Triptorelina, l’errore del CNB: non escludere il “cambio” di sesso
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Il Comitato nazionale per la bioetica auspica «di limitare al massimo l’uso» della triptorelina per trattare la “disforia di genere”, ma non esclude sperimentazioni. E nulla dice sul fatto che “cambiare” sesso è azione intrinsecamente malvagia. L’equilibrismo dei membri cattolici.
La triptorelina è un farmaco usato principalmente come antitumorale. Nel suo uso off label, ossia al di fuori delle prescrizioni contenute nel bugiardino, viene adoperato in molti Paesi occidentali come un bloccante della pubertà nei minori che soffrono della cosiddetta disforia di genere. In tal modo, così si afferma, il minore rimarrà in un limbo sessuale e potrà decidere a quale sesso appartenere – ma, obiettiamo noi, senza la maturazione fisica viene a mancare un elemento determinante della maturazione psicologica – e inoltre si potrà intervenire chirurgicamente e con le terapie ormonali in modo più efficace.
Nel 2018 l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) aveva chiesto un parere al Comitato nazionale per la bioetica (CNB), organo consultivo della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sull’eticità dell’uso di questo preparato sui minori affetti da disturbi psicologici relativi alla propria identità sessuale. Il CNB, pur rilevando alcune criticità, espresse parere favorevole. E dunque la triptorelina finì nell’elenco dei farmaci rimborsabili (clicca qui per un approfondimento).
In seguito, anche il ministro della Salute chiese un parere al CNB su questo preparato. La risposta è stata pubblicata due giorni fa ed è stata approvata da ampia maggioranza dei suoi membri. Il CNB, in buona sostanza, così si esprime sul tema triptorelina: «Il CNB evidenzia l’insufficienza dei dati scientifici sull’uso dei bloccanti della pubertà e la necessità di irrobustirli, ribadendo l’esigenza, evidenziata nella letteratura scientifica di più settori, di ulteriori sperimentazioni. In particolare, è stato sottolineato come sia importante individuare con chiarezza tutti gli esiti (outcome) della sperimentazione, focalizzandosi sia sugli aspetti psicologici e cognitivi, sia su quelli legati allo sviluppo fisico, nonché sulle relazioni fra i primi e i secondi. […] Il Comitato, che già nel parere del 2018 aveva suggerito la promozione di studi di sicurezza, efficacia e di follow up, sottolinea la necessità che il Ministero della Salute si faccia carico di finanziare studi indipendenti finalizzati a ottenere dati dirimenti sull’efficacia e sui rischi della somministrazione del farmaco. […] In conclusione, considerata l’incertezza sul rapporto rischi/benefici del blocco della pubertà con triptorelina, il CNB auspica che le prescrizioni avvengano solo nell’ambito delle sperimentazioni promosse dal Ministero della Salute e che i pazienti aderiscano ad esse».
In sintesi il CNB non esclude l’uso di questo preparato – sebbene auspichi «di limitare al massimo l’uso del farmaco» – bensì chiede che si compiano maggiori approfondimenti tramite sperimentazioni sulla sua efficacia, ossia sul rapporto rischi-benefici, dato che in letteratura sono emerse gravi criticità tanto da spingere Regno Unito, Svezia, Finlandia e Norvegia ad impedirne o a limitarne l’uso. Dunque il CNB accoglie implicitamente il principio della bontà della transessualità, dato che appunto non esclude l’uso di un preparato da usarsi per il “cambio” di sesso nei minori, posto che sia sicuro. Il CNB, composto da molti membri di area cattolica, sposa quindi un’etica utilitarista – lecito l’uso del preparato se efficace – e non un’etica ontologicamente fondata sulla dignità della persona, etica che esclude sempre e comunque la scelta del “cambio” di sesso perché azione intrinsecamente malvagia (clicca qui per un approfondimento), escludendo quindi e altresì la stessa triptorelina, anche se sicura ed efficace.
I membri del CNB tentano di anticipare quest’ultima critica con la seguente giustificazione: «Nella risposta, il CNB si è […] limitato a valutazioni riguardanti l’utilizzo di questo specifico farmaco, decidendo di non avviare in questa sede una riflessione filosofica e bioetica sul genere nonché sulle scelte e sui percorsi di transizione». La nostra risposta: in primo luogo, quando al CNB si chiede un parere su un certo argomento, la risposta deve essere la più completa possibile e soprattutto, come in questo caso, deve riguardare le premesse morali che stanno a monte di alcune scelte, i principi etici che guidano le condotte, al di là degli effetti concreti positivi o negativi che generano queste scelte. Ricorriamo ad un esempio: è come se al CNB avessero chiesto un parere sull’infibulazione e il Comitato si fosse limitato a chiedere maggiori prove sull’efficacia clinica di questa operazione, non spendendo una parola sull’offesa alla dignità della donna arrecata da simile pratica e quindi eludendo il vero problema che sta a monte e che è di carattere antropologico.
In secondo luogo, non è vero che il CNB non si è espresso sul tema del genere e «sulle scelte e sui percorsi di transizione». Si è espresso eccome, seppur implicitamente. Infatti, come appuntato sopra, se il CNB chiede ulteriori verifiche sulla sicurezza della triptorelina ad uso “cambio” sesso, ciò vuol dire che non esclude che tale “cambio” di sesso sia moralmente lecito, posto che il preparato sia efficace e non comporti rischi. Inoltre, tale verifica non può essere separata dalla sperimentazione e infatti il CNB è esplicitamente a favore della sperimentazione del preparato, sperimentazione che si svolge sui giovani corpi dei minori. È dunque lo stesso CNB che spinge ad ulteriori usi della triptorelina, seppur sotto rigido controllo e seppur per scopi scientifici.
Cosa avrebbe dovuto fare allora un membro cattolico del CNB di fronte alla richiesta di un parere sulla triptorelina? Due cose. La prima si sostanzia in una richiesta di un approfondimento scientifico sull’efficacia del preparato, ma senza richiedere ulteriori sperimentazioni, bensì indicando la strada della ricognizione delle sperimentazioni già avvenute o che avverranno, stante il dissenso a tali sperimentazioni. Il secondo atto, doveroso per fugare qualsiasi dubbio sull’appoggio a questa pratica illecita, sarebbe stato quello di redigere una dichiarazione in cui si critica la transessualità – ossia la scelta di “cambiare” sesso – così come richiesto da Giovanni Paolo II nell’Evangelium vitae al n. 73 (il principio ivi espresso riguarda l’aborto e i parlamentari, ma è ovviamente estensibile a tutte le tematiche eticamente sensibili e ai ruoli apicali di diversa natura). Questo tipo di dichiarazione di voto è una soluzione permessa dal CNB che infatti è stata adottata nel parere attuale da molti membri.
Per quale motivo i membri di orientamento cattolico in seno al CNB non hanno voluto esprimersi sulla transessualità in quanto tale? Perché le tematiche gender e in particolare il fenomeno dei baby trans hanno una forte componente divisiva, accendono gli animi, creano polemiche, estremizzano le posizioni, eccetera. Hanno vinto dunque il compromesso, l’equilibrismo, il tatticismo e infine il pragmatismo. Ciò a voler dire che probabilmente si è ragionato nel modo seguente: ci viene chiesto un parere sulla triptorelina e siamo contrari al “cambiamento” di sesso nei minori. Per portarci a casa il risultato chiediamo solo un approfondimento, tramite sperimentazione, sul farmaco, certi che i risultati saranno pessimi. In tal modo casseremo la triptorelina e l’opzione “cambio” di sesso nei minori. Fine lodevole, ma ricercato per il tramite di mezzi non altrettanto lodevoli, come illustrato prima.
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