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Il punto sulla guerra

Ucraina, i russi avanzano. E Macron soffia sul fuoco

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Mentre i soldati russi continuano ad avanzare in Ucraina, Macron rilancia l’idea di inviare truppe a sostegno di Kiev. Ma gli alleati della Nato sembrano non appoggiare l’idea. E anche nell’alta finanza emerge sfiducia verso una vittoria ucraina.

Esteri 07_05_2024
Villaggio di Ocheretyne distrutto (foto Kherson/Green via AP via LaPresse)

La situazione sul campo di battaglia peggiora di giorno in giorno per le truppe ucraine e il presidente francese Emmanuel Macron ne approfitta per rilanciare l’idea dell’invio di truppe francesi e della Nato in Ucraina. Ma questa volta il suo reiterato appello non sembra aver raccolto adesioni entusiastiche (soprattutto in Italia), benché tra gli alleati ci si interroghi su come affrontare un improvviso crollo del fronte ucraino.

Nelle settimane scorse circolavano voci di un reggimento francese pronto a partire e qualche indiscrezione riferiva di truppe francesi nell’area di Odessa. Nulla di confermato se non la presenza (ormai da quasi due anni) di qualche migliaio di combattenti stranieri, perlopiù provenienti da Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna e Georgia, inquadrati nella Legione Internazionale, ai quali si aggiungerebbero circa 6-7 mila militari della Nato (secondo la russa Foundation to Battle Injustice 2.500 americani, 1.900 canadesi, 1.100 britannici e circa 700 francesi) che avrebbero compiti di consulenza, addestramento, incarichi nei comandi ucraini e forse anche operativi.

Già in passato erano emerse voci di diverse perdite tra i consiglieri militari alleati dovute ai bombardamenti missilistici russi su centri di comando e controllo. In ogni caso, di reggimenti francesi sui fronti ucraini ancora non se ne sono visti, nonostante Macron abbia detto in una intervista all’Economist che «nulla può essere escluso». Sabato l’ex sottosegretario alla Difesa, Stephen Bryen, ha affermato su Asia Times che la Francia ha già inviato un centinaio di militari del 3° Reggimento fanteria della Legione Straniera a Slovyansk, nella regione di Donetsk, e intende rafforzare tale contingente portandolo a circa 1.500 uomini. Notizie, certo, da verificare ma l’idea di Macron prevede che se i russi dovessero sfondare le linee del fronte e se ci fosse una richiesta ucraina in tal senso, «dovremmo legittimamente porci la domanda» circa l’invio di truppe della Nato.

L’interventismo di Macron sembra puntare a far guadagnare alla Francia la leadership militare continentale, forte anche del fatto che solo Parigi possiede un deterrente nucleare. Bryen sostiene che il presidente francese cerchi di distrarre l’attenzione dalla disfatta rimediata da Parigi nel Sahel sotto la sua presidenza, con le truppe francesi cacciate da Centrafrica, Mali, Niger e Burkina Faso. Inoltre, mentre la Nato si interroga su come gestire un possibile tracollo dell’Ucraina, appare chiaro che inviare altri consiglieri militari o 1.500 combattenti non cambierebbe le sorti della guerra.

A ovest di Avdiivka l’avanzata russa ha già determinato lo sfondamento delle linee ucraine. Kiev ha fatto trapelare che si è trattato di un disguido durante l’avvicendamento dei reparti in prima linea: quelli presenti si sarebbero ritirati prima dell’arrivo dei rimpiazzi, ma chi ha esperienza di zone di guerra sa che questo non accade mai: anzi, chi è sul campo passa le consegne ai nuovi arrivati prima di ritirarsi. Se gli ucraini hanno abbandonato le loro postazioni non è per un fraintendimento, ma perché alcuni reparti sono sbandati.

Negli ultimi giorni i russi hanno sfondato le linee nemiche nella regione di Donetsk, prendendo Ocheretyne e Berdychi. A ovest di Bakhmut i russi hanno raggiunto i sobborghi di Chasov Yar, dove gli ucraini difendono con poche truppe e munizioni posizioni sempre più esposte al devastante fuoco aereo e d’artiglieria nemico. La caduta della cittadina, dove restano secondo fonti ucraine meno di 700 dei 12.000 abitanti, aprirebbe ai russi la strada verso Kramatorsk e la conquista completa della regione di Donetsk. Più a sud, i russi hanno conquistato Paraskovievka nell’area di Ugledar e hanno ripreso il controllo di Robotino. A nord, nella regione di Karkhiv, i russi sono entrati a Kislovka continuando le operazioni per circondare la roccaforte di Kupyansk.

Una recente analisi del Wall Street Journal evidenzia il rischio di collasso del fronte ucraino se dovesse continuare l’attuale pressione delle forze russe. Inoltre, le retrovie ucraine vengono bersagliate costantemente dai russi che negli ultimi giorni hanno distrutto ampi depositi di armi e munizioni appena arrivate dall’Occidente presso tre aeroporti e i depositi postali di Odessa. Intanto, il governo di Kiev ha ammesso che circa la metà delle infrastrutture elettriche sono fuori uso, il che significa anche la paralisi di molte attività industriali legate allo sforzo bellico.

Tali attacchi in profondità con droni, bombe d’aereo e missili da crociera e balistici sembrano risultare sostenibili per tempi prolungati dai russi se rispondono al vero le valutazioni dell’Intelligence militare ucraina (Gur) che valuta la produzione russa in circa cento missili da crociera al mese con mille ordigni nei depositi pronti all’impiego. Secondo il direttore del think tank polacco Rochan, Konrad Muzyka, il punto più critico delle forze armate ucraine è la mancanza di uomini e anche con lo sblocco degli aiuti americani la situazione per le forze di Kiev continuerà a peggiorare almeno per i prossimi 3 mesi.

Il canale Telegram ucraino Resident (che con altri social è finito nel mirino della Presidenza ucraina che vorrebbe limitarne l’accesso), che è sempre ben informato sulle attività dello Stato maggiore di Kiev, ha reso noto che una simulazione ha evidenziato che per tenere il fronte occorrerebbe arruolare un milione di reclute entro il 2026 che andrebbero poi addestrate ed equipaggiate. Secondo alcuni alti ufficiali il minimo di personale da mobilitare è di 350.000 uomini: 100.000 per colmare le perdite, altrettanti per creare riserve e infine 150.000 per consentire il congedo definitivo a chi serve ininterrottamente dall’inizio della guerra. La nuova legge sulla mobilitazione che anticipa l’arruolamento a 25 anni sta aumentando diserzioni e le fughe di cittadini in età di arruolamento oltre confine al punto che unità dell’Esercito Territoriale sono state schierate alle frontiere con Polonia, Ungheria e Slovacchia per presidiarle.

Secondo la stessa fonte molte brigate sono già sottodimensionate del 40/50% e in alcuni settori vengono continuamente “bruciate” le riserve, rimpiazzando più volte le perdite subite in postazioni troppo esposte al fuoco dell’artiglieria e dell’aeronautica russa. A questo si aggiungono le indiscrezioni circa gli ordini impartiti dal presidente Volodymyr Zelensky di impedire ad ogni costo la caduta di Chasov Yar prima del 9 maggio, giorno in cui si tiene la Parata della Vittoria sulla Piazza Rossa a Mosca, che consentirebbe a Vladimir Putin di utilizzare la presa della roccaforte ucraina come trofeo.

Per chi, come Macron o il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dice che l’Ucraina «non deve perdere» la guerra e la Russia «non deve vincerla», il momento delle chiacchiere sembra essere quasi finito; anche se, al di là delle dichiarazioni roboanti, gli europei non avrebbero molti reparti né molti mezzi e soprattutto munizioni da mettere a disposizione. Forse anche per questo alcune nazioni dell’Europa orientale valutano, come chiesto da Kiev, di rimandare a forza in patria i maschi in età di arruolamento (25-60 anni) che avevano lasciato l’Ucraina all’inizio della guerra e finora accolti come rifugiati.

Anche Londra, pur bocciando l’idea di mandare truppe nelle trincee ucraine, sembra pronta ad alimentare ulteriormente l’escalation con Mosca, ora che il ministro degli Esteri David Cameron si è detto favorevole all’uso delle armi fornite dai britannici a Kiev per attaccare obiettivi all’interno della Russia, con un riferimento all’impiego dei missili da crociera Storm Shadow, forniti anche dall’Italia.

Finora l’impiego delle armi fornite dall’Occidente è stato limitato dagli ucraini a obiettivi in Crimea o in altri territori ucraini occupati. Un ulteriore elemento si aggiunge alle difficoltà di Kiev. Come ha raccontato sabato il Wall Street Journal, i grandi creditori privati dell'Ucraina, tra cui grandi fondi d’investimento statunitensi quali BlackRock e Pimco, stanno «perdendo la pazienza» e premono affinché l’Ucraina riprenda i pagamenti degli interessi sul debito pubblico pari a circa 500 milioni di dollari annui. Un altro indicatore della scarsa fiducia, anche nel mondo della finanza, circa le possibilità ucraine di vincere la guerra.



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