USA: una vittoria e una sconfitta su LGBTI e libertà religiosa
Il Senato americano dà via libera alle norme che, se passassero anche alla Camera, obbligherebbero ogni Stato a riconoscere il matrimonio tra persone dello stesso sesso (e non solo), proprio mentre fallisce il tentativo di Biden di revocare le norme a tutela dei medici cristiani e pro-life.
Si alternano luci ed ombre in questi ultimi giorni negli Stati Uniti sul rispetto del diritto alle libertà religiosa, tanto caro ai cittadini americani sin dalla fondazione del Paese. Il Senato dà il via libera alle norme che, di fatto, federalizzano il matrimonio tra persone dello stesso sesso (e oltre), mentre nei tribunali associazioni di medici e ospedali ottengono l'esenzione dagli obblighi federali imposti da Biden su aborto e diritti transgender.
Dopo il voto delle scorse settimane con il quale 12 senatori Repubblicani consentirono l’avvio alla discussione e alle votazioni sulla federalizzazione del matrimonio LGBTI – come riferito da La Bussola – nei giorni scorsi il Senato ha approvato definitivamente la norma che ora passa alla Camera.
Nonostante gli appelli lanciati la scorsa settimana dai vescovi cattolici, in primis il card. Timothy Dolan a nome della Conferenza Episcopale, e da altri leaders religiosi, tra cui l’evangelico Franklin Graham, per respingere il testo o quantomeno approvare emendamenti che tutelassero chiaramente la libertà religiosa, il Senato degli Stati Uniti lo scorso 29 novembre ha approvato il cosiddetto "Respect for Marriage Act" (Legge sul rispetto del matrimonio) con il sostegno dei soliti 12 repubblicani che hanno condiviso il desiderio dei Democratici imporre al popolo americano il matrimonio gay. Se la proposta approvata in Senato dovesse diventare legge (quasi certamente lo diventerà) con il voto previsto alla Camera dei Rappresentanti nelle prossime settimane, ogni Stato dell'Unione dovrebbe riconoscere qualsiasi matrimonio tra due persone, non solo "quello" gay o omosessuale, riconosciuto e validamente celebrato in qualsiasi altro Stato degli USA (matrimoni con spose bambine, madri che sposano i propri figli etc.).
Inoltre, secondo la proposta approvata al Senato, coloro che sostengono che il matrimonio sia un'unione tra un uomo e una donna potrebbero essere citati in giudizio da privati e da amministrazioni federali e statali e vedersi negati contratti governativi e altri benefici, in ragione delle loro credenze che contrastano con la legge.
Il senatore repubblicano e mormone dello Utah Mike Lee, che si è fortemente opposto alla legge, nel suo discorso finale in Senato, ha messo in guardia dalle profonde conseguenze illiberali della normativa dichiarando: «In base a questa legge, molte scuole religiose, organizzazioni basate sulla fede e altri enti senza scopo di lucro che aderiscono alla visione tradizionale del matrimonio rischierebbero di perdere lo status per l’esenzione fiscale e l'accesso a un'ampia gamma di programmi federali».
Ebbene, con il voto di 61 a 36 al provvedimento per i matrimoni LGBTI del 29 novembre, è emerso chiaramente che i senatori Roy Blunt del Missouri, Richard Burr della Carolina del Nord, Shelley Moore Capito della Virginia Occidentale, Susan Collins del Maine, Cynthia Lummis del Wyoming, Rob Portman dell'Ohio, Mitt Romney dello Utah, Dan Sullivan dell'Alaska, Thom Tillis della Carolina del Nord, Joni Ernst dell'Iowa, Lisa Murkowski dell'Alaska e Todd Young dell'Indiana non credono al valore del matrimonio, della famiglie e della libertà religiosa, valori che il Partito Repubblicano vorrebbe e dovrebbe rappresentare.
Ryan Banger di Alliance Defending Freedom, ha confermato la pericolosità della proposta votata dicendo che essa «è un attacco diretto al Primo Emendamento [della Costituzione degli Stati Uniti che garantisce la libertà religiosa] ed espone gli americani in tutto il Paese», dello stesso tenore le dichiarazioni di Brian Burch di Catholic Vote che ha denunciato come il voto del Senato minacci «la libertà religiosa ed esponga i cattolici a cause legali».
Il disegno di legge passa ora alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, che dovrebbe votarlo entro questo dicembre e poi spedirlo a Biden per la firma e l’entrata in vigore.
In questi stessi giorni le norme imposte da Biden e dal Dipartimento di Salute federale che volevano revocare le norme introdotte da Trump a protezione della clausole di coscienza e libertà religiosa per gli operatori medici cristiani e pro-life, costringendoli a praticare aborti e assecondare interventi medici transgender, sono state annullate. Se fossero entrate in vigore, come avevamo descritto su La Bussola, norme di Biden e del suo Segretario alla Salute Becerra, avrebbero autorizzato il Dipartimento della Salute e dei Servizi Umani degli Stati Uniti (HHS) a costringere ospedali e medici a eseguire interventi chirurgici per la transizione di genere, oltre a espandere la versione dell'era Obama della norma per includere l'aborto.
La norma rivedeva la sezione 1557 dell'Affordable Care Act per aggiungere «l'orientamento sessuale e l'identità di genere» e «i servizi di assistenza sanitaria riproduttiva», compresa «l'interruzione di gravidanza», alle «protezioni contro la discriminazione sulla base del sesso» esistenti. La scorsa estate Alliance Defending Freedom e Becket Law, due tra le più importanti organizzazioni che difendono libertà religiosa negli Usa, avevano intentato una causa per annullare le disposizioni di Biden trovando ragione, 26 agosto, dalla Corte d'Appello del Quinto Circuito.
L’amministrazione Biden aveva tempo fino al 25 novembre per appellarsi alla sentenza e non l'ha fatto, il che significa le norme sono assolutamente inefficaci, si ottenuta è un'importante vittoria per i medici pro-vita e gruppi medici religiosi, tra cui Franciscan Alliance, Christian Medical and Dental Society e Specialty Physicians che saranno esentati dall'eseguire procedure di transizione di genere o aborti contro la loro coscienza e il loro miglior giudizio medico. Soddisfazione dei diretti interessati e degli esperti legali per una vittoria che riafferma il pieno diritto alla libertà religiosa e di coscienza per e di tutti.