Aborto: il Pd insorge contro la lettera del Vescovo di Terni
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Il feto ha "un cuore che batte" ma qualcuno non vuole sentirselo dire. Le reazioni negative alla proposta di legge e alle parole di mons. Soddu, in fondo contribuiscono alla finalità dell'iniziativa: discutere della 194, che non è un dogma.
Un cuore che batte. È il nome della proposta di legge di iniziativa popolare che abbiamo commentato più volte da queste stesse pagine. Si tratta di modificare la 194 introducendo l’obbligo per il medico, prima di praticare l’aborto, di far vedere l’ecografia del feto e di far ascoltare il suo battito cardiaco alla mamma, la quale può sempre, ahinoi, rifiutarsi di vedere e ascoltare.
Il cuore che batte non è solo quello del bambino nel ventre della madre, ma è anche quello di mons. Antonio Soddu, vescovo di Terni, che in una lettera aperta ai suoi fedeli ha appoggiato pubblicamente questa iniziativa di carattere legislativo. Scrive Mons. Soddu: «La finalità è quella di accrescere la consapevolezza della donna affinché possa decidere più liberamente e più consapevolmente se ricorrere o no all’aborto. Il suo senso è aiutare la donna a rendersi conto che ciò che ha nel grembo non è un “grumo di cellule” ma una persona umana. Per l’esattezza, la persona di suo figlio. È un fatto che, laddove questa pratica sia stata adottata, il numero degli aborti è crollato drasticamente. Si tratta di un provvedimento che quindi dovrebbe trovare il favore di chiunque sostenga di avere a cuore le donne e la natalità».
E così chiude: «Questa campagna, se fatta conoscere e sostenuta, costituisce anche l’occasione per riportare all’attenzione delle nostre comunità la realtà dell’esistenza vitale del bambino nel grembo materno, perché sia riconosciuto come soggetto di diritti, primo e fondamento di tutti gli altri, quello alla vita». Parole semplici, chiare e ricche di verità che speriamo possano essere imitate anche da altri vescovi, seppur la Cei veda come fumo negli occhi tale proposta.
Alla lettera di mons. Soddu hanno risposto su Umbria On Pierluigi Spinelli e Claudia Polli, rispettivamente Segretario e Vice-segretaria del Pd di Terni: «La legge in questione è sempre più disapplicata – così scrivono – e lo è quasi completamente in alcune zone in cui sussistono maggiormente sacche di disagio sociale ed economico». E dove sono i dati a conferma di questi giudizi? Se andiamo a leggere la più recente Relazione Ministro Salute attuazione Legge 194/78 tutela sociale maternità e interruzione volontaria di gravidanza ci dice purtroppo il contrario: tutti gli aborti richiesti sono stati praticati. La 194, ahinoi, è applicata dovunque e con efficacia.
Il duo Spinelli-Polli così prosegue: «le donne sanno bene quanto la Ivg sia una scelta difficile, a volte sofferta, a volte pressoché l’unica e dunque tutt’altro che un’azione passiva, ma anzi una scelta vera e propria, sul proprio corpo e per il proprio futuro». Qualche rapido appunto. Anche questi pieddini allora riconoscono che nel ventre della donna c’è un bambino: altrimenti perché parlare di “scelta difficile, a volte sofferta”? Se fosse un grumo di cellule quale difficoltà e sofferenza potrebbe insorgere nella decisione di eliminarlo? Chi di noi soffre nel decidere di farsi asportare le cellule dei capelli quando si reca dal parrucchiere? O di sottoporsi ad appendicectomia? Inoltre abortire non è mai una opzione unica: si può portare avanti la gravidanza e decidere, anche dopo settimane, se tenere o no il bambino. Infine una contraddizione: ma se a volte abortire è scelta “unica” come si fa a dire che è “una scelta vera e propria”? Se non ci sono opzioni non c’è scelta, non c’è libertà di scelta.
Continua la lettera dei due politici: «Nei secoli scorsi in Italia (e purtroppo in molte zone del mondo oggi) le donne venivano poste sotto la tutela del padre, o del marito, di un fratello, comunque di un uomo della famiglia perché ritenute in qualche misura "inconsapevoli", non responsabili delle proprie azioni, non in grado di affrontare e valutare da sole le scelte che la vita comporta». Ci sarebbe molto da dire e da specificare, ma in buona sintesi si potrebbe semplicemente ricordare che una volta gli uomini facevano gli uomini e si prendevano cura delle donne, non perché ritenute stupide, ma perché ritenute insostituibili. Poi venne il femminismo radicale, a causa del quale il maschio è stato ridotto o a femminuccia oppure è diventato sempre e comunque un aggressore e sfruttatore. Le donne si sono dunque emancipate da lui e sono rimaste sole. Infatti quando c’è una gravidanza indesiderata spesso il maschio se la dà a gambe, non comportandosi da uomo. Tutto questo grazie anche al femminismo progressista.
Continuiamo a leggere: «auspichiamo che [Vescovo e Diocesi] possano togliere il loro appoggio all’iniziativa di un’associazione, come quella citata, che niente c’entra col diritto alla vita». Da quando la politica può arrogarsi il diritto di intromettersi nelle scelte pastorali di un Vescovo che rispettano e anzi accrescono il bene comune? Inoltre l’affermazione che ProVita & Famiglia – spacciata falsamente come unica promotrice della proposta di legge – «niente c’entra col diritto alla vita» non solo è affermazione palesemente falsa, ma appalesa tutto il livore e odio di un certo schieramento politico nei confronti di un’associazione che ha dimostrato negli anni di saper battagliare realmente in difesa della vita.
La chiusura della lettera è in sintonia con il resto della missiva: «In ultimo esprimiamo vicinanza ai medici, che già operando in un contesto sempre più complesso, subiscono continuo stigma verso un lavoro che svolgono con correttezza e umanità, nei limiti delineati dalla legge». Ci perdonino Spinelli e Polli: lo stigma semmai è subito dai medici obiettori, vessati in ogni modo, insultati nei media e sui social, ostacolati nella carriera sin dalle selezioni iniziali, oggetto di proposte di legge che vorrebbero inserirli in liste pubbliche di proscrizioni.
Comunque ringraziamo Spinelli e Polli perché hanno contribuito ad una delle finalità principali di questa iniziativa di legge voluta dai proponenti e ricordata dallo stesso vescovo Soddu: far parlare della 194, non darla per scontata, rimettere al centro della discussione il bambino. Spinelli e Polli hanno fatto il gioco dei pro-life. Grazie.
Chiudiamo con l’auspicio che sempre più cuori inizino a battere all’unisono per appoggiare questa proposta di legge.
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