Veglie arcobaleno in chiesa: apripista verso il sinodo
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Omosessualità, transessualismo e "non binarismo" sdoganati in un incontro di preghiera. Allarme eccessivo, risponde la Curia, in linea con il generalizzato silenzio episcopale di fronte al moltiplicarsi di iniziative simili che potrebbero venire accolte per via sinodale.
L’associazione ProVita & Famiglia è venuta in possesso del libretto della Veglia contro l’omotransfobia tenutasi presso la chiesa di Santa Maria della Passione a Milano lo scorso 26 maggio.
In questo libretto possiamo leggere le seguenti intercessioni rivolte al Signore: «Dio di saggezza e cura ti preghiamo per tutte e tutti coloro che chiami a condividere con te il lavoro di trasformazione del mondo perché ragazze e ragazzi, donne e uomini, persone non binarie possano vivere, lavorare e imparare insieme con rispetto e dignità. Ti preghiamo per le operatrici e gli operatori sanitari e assistenti sociali, che accompagnano le trasformazioni dei corpi. Ti preghiamo per coloro che si occupano della cura delle comunità di fede perché diano valore alle donne, agli uomini e al popolo queer». Inoltre, come racconta Toni Brandi, presidente di ProVita & Famiglia, «quando sono stati elencati alcuni casi di omotransfobia, è stato citato quello di una suora che aveva espresso la propria indignazione a due ragazze che si stavano baciando per uno shooting fotografico».
Dunque il parroco di Santa Maria della Passione sostiene l’esistenza di un sesso che non sia quello maschile e femminile, appoggia il transessualismo e vuole valorizzare l’omosessualità. Tre aspetti contrari alla dottrina cattolica. Inoltre giudica atti di tutela della morale e della fede come atteggiamenti di ingiusta discriminazione, condannando in tal modo una meritoria testimonianza di evangelizzazione. ProVita & Famiglia aveva segnalato l’evento all’arcivescovo Delpini e questi, tramite il vicario episcopale, aveva risposto che era «eccessivo e sovrastimato l’allarme».
Dunque queste veglie, non contro le ingiuste discriminazioni ma a favore dell’omosessualità e transessualità, si stanno moltiplicando nelle chiese italiane, complice il silenzio colpevole dei vescovi (clicca qui, qui e qui). Volendo fare complottismo spicciolo, c’è da pensare che simili iniziative siano volute per preparare il terreno al prossimo sinodo di ottobre, che potrebbe mimare quello tedesco che, partito dalla condanna degli abusi sessuali, ha promosso vere e proprie devianze sessuali, insieme al tentativo di introdurre la donna nell’ordine sacro e all’attacco al celibato sacerdotale. Il sinodo, in tal modo, potrebbe raccogliere le istanze provenienti dal basso – Chiesa che ascolta – indicare un cammino per le persone LGBT – Chiesa in cammino – proporre un modello di santità omosex valutando ovviamente caso per caso – Chiesa che discerne. Dietro il solito pretesto che si deve accogliere chiunque, si accoglierebbe qualsiasi cosa.
Lo ripetiamo: è complottismo all’amatriciana il nostro, eppure viene da domandarsi perché tutti i vescovi interessati da queste veglie si siano dati alla stretta omertà, quasi avessero fatto voto di silenzio sulla verità. Chiaro che c’è anche il timore di finire sull’isola di Guam se appena si alza la testa o solo un sopracciglio, ma, accanto a questa motivazione che non giustifica comunque la latitanza episcopale, non si può escludere che ci sia stato un ordine di partito proveniente dall’alto di agevolare queste veglie, perché crocianamente la prassi crea poi quelle condizioni per legittimare il male nelle sedi deputate.
Torniamo alle gaie intercessioni di cui sopra. Sapete come i fedeli dovevano rispondere a tali intercessioni? Così: «Il Signore è il Salvatore, in lui confido, non ho timor». Ecco noi, al posto loro, un poco di timore lo avremmo.
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