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Jihad

Uno spiraglio per i cristiani di Idblid

Il leader dei jihadisti che controllano la regione ha autorizzato i cristiani a riaprire una chiesa dedicata a sant’Anna e a celebrare la tradizionale festa dedicata alla santa

Dopo dieci anni, il 28 agosto, i cristiani che ancora vivono nel nord ovest della Siria hanno per la prima volta avuto il permesso di celebrare una messa nella chiesa armena apostolica di Sant’Anna situata del villaggio di Yacoubia, nelle campagne a nord ovest di Idblid. Gli abitanti del villaggio e dei dintorni era consuetudine che celebrassero la festa di sant’Anna l’ultima domenica di agosto, ma la tradizione è stata interrotta dieci anni fa quando la regione è caduta sotto il controllo di milizie jiahdiste anti Assad. La chiesa era stata infatti chiusa e di recente era servita da rifugio ai profughi. A dare l’autorizzazione a riaprire la chiesa e a organizzare la festa è stato proprio il capo delle milizie jihadiste Tahrir al Sham (Organizzazione per la liberazione del Levante), Muhammad al Jawlani, che il 19 luglio scorso ha voluto incontrare una delegazione delle comunità cristiane di Yacoubia e di altri villaggi. Durante l’incontro ha annunciato la sua decisione garantendo che le celebrazioni liturgiche sarebbero state protette e che progressivamente sarebbero stati restituiti ai cristiani gli immobili sequestrati nel corso degli anni. Alla celebrazione hanno partecipato numerosi cristiani di confessioni diverse. Mantenendo la promessa, il capo jihadista ha istituito dei posti di blocco nelle vicinanze del villaggio a garanzia di un pacifico svolgimento delle celebrazioni. Secondo gli osservatori della situazione in Siria, quella di Tahrir al Sham sarebbe “una strategia anche mediatica di riposizionamento” avviata dal gruppo per ripulire la propria immagine e accreditare internazionalmente la una sua “svolta moderata”. In quest’ottica, riporta l’agenzia Fides, “i miliziani di Tahrir al Sham rilasciano dichiarazioni in cui sostengono ora la necessità di avviare una integrazione tra le varie comunità di fede presenti nella provincia di Idlib, aprendo ‘una nuova pagina’ e prendendo atto che l’islam non vieta ai non musulmani – cristiani compresi – di praticare liberamente i propri rituali”.