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ASSEGNO UNICO/LEPRI

«Un plus per famiglie numerose. Draghi spiegherà i 250 euro»

«L'Isee è il meccanismo più giusto, ma le famiglie numerose avranno maggiorazioni». Il padre dell'Assegno unico Stefano Lepri tranquillizza l'ANFN che ha sollevato criticità sulla legge che verrà approvata oggi. E sui 250 euro annunciati da Draghi dice: «Per quella cifra mancano almeno 3 miliardi. Il premier spiegherà dove si reperiranno». 
- IL RISCHIO BEFFA PER LE FAMIGLIE NUMEROSE 

Famiglia 30_03_2021

«I 250 euro annunciati da Draghi: servirebbero almeno 3 miliardi in più. Il premier indicherà dove prenderà le risorse».

Uno dei padri della riforma sull’Assegno Unico, il dem Stefano Lepri (in foto con Graziano Delrio, anche lui padre della legge delega), conosce perfettamente le criticità sollevate dall’Associazione Nazionale Famiglie Numerose (leggi QUI), ma sa che la partita da domani, dopo l’approvazione di oggi in Senato, sarà in mano al governo e quindi al ministro delle politiche famigliari Elena Bonetti.

In questa prima risposta alla Bussola, però, si percepisce che una parte di criticità sarà risolta: «La maggiorazione per il terzo figlio è prevista – spiega il deputato Dem – anche se non siamo ancora in grado di quantificarla. Poi si potrebbe ragionare anche di una maggiorazione ulteriore dal quarto figlio in su, ma quello che ora deve passare, è il messaggio che, per la prima volta in Italia, utilizziamo dei criteri che non vadano a penalizzare le famiglie numerose

Sulla parzialità dello strumento Isee, invece, Lepri rivendica che «è il sistema al momento più corretto per una fotografia il più accurata possibile della situazione economica di una famiglia, dato che tiene conto anche di indicatori che non sono solo reddituali. E non dimentichiamo che l’Isee serve solo per operare una selettività, che sarà però moderata».

Le critiche dell’ANFN, dunque? «Credo che siano un falso problema, perché a fronte di questi timori, avremo una maggiorazione dal terzo figlio in avanti che farà la differenza».

Circa la riduzione dai 18 ai 21 e la scomparsa dell’assegno oltre i 21 anni, il deputato Dem chiarisce che si dovrà andare a interpretare la norma in modo che non vengano tolte le detrazioni o che si ristabilisca una clausola di salvaguardia. «Siamo però l’unico Paese così esposto sui giovani, negli altri Paesi europei le sovvenzioni terminano a 18 anni».

Questo è sicuramente vero, ma negli altri Paesi d’Europa le sovvenzioni sono davvero strutturali e non solo assistenziali.

Ecco il punto decisivo. Che ne sarà dei 250 euro annunciati da Draghi in conferenza stampa sabato?

«Stiamo valutando alcune proiezioni – spiega -. Al momento posso dire che, stante le disponibilità attuali, 20 miliardi (14 + 6 miliardi a bilancio per il 2022), non si riuscirà certamente ad arrivare a questa cifra. La forchetta di queste stime prevede un assegno tra i 100 e i 160 euro mese/figlio, con la possibilità di avvicinarsi a 200 euro per il terzo e i figli successivi. E comunque la media dell'incremento rispetto ad oggi dovrebbe essere di 50 euro. Stiamo parlando comunque di un intervento cospicuo».

Ma i 250 euro a figlio avanzati da Draghi? «Non può che farci piacere – conclude -, ma è chiaro che serviranno molte più risorse delle attuali per alzare l’asticella. Per questo ci aspettiamo che il governo metta sul piatto anche le risorse aggiuntive, quantificandole e dichiarando dove verranno prese».

Qualche idea? «Solo per coprire il passaggio dal vecchio al nuovo modello senza che nessuno ci perda, servirebbe un miliardo in più. Per toccare la cifra annunciata da Draghi (250) ne servirebbero almeno altri 3».