domande scomode, in primo luogo relative ai cosiddetti Aifa leaks, ovvero le notizie denunciate dai media liberi, in particolare dal giornalista Mario Giordano, sugli insabbiamenti dei dati pervenuti ad Aifa relativi alle reazioni avverse ai vaccini Covid.
Un calderone già scoperchiato, e di cui semplicemente un buon giornalismo d’inchiesta avrebbe solo da affondare il colpo. L’intervista invece è stata solo l’occasione data a Palù per anticipare il bollettino della vittoria che l’Italia tarda ancora a dare, perché da una parte si guarda a Biden, ma dall’altra non si deve muovere foglia che l’OMS non voglia, e l’organizzazione con sede a Ginevra ancora esita a dichiarare finita la pandemia.
Gli oltranzisti dell’emergenza si aggrappano alle ultime varianti, quelle con nomi presi in prestito da fumetti e video giochi: Kraken, Cerberus, Grifon. Oggi sta girando semplicemente Arturo, la variante che causa raffreddore e congiuntivite. Difficile continuare ad alimentare il terrore, nonostante gli sforzi dei giornali di regime. Ormai la narrazione si è avviata verso la dichiarazione della fine del Covid e Palù ha cominciato a dare l’esempio.
Ma ancora una volta questo tipo di narrazione non è esente da aspetti estremamente problematici. Secondo il Presidente dell’Aifa, il Covid non fa più paura, e la malattia deve essere declassata a virus stagionale. Stranamente, però, da parte del Presidente di una Agenzia che si occupa di farmaci, non c’è nessun accenno alle terapie anti Covid, praticate fin dall’inizio da alcuni medici coraggiosi, e che ora sono somministrate più diffusivamente. L’uso delle terapie antinfiammatorie ha fermato il Covid, e lo ha reso molto meno pericoloso.
Palù avrebbe dovuto spiegare perché questo uso non era stato promosso fin dal 2020, nonostante ci fossero studi e lavori che ne provavano l’efficacia. Ricordiamo solo lo studio pubblicato nel dicembre 2020 dall’Unità Operativa Complessa Malattie Infettive Policlinico di Tor Vergata Roma, che aveva messo a punto uno strumento per guidare i medici di medicina generale nel trattamento farmacologico domiciliare della malattia, intervenendo tempestivamente sui sintomi attraverso terapie mirate ed efficaci, permettendo di creare un sistema virtuoso di controllo della malattia e di indirizzare alle strutture ospedaliere solo in caso di aggravamento.
Davanti a questo, come ad altre voci della Medicina dalla parte della persona, Aifa rimase in silenzio. Il mantra ripetuto ossessivamente dai Media era: non c’è cura. La salvezza doveva venire dal vaccino. E Palù abbozza quello che sarà la versione ufficiale quando l’OMS avrà formalmente dichiarato la vittoria, ma che è già nella vulgata: il Covid è stato sconfitto dal vaccino.
Il Presidente di Aifa snocciola a tale proposito un paio di dati: i vaccini attuali proteggono al 30% dall’infezione e al 90% da morte e malattia grave. «Hanno salvato decine di milioni di persone nel mondo. Ma il virus è stato così rapido nell’assumere mutazioni da non permetterci di stargli dietro», ha dichiarato. Se la matematica non è un’opinione, una efficacia del 30% come può rappresentare un successo? Palù in realtà con questo dato conferma che i vaccini sono stati al 70% inefficaci, e che quindi non hanno assolutamente arrestato la diffusione, come si è constatato ampiamente dalla realtà dei fatti.
Pensate se le pillole anticoncezionali testè fatte dono dall’Aifa alla popolazione italiana avessero un’analoga efficacia del 30%. Eppure, questo è il messaggio che deve arrivare all’opinione pubblica. La vittoria sul Covid è arrivata dal vaccino, e questa sarà la giustificazione “morale” per spiegare che le vittime degli eventi avversi hanno rappresentato dei “danni collaterali”, come in ogni guerra che si rispetti. Si dirà che era un prezzo inevitabile, un sacrificio per il bene della collettività.
In quella che abbiamo definito un’intervista di cortesia, è spuntata ad un certo punto una domanda che avrebbe richiesto risposte impegnative, complesse, ma non evasive. Alla giornalista che gli chiede se la comunità scientifica, anche italiana, abbia per caso commesso errori, il Presidente di Aifa risponde: “Se errori ci sono stati, sono legati a conoscenze che andavano maturando di giorno in giorno. Le scelte erano improntate al massimo della cautela e della prudenza, nel mentre si affrontava una calamità di immani proporzioni”.
L’urgenza, specie nella fase iniziale dove mancavano i vaccini, secondo Palù era quella di mettere il più possibile al sicuro la popolazione adottando tutte le iniziative per contrastare la pandemia. E le responsabilità delle scelte fatte? «Chi è responsabile della salute pubblica a livello scientifico, medico, politico deve per forza agire nell’interesse superiore della conoscenza e del bene comune. Inconcepibile pensare a decisioni strategiche che non siano state prese per il meglio, in scienza e coscienza».
La difesa di ufficio della “Scienza” fatta da Palù lascia perplessi. La giustificazione dell’essere stati di fronte ad una minaccia e a un nemico pressoché invincibile non regge di fronte alle evidenze dei fatti. Curare si poteva, e soluzioni alternative a quelle praticate e sostenute con arroganza e intolleranza verso il pensiero critico c’erano. E questo pensiero critico, sia politico che scientifico, deve continuare a dare il suo contributo alla battaglia per la verità e contro l’oscuramento della ragione.