Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
San Guido Maria Conforti a cura di Ermes Dovico
RELAZIONI TESE

"Ue vassalla degli Usa", Macron pone il problema

Ascolta la versione audio dell'articolo

I concetti espressi dal presidente francese dopo la visita a Pechino sono un caso. Prendere una distanza dagli Stati Uniti pur mantenendo l'alleanza, è la sfida lanciata da Macron, perché gli interessi politici ed economici dell'Europa non coincidono con quelli americani. Una questione che è giusto porre.

Esteri 13_04_2023
Macron a Pechino durante l'incontro con Xi Jinpeng

Se si escludono quelle da Pechino, le reazioni alle recenti dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron circa la necessità che l’Europa assuma un profilo strategico autonomo dagli Stati Uniti sono state tutte critiche. L'Europa deve ridurre la sua dipendenza dagli Stati Uniti ed evitare di essere trascinata in uno scontro tra Cina e Stati Uniti su Taiwan, aveva detto il 10 aprile rientrando dalla visita di tre giorni in Cina. Parlando con Politico e due giornalisti francesi, Macron ha invitato gli europei a non essere "vassalli" degli USA e ribadito la necessità di "autonomia strategica" per l'Europa per diventare una "terza superpotenza".

Per il presidente francese "dobbiamo essere chiari su dove le nostre opinioni si sovrappongono a quelle degli Stati Uniti, che si tratti di Ucraina, relazioni con la Cina o sanzioni, abbiamo una strategia europea. Non vogliamo entrare in una logica blocco contro blocco", ha aggiunto, dicendo che l'Europa "non deve lasciarsi prendere da un disordine del mondo e da crisi che non sono le nostre".
L'isola di Taiwan è solo una delle aree che rischiano "un'accelerazione delle tensioni" tra Cina e Stati Uniti e se il confronto si intensifica troppo rapidamente, gli europei "non avranno il tempo o le risorse per finanziare la propria autonomia strategica e diventeranno vassalli, mentre possiamo costruire un terzo polo se abbiamo qualche anno di tempo", ha aggiunto sostenendo che l'Europa deve ridurre la sua dipendenza dagli Stati Uniti ed evitare di essere trascinata in uno scontro tra Cina e Stati Uniti su Taiwan.

Concetti non nuovi per la Francia (fin dai tempi di Charles De Gaulle) né per Macron che due anni or sono aveva definito la NATO in stato di “morte cerebrale” e non c’è dubbio che tutte le iniziative assunte da Parigi per dare dignità di potenza all’Europa abbiano come cardine la guida di Parigi, peraltro unica potenza nucleare europea.

Eppure Macron pone temi concreti ed è stato l’unico leader europeo a cercare l’anno scorso un dialogo con Mosca per risolvere la guerra in Ucraina, tentativo riproposto a Pechino ma bocciato dal Cremlino che non perdona alla Francia (e ad altre nazioni europee) il pesante sostegno militare offerto all’Ucraina.

Il valore strategico delle dichiarazioni di Macron è del resto confermato dalla massa di critiche che hanno sollevato. Molti esponenti politici statunitensi hanno mostrato irritazione: accusano Parigi (e l’Europa) di aver sempre avuto bisogno degli USA per la sua difesa e a conferma che ogni rigurgito di autonomia dell’Europa innervosisce gli americani di ogni colore politico sono giunti i commenti di Donald Trump: “Macron è un mio amico, ma ora lecca i piedi alla Cina” (letteralmente “kiss the ass”) .

Critiche anche dalla Germania, il cui governo è forse tra i più allineati agli Stati Uniti avendo “digerito” senza alcun accenno critico persino la distruzione dei gasdotti Nord Stream del Mar Baltico (forse il più grave attacco strategico alla Germania dal 1945) di cui non è certo possibile accusare la Russia.
Norbert Röttgen (CDU), ha scritto su Twitter che “Macron è riuscito a trasformare il suo viaggio in un disastro di politica estera per l'Europa. Un attacco a Taiwan diventa tanto più probabile quanto più Xi crede che l'Europa rimarrà neutrale in un simile conflitto. Ma non siamo neutrali". E sulla stessa linea si sono espressi il segretario generale dell'FDP, Bijan Djir-Sarai, Metin Hakverdi dell’SPD e il presidente del Partito Popolare Europeo (PPE), Manfred Weber.

Fonti dell’Eliseo hanno specificato meglio il pensiero di Macron. “Il presidente ha spesso detto che la Francia non è equidistante tra gli Stati Uniti e la Cina. Gli Stati Uniti sono i nostri alleati, condividiamo valori comuni. La Cina è al tempo stesso un partner, un concorrente e un rivale sistemico”. Con Pechino "desideriamo costruire un'agenda comune per ridurre le tensioni e trattare le grandi questioni globali e internazionali".

Il tema del confronto con la Cina per la crisi di Taiwan meriterebbe in realtà valutazioni che vadano al di là degli slogan e dei finti moralismi, dal momento che le nazioni occidentali che si dichiarano pronte a difendere “l’isola – stato” del Pacifico neppure la riconoscono a livello diplomatico considerato che americani ed europei (come quasi tutto il mondo e persino le Nazioni Unite) riconoscono come “unica Cina” quella di Pechino.

Macron del resto non ha sollevato il problema solo della postura strategica dell’Europa ma anche di quella economica. "Lavoriamo per condizioni di concorrenza eque per le nostre aziende, per il rispetto da parte dei paesi terzi di standard ambiziosi e valori universali. Un'Europa che difende i propri interessi e i propri valori, mantiene il controllo del proprio destino, crea posti di lavoro, completa con successo la transizione climatica, questo è ciò che stiamo costruendo".

A difesa di Macron si è espresso non a caso il ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire. “Il presidente ha perfettamente ragione nel reclamare l'indipendenza e la sovranità europea come fa dal 2017.  (…) Vogliamo costruire l'indipendenza dell'Europa, rafforzarla. Noi scegliamo la voce del dialogo. Non è preferibile rispetto ad una logica dello scontro? Pensate che l'Europa, che deve già far fronte al conflitto in Ucraina, e il mondo abbiano bisogno di un altro conflitto? No. Quello che ha detto il presidente è necessario: dobbiamo costruire l'indipendenza europea", sottolinea Le Maire. "Sui temi economici, finanziari e geopolitici l'Europa deve avere il proprio pensiero strategico. È alleata dagli Usa ma non ha necessariamente lo stesso pensiero strategico degli Stati Uniti. Pensate che gli Usa, sui temi economici si chiedano quali saranno gli impatti per l'Europa della loro Inflation Reduction Act quando decidono di rafforzare gli interessi economici Usa e sovvenzionare la loro industria? No. Siamo noi che dobbiamo imparare a difendere i nostri interessi".

Un riferimento, quello alla legge USA contro l’inflazione, di cui si parla poco ma che incoraggia le aziende europee a trasferirsi oltre oceano, attratte da condizioni fiscali favorevoli ed energia a buon mercato. Una vera pugnalata alle spalle se si considera che è dal 2014 che gli “alleati” americani premevano sull’Europa affinché rinunciasse al gas russo che affluiva in grande quantità e a prezzo conveniente.

A sostegno di Macron si è schierata ovviamente anche Pechino. Ma di certo questo non aiuterà Macron a trovare appoggi tra le nazioni d’Europa. Eppure solo 18 mesi or sono, dopo la fuga da Kabul di USA e alleati, tutti in Europa sostenevano la necessità di una piena autonomia strategica dagli Stati Uniti. La guerra in Ucraina ha intimidito tutti in Europa e oggi si parla di “Difesa europea integrata nella NATO”.

Se Macron rischia quindi di restare isolato in Occidente e di perseguire il progetto di un’Europa a leadership francese (in una fase di evidente declino della Germania) su cui nessuno sembra voler investire, dall’altro gli va riconosciuto di essere l’unico leader europeo ad avere il coraggio di porre la questione dell’autonomia strategica del Vecchio Continente. Piaccia o meno, pur con tutti i suoi limiti e le ombre che caratterizzano il suo mandato presidenziale, Macron appare oggi come l’unico statista rimasto in Europa.