Vaccino in gravidanza senza l'ok delle case farmaceutiche
Aifa sta allargando le maglie della vaccinazione anche a categorie alle quali le stesse case farmaceutiche Pfizer e Moderna la sconsigliano del tutto o dicono di attendere. Come le donne incinte. In quasi tutti i paesi europei il vacino è off limits per bambini e adolescenti, in molti è permesso solo ai giovani fragili o malati. Da noi invece si sta facendo di tutto per eliminare le resistenze. A che cos'altro deve portare questa forzatura italiana se non a imporre un obbligo di vaccinazione di massa?
- BORGHI: «COSI' IL GREEN PASS E' UN RICATTO» di Andrea Zambrano
La campagna vaccinale sta avendo una impressionante accelerazione. E’ sempre più evidente che il vaccino anti Covid sta diventando un obbligo di fatto. Le pressioni politiche – da Mattarella a Draghi fino a Confindustria e ai partiti dell’arco vaccinale - sono sempre più forti, così come le pressioni psicologiche e ambientali.
Inoltre, è sempre più evidente che l’obiettivo è la vaccinazione globale, di ogni individuo, nessuno escluso, cercando di abbassare ulteriormente l’età dei vaccinati, scendendo sotto gli attuali dodici anni, per arrivare a sei, con tanto di green pass per bambini. Il tutto nonostante che in mezza Europa i vaccini anti-Covid non siano stati autorizzati per i minorenni, o al massimo siano stati raccomandati solamente agli adolescenti con fragilità. Stati europei quali Croazia, Portogallo, Irlanda, Islanda, Norvegia e Ucraina non hanno autorizzato l’uso del vaccino anti-Covid sui minori, mentre altri Paesi come Germania, Gran Bretagna, Svezia, Finlandia, Belgio, Olanda e Lussemburgo hanno deciso di raccomandare la profilassi solo agli under 18 con disabilità e fragilità, sconsigliandola agli altri adolescenti.
Ma non sono solo i bambini il target dei vaccinati (ovviamene con vaccini a mRNA): negli ultimi giorni si sono avute delle indicazioni da Aifa in merito alla vaccinazione delle donne in gravidanza che alcune regioni - tra cui la Lombardia - hanno immediatamente recepito. Così, la vaccinazione anti Covid non solo è permessa – nonostante le donne gravide sono esentate dal Green Pass, ma addirittura è raccomandata. Secondo Aifa può essere effettuata in qualunque trimestre, quindi anche nelle fasi iniziali della gravidanza, quando il rischio di arrecare danni all’embrione è più alto. In un passaggio si legge: “La donna non deve smettere di cercare la gravidanza se desidera fare la vaccinazione”. E’ fondamentale notare che la stessa Pfizer inizialmente nelle proprie indicazioni sconsigliava la vaccinazione in gravidanza così come durante il periodo di allattamento, mentre ora Aifa ci dice che la vaccinazione è raccomandata in allattamento, e l'allattamento non va sospeso. Infine, non è più necessario essere in possesso di un certificato del ginecologo per fare la vaccinazione. Anche qui si va ben oltre le indicazioni delle stesse case farmaceutiche.
Leggiamo infatti cosa dice a proposito della somministrazione del vaccino in gravidanza la ditta Moderna: “Se è in corso una gravidanza, se sospetta o sta pianificando una gravidanza o se sta allattando con latte materno, chieda consiglio al medico prima di ricevere questo vaccino. I dati relativi all’uso di Spikevax (il nome del vaccino di Modena ndr.) in donne in gravidanza sono limitati”. E infine una valutazione oggi totalmente disattesa: “La somministrazione di Spikevax durante la gravidanza deve essere presa in considerazione solo quando i potenziali benefici sono superiori ai potenziali rischi per la madre e per il feto”.
Una giusta valutazione costi benefici che per le nuove disposizioni politiche è totalmente ignorata. Per Aifa e per chi sta mettendo in atto le sue direttive ci si deve vaccinare sempre e comunque. E questo ha delle conseguenze non da poco per le persone che soffrono di patologie per le quali la vaccinazione potrebbe costituire un rischio. La legge ha previsto che ci potrebbero essere degli esoneri o dei differimenti per tali persone, ma è di fatto quasi impossibile ottenerli. Sempre secondo la normativa vigente, l’unica figura sanitaria che può certificare una condizione di non vaccinabilità è il medico di base, ma sempre più numerosi sono i casi di persone che si vedono rifiutare questo certificato.
I medici di base, per motivi incomprensibili da un punto di vista scientifico, sembrano fare muro nei confronti dei loro stessi pazienti. Eppure, anche in questo caso, sono le stesse aziende farmaceutiche ad ammettere che ci sono circostanze sanitarie nelle quali la somministrazione dei loro prodotti andrebbe accuratamente valutata ed eventualmente evitata.
La Pfizer dice del proprio vaccino Comirnaty: “Comirnaty non deve essere somministrato se è allergico al principio attivo o ad uno qualsiasi degli altri componenti di questo medicinale". E poi: “Si rivolga al medico o all’operatore sanitario del centro vaccinale prima di ricevere il vaccino se ha avuto una grave reazione allergica o problemi respiratori dopo l’iniezione di un altro vaccino o dopo avere ricevuto Comirnaty in passato; se è svenuto dopo un’iniezione; se ha una malattia o un’infezione grave con febbre alta; se ha un problema di sanguinamento, una tendenza alla formazione di lividi, o se usa medicinali per prevenire la formazione di coaguli di sangue; se ha un sistema immunitario indebolito, a causa di una malattia come l’infezione da HIV, o di medicinali che influenzano il sistema immunitario, come i corticosteroidi”.
Tutto questo sembra non essere preso in considerazione dai medici di base che rifiutano di certificare queste condizioni patologiche, costringendo di fatto i propri assistiti alle vaccinazioni. E a nulla sembrano valere anche relazioni di specialisti, che secondo la normativa non valgono: le forche caudine sono proprio i medici di base. Una situazione inconcepibile che dovrebbe essere affrontata in primo luogo dagli Ordini dei Medici per rispetto alla stessa categoria, e soprattutto dei diritti dei pazienti.
I quali si vedono addirittura non presi in considerazione anche dopo la vaccinazione, quando si manifestano effetti collaterali che molte, troppe volte, non vengono segnalati dal medico di base, o vengono minimizzati o negati. Eppure - ancora una volta, sono le stesse ditte nelle loro schede tecniche ad ammetterli.
Cosa dice per esempio Moderna? “Come tutti i vaccini, Spikevax può causare effetti indesiderati, sebbene non tutte le persone li manifestino. Si rivolga urgentemente a un medico se manifesta uno qualsiasi dei seguenti segni e sintomi di una reazione allergica: sensazione di svenimento o stordimento; alterazioni del battito cardiaco; respiro affannoso; respiro sibilante; gonfiore della lingua, del viso o della gola; orticaria o eruzione cutanea; nausea o vomito; dolore allo stomaco. Si rivolga al medico se dovesse manifestarsi qualsiasi altro effetto indesiderato”.
Si rivolga ad un medico, si potrebbe aggiungere nella speranza di trovare ascolto, comprensione e aiuto.