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INGERENZA

Un attacco sincronizzato di Usa e Ue all'Ungheria

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Un discorso offensivo dell'ambasciatore americano a Budapest, contro Orban accusato di essere un dittatore. E il giorno stesso l'Ue blocca ancora i fondi di coesione. Dura e determinata la risposta di Orban.

Esteri 16_03_2024
Charles Michel (presidente del Consiglio europeo) e Viktor Orban (ImagoEconomica)

Orban e l’Ungheria sempre più nel mirino di Usa ed Europa, il tentativo di ingerenza negli affari di un paese democratico è palese e grave ma Orban risponde con fierezza. Non si era mai sentito che un Ambasciatore tenesse un comizio contro il governo che lo ospita, né mai si era avuta notizia di un contenzioso giudiziario tra Parlamento europeo e la Commissione solo perché la stessa Commissione ha deciso di pagare il proprio debito con Budapest, a seguito delle riforme concordate. L’azione di accerchiamento dell’Ungheria e di Orban, si è aggravata con la visita di Victor Orban a Donald Trump dello scorso 8 marzo.

Il rapporto di reciproca stima di Orban nei confronti degli ambienti repubblicani americani e di Donald Trump era noto da tempo, certo che la visita della scorsa settimana e l’auspicio di una vittoria del candidato repubblicano contro l’attuale presidente Joe Biden, ha scatenato la macchina da guerra Usa. Alle reazioni scomposte ed accuse inverosimili di Biden contro Orban e sul suo colloquio con Trump, il governo ungherese ha quindi chiesto dei chiarimenti all'ambasciatore degli Stati Uniti, David Pressman.

Il ministro degli Esteri ungherese Péter Szijjártó ha anche riferito che le relazioni bilaterali sono estremamente complicate dalla dichiarazione dell'ambasciatore americano, secondo cui la posizione ufficiale degli Stati Uniti è che «qui in Ungheria stiamo costruendo una dittatura», poiché questo non è un insulto al governo ma al paese. «Perché il primo ministro e il governo non stanno governando questo paese per sorteggio, ma per scelta del popolo. Abbiamo vinto quattro elezioni di fila e il popolo ha stabilito la direzione del governo, che stiamo attuando», ha spiegato Szijjártó nei giorni scorsi.

Secondo Budapest, non è un mistero, l’Amministrazione Biden degli Stati Uniti sta esercitando una pressione costante sull'Ungheria, i finanziamenti per condizionarne l’esito elettorale e promuovere le proteste di piazza, sono note e dettagliate. Il 13 marzo ancora una volta il Ministro degli esteri di Budapest è dovuto intervenire per rispondere alle accuse del consigliere per la sicurezza dell’Amministrazione Biden Jake Sullivan che si era rifiutato di ritrattare le affermazioni infondate del presidente Joe Biden secondo cui il primo ministro ungherese «vuole una dittatura» nel suo paese, ricordando come l’Ungheria sia orgogliosamente il paese del «niente guerre, niente gender, niente migrazioni!». Il 14 marzo l’ulteriore colpo di scena, sincronizzato con la decisione del Parlamento europeo di denunciare la Commissione per la deliberazione di pagare i debiti, ovvero inviare i ritardati fondi post Covid all’Ungheria.

L'ambasciatore statunitense a Budapest David Pressman, già noto per il suo esplicito sostegno alle opposizioni politiche e alle lobby Lgbti ungheresi, ha pronunciato un lungo discorso in occasione del 25° anniversario dell'adesione dell'Ungheria alla Nato. Ha sottolineato più volte che gli Stati Uniti sono per il dialogo e la cooperazione ma, non riuscendo in questo dialogo con il governo Orban gli Stati Uniti «agiscono perché questo è tutto ciò che il governo Orban capisce». Agiscono autonomamente in un paese democratico? Il luogo scelto per il discorso è stato il segno e l’emblematica  risposta: era l'ex edificio della Ceu, università centro europea di George Soros a Budapest, trasferitasi a Vienna dopo il contenzioso con Orban. Messaggio chiarissimo ed indegno dell’ambasciatore Usa che ha accusato Orban ed il suo governo di sequestro dei mass-media, corruzione e di tentativi di smantellare lo Stato di diritto, e «retorica selvaggia…per incitare la passione o accendere una base elettorale, con messaggi anti-americani pericolosamente sgangherati». [Ndr. ieri 15 marzo il testo del discorso non era stranamente più disponibile sul sito della Ambasciata Usa a Budapest].

In un sincronismo perfetto, inquietante segno di sudditanza e obbedienza dei politici europei ai voleri dei Democratici Usa e della galassia di organizzazioni legate a Soros, la decisione della Presidente del Parlamento europeo, a seguito della riunione dei capigruppo di giovedì 14 marzo, di avviare un'azione legale davanti alla Corte di giustizia, contro le altre istituzioni europee dopo la decisione di sbloccare i 10,2 miliardi di euro di fondi di coesione per l'Ungheria.

La risposta di Orban alle minacce e alle interferenze? Ieri nel suo discorso in occasione della festa nazionale per commemorare la rivoluzione ungherese del 1848 contro il dominio asburgico, Orban ha ribadito la volontà di pace e si è scagliato contro l’Ue e ricordato che i «popoli d'Europa oggi temono che Bruxelles gli tolga la libertà... Se vogliamo difendere la libertà e la sovranità dell'Ungheria, non abbiamo altra scelta che occupare Bruxelles».