Contrari al “cambio di sesso” dei figli? Ve li sottraggono
Nella sola Londra, dove diversi municipi hanno rifiutato di rispondere, almeno tre bambini/adolescenti sono stati sottratti ai loro genitori nel 2018 dopo i litigi sorti per il desiderio dei primi di “cambiare” sesso. È una delle ricadute dell’ideologia transessualista, che nel Regno Unito (dove l’uso della triptorelina come blocca-pubertà è sempre più frequente) ha fatto crescere in 8 anni il numero di minori sessualmente confusi del 2.497%.
Mentre in Italia tiene banco il caso triptorelina e perfino in ambienti cattolici c’è chi apre al suo uso come farmaco blocca-pubertà (vedi l’intervento sul tema di Vatican News e la successiva inversione a U di Avvenire), le notizie che giungono dal Regno Unito confermano quanti danni faccia l’ideologia transessualista innanzitutto ai minori e al loro rapporto con la famiglia d’origine.
Nella sola Londra, considerando solo i dati dei municipi che hanno risposto alla richiesta informativa proveniente dal Sun, almeno tre bambini/adolescenti sono stati sottratti ai loro genitori nel 2018 dopo i litigi sorti per la volontà dei primi di “cambiare” sesso. Due di questi casi riguardano il municipio di Hillingdon, nella parte occidentale di Londra, dove ricade anche il municipio di Ealing, che si è rifiutato di specificare il numero preciso di figli strappati ai loro genitori, parlando di «meno di cinque» minori. Dunque, sommando i dati dei due borghi londinesi (il Sun riferisce solo che «non tutti i municipi hanno risposto» ma non specifica quanti, su 32 totali più la City, lo hanno fatto) il numero di casi oscilla da tre a sei in un solo anno, al netto della reticenza istituzionale.
I due municipi hanno negato che gli assistenti sociali siano intervenuti solo in relazione alla confusione sessuale dei minori. Così, secondo il resoconto del Daily Mail, si sono espresse le autorità di Hillingdon: «Nei due casi citati, i bambini non sono stati presi in custodia specificamente perché sono transgender. Nessun bambino è preso in custodia solo perché è transgender». Simile la dichiarazione del municipio di Ealing, che afferma di dover «tutelare la riservatezza delle persone interessate» e poi aggiunge: «Possiamo confermare che è stata fornita assistenza a giovani di età superiore ai 16 anni che ora sono adulti, a causa di preoccupazioni di sicurezza che non erano prevalentemente legate alla riassegnazione del genere».
Gira e rigira, per quanto la si voglia attenuare, ricorre la medesima causa - il desiderato e impossibile “cambiamento di sesso” - che nasce nella maggior parte dei casi da disturbi mentali causati dal mondo esterno nonché, come aveva rilevato uno studio (censurato) della ricercatrice americana Lisa Littman, dall’influsso dei pari e delle mode. Mode distruttive che sono conseguenza della propaganda Lgbt a cui le nuove generazioni vengono oggi sottoposte fin dalla più tenera età. Evidentemente questo dramma è in fase avanzata nel Regno Unito, dove l’uso della triptorelina come blocca-pubertà è sempre più comune e il numero di giovani confusi sulla propria identità sessuale ha assunto dimensioni da vero allarme.
Basti ricordare che in otto anni, dal 2009/2010 al 2017/2018, i minori che si sono rivolti al servizio sanitario britannico per ricevere trattamenti legati al “cambiamento di sesso” sono passati da 97 a 2.519, con un incremento complessivo del 2.497%, che schizza addirittura al +4.415% se si guarda al solo dato di bambine e ragazze (da 40 casi a 1.806). Solo nel 2017/2018 ci sono stati ben 45 casi del genere tra bambini di età compresa tra i 4 e i 6 anni (sebbene a quella età, riporta il Telegraph, non vengano dati farmaci); nello stesso periodo, a 800 minori, inclusi bambini di 10 anni, sono state fatte iniezioni per fermare la pubertà e ad alcuni sono stati anche dati ormoni dell’altro sesso. Come questo quotidiano aveva già riferito, la pazzesca impennata di minori sessualmente confusi ha spinto lo scorso settembre il ministro per le pari opportunità, Penny Mordaunt, a chiedere un’inchiesta per capire le cause del fenomeno. Nell’occasione è stato annunciato che si sarebbe approfondito il ruolo dei social network e dell’insegnamento (indottrinamento) nelle scuole delle tematiche legate al transessualismo.
Quel che è certo è che i genitori d’Oltremanica hanno seri motivi di preoccupazione, come ricorda anche il caso della madre delle Midlands che si è vista minacciare la sottrazione della figlia quattordicenne perché contraria all’idea che la ragazzina potesse distruggere il proprio corpo sano. E poi ci sono giudici compiacenti, come Michael Joseph Keehan (Alta Corte) che nel 2016 ha assecondato la richiesta di una minorenne che chiedeva di non dover informare i propri genitori adottivi su un suo possibile intervento di “rettificazione sessuale” perché loro continuavano a chiamarla con il suo vero nome.
Proprio perché è la stessa potestà genitoriale a essere sotto attacco, si è costituito il gruppo Transgender Trend, fondato da Stephanie Davies-Arai, la quale spiega che «i genitori che vedono come vengono risucchiati i propri figli» in questo meccanismo infernale, e lottano per contrastarlo, «vengono puniti». Un esempio perfetto di mondo ed educazione alla rovescia, dove i genitori sono puniti dall’autorità statale perché provano a distogliere dal male i loro figli.
Nel quadro britannico di generale cedimento a un’ideologia che nega la Sapienza creatrice di Dio, perfino la Chiesa - oggi gravemente infiltrata dalla lobby gay - mostra le sue mancanze, culminate nell’incredibile messaggio di sostegno dello scorso 20 novembre al Transgender day of remembrance («Giorno della memoria transgender»), pubblicato sul profilo Twitter della Conferenza episcopale dell’Inghilterra e del Galles, nel giorno dedicato alla memoria di un re e martire inglese come sant’Edmondo.