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EUROBUROCRATI

Voltafaccia europeo sul tetto al prezzo del gas

Alla vigilia del vertice dei ministri dell'Energia che si terrà oggi a Praga, la Commissione europea risponde negativamente ai 27 Paesi che chiedevano un tetto al prezzo del gas e non dice nulla sulle altre proposte anticipate in pompa magna dalla von der Leyen. Guarda caso la lettera trapela a pochi giorni dalle prese di posizione di Germania, Danimarca e Paesi Bassi.

Attualità 30_09_2022

La Commissione ancora una volta, non fa gli interessi europei. Forse ha ragione Foreign Relations del 26 settembre: la crisi energetica europea sta distruggendo il mondo multipolare, indebolendo Russia ed Europa e lasciando il “dominio” del mondo alla sola Cina e agli USA. Certamente l’incapacità di elaborare sinora proposte serie da parte della Commissione e la sua palese inadeguatezza, stanno favorendo un nuovo bipolarismo, dove l’Europa potrà diventare solo una povera “colonia” di altri.

I ministri dell’energia dei Paesi europei oggi, 30 settembre, terranno un vertice informale a Praga per valutare la situazione ed analizzare proposte sulla crisi energetica. La risposta della Commissione alla crisi energetica trapelata, appare da un ricco e contraddittorio elenco di idee di medio-lungo periodo. Gli euroburocrati hanno spedito il 28 settembre, lo riporta il sito Euractiv, un documento informale ai Paesi europei, per proporre idee su come mitigare i prezzi del gas in Europa. In particolare, il documento della Commissione è una riposta, sleale e vigliacca, alla richiesta del 27 settembre di 15 Paesi europei che chiedevano in una lettera di decidere favorevolmente sul tetto al prezzo a tutte le importazioni di gas naturale.

«Il tetto dovrebbe essere applicato a tutte le transazioni di gas naturale all'ingrosso e non limitato all'importazione da specifiche giurisdizioni», hanno scritto Belgio, Bulgaria, Croazia, Francia, Grecia, Italia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Romania, Slovacchia, Slovenia e Spagna. «Il tetto massimo dei prezzi... è l'unica misura che aiuterà ogni Stato membro a mitigare la pressione inflazionistica, a gestire le aspettative e a fornire un quadro di riferimento in caso di potenziali interruzioni dell'approvvigionamento, nonché a limitare gli extra-profitti nel settore», si legge nella lettera.

Il nostro Ministro Cingolani, su La Stampa, ha ribadito le ragioni della iniziativa: «Occorre introdurre il price-cap, non dico per tornare ai prezzi di un anno e mezzo fa ma almeno per evitare certi picchi inaccettabili. Poi occorre disaccoppiare il prezzo dell'energia per fare in modo di slegare almeno quella prodotta con le fonti rinnovabili da quello del gas e... sicuramente, con queste misure possono essere ridotti in maniera sostanziale. Bisogna mettere in campo un nuovo disegno del mercato dell'energia, però serve tempo...[ma] il Ttf, il mercato del gas di Amsterdam, oggettivamente non funziona: ha una volatilitá tale che basta una dichiarazione per far ballare i prezzi».

Le anticipazioni del testo della lettera dei 15 Paesi non fanno capire che tipo di tetto al prezzo del gas si proponga e chi dovrà pagare le eventuali oscillazioni sul mercato e/o la scarsità di prodotto fornita all’Europa a causa del prezzo calmierato. Tuttavia, è quanto meno vergognoso che la Commissione, che mai aveva dichiarato in precedenza la sua contrarietà a questa ipotesi, abbia fatto trapelare su Euractiv lo scritto integrale della sua lettera-proposta ai governi. In esso, più che proposte concrete, la Commissione spiega la sua contrarietà al tetto sul prezzo del gas, mentre non dice nulla sulle altre idee abbozzate che pure aveva anticipato in pompa magna la Von der Leyen nel suo discorso del 14 settembre (tassazione extraprofitti, riforma del mercato energetico, disallineamento del mercato gas e quello energetico, lotta alle speculazioni).

Incredibile ed indecoroso che la Commissione faccia trapelare il proprio testo a poche ore dalla presa di posizione di Germania (che ieri ha annunciato un piano nazionale da 200 miliardi, dopo la firma degli accordi con Canada  di settembre e di questi giorni con Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti), Danimarca e Paesi Bassi, tutti e tre Paesi governati da socialisti e liberali, nella quale si ribadisce la contrarietà al tetto sul prezzo del gas. Inconcepibile poi che la pubblicazione della lettera della Commissione avvenga dopo che, su Euronews, sia stata ribadita la contrarietà del governo norvegese che, come è noto, sta incassando miliardi dall’Europa grazie a forniture e speculazioni.

Nel documento informale, Bruxelles illustra altre e diverse opzioni per affrontare i prezzi elevati del gas: un’irrealistico tetto alle importazioni del solo gas russo (già bocciato),  un tetto al prezzo di produzione dell'elettricità «a un livello che contribuisca a far scendere i prezzi dell'elettricità senza portare a un aumento generale del consumo di gas» (la differenza tra il costo effettivo e le bollette dei consumatori sarebbe pagata dal sistema elettrico dei Paesi dell'UE) e l’impegno con «partner di fornitura affidabili» per raggiungere una «intesa comune» sulla riduzione dei prezzi del gas liquido. I ministri dell'energia dell’UE si riuniscono oggi 30 settembre per discutere le proposte (ancora una volta inadeguate) della Commissione, chieste con durezza già dal 9 settembre.

Nel frattempo la Von der Leyen chiede che si decidano nuove sanzioni alla Russia (8 pacchetto), tra le quali un “tetto” al prezzo di importazione sugli idrocarburi (petrolio, gasolio ma anche biofuel etc.) dal prossimo 5 dicembre. Ciò in ottemperanza a quanto concordato dai paesi del G7 e chiesto dagli USA con insistenza, ma in contraddizione con le stesse posizioni della Commissione sul tetto del gas. Cui prodest? Non giova certo ai cittadini, alle famiglie e alle imprese europee: A Praga, capitale d’Europa in questo semestre, decine di migliaia di persone sono scese in piazza il 28 settembre per la crisi energetica ed i costi stratosferici. Sono proteste giuste contro euroburocrati che lavorano contro l’Europa.