Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
HONG KONG-CINA

Tienanmen è sempre davanti a noi

Il sacrificio dei giovani che 32 anni fa morirono per la libertà e la democrazia in Cina è più che mai attuale. Finché il regime non riconoscerà quel crimine, vuol dire che ritiene che sia giusto uccidere persone inermi in nome di un presunto "interesse generale". Ma noi non perdiamo la speranza. Ecco l'omelia del cardinale Joseph Zen pronunciata a Hong Kong lo scorso 4 giugno nella Messa per ricordare le vittime di piazza Tienanmen.

Ecclesia 08_06_2021 English Español
Mons. Joseph Zen

Sono trascorsi 32 anni dal 1989 al 2021. Avevo 57 anni, un giovane uomo anziano, quell’anno. Quelli che oggi sono 57-60enni, allora erano ventenni. Credo che abbiano dei ricordi molto vividi di quel che accadde nel giugno di quell’anno. Ma i giovani che adesso hanno vent’anni, possono solo ascoltare quel che viene raccontato da altri su un periodo della storia che sta per essere offuscato, col passare del tempo.

Oggi, fratelli e sorelle di 90, 60 e sotto i 30 anni di età, si radunano qui a partecipare a questa Santa Messa perché apparteniamo alla stessa famiglia, alla famiglia del popolo di Hong Kong, alla famiglia dei cattolici di Hong Kong, così come alla famiglia del popolo cinese e dell’umanità intera. Non possiamo sapere come i giornali, domani, etichetteranno il nostro incontro di questa sera. Per noi è una Messa di suffragio.

Prima di tutto, ricordiamoci di cosa sia una Messa di suffragio. Noi cattolici crediamo che, quando una persona muore, la sua vita viene giudicata in modo definitivo. Speriamo che tutti siano invitati ad entrare in Paradiso e godano della gloria eterna. Ma non possiamo escludere che alcuni abbiano perso questa grazia perché se ne sono esclusi. Ed anche coloro che sono qualificati per andare in Paradiso possono aver bisogno di passare attraverso un percorso di purificazione. Questa è la nostra fede cattolica. Grazie alla penitenza, i peccati commessi in passato vengono perdonati. Ma ci possono essere alcune macchie e difetti che non sono stati completamente cancellati con le buone azioni. Devono essere purificati in una dolorosa attesa dopo la morte, prima che possano entrare nella vera grazia.

In questo percorso di purificazione, ricevono aiuto dall’intera Chiesa, perché la Chiesa è un corpo mistico. Noi custodiamo il tesoro di questo corpo mistico, possiamo contribuire con la preghiera e le azioni virtuose e possiamo ottenere grazie per aiutare i nostri fratelli e sorelle che devono completare questo doloroso percorso di purificazione.

La preghiera e le buone azioni non sono limitate nel tempo. Noi siamo convinti che questi fratelli e sorelle siano già in Paradiso, che le nostre offerte e preghiere di oggi li abbiano già aiutati quabdi ne avevano bisogno. Naturalmente l’aiuto non è limitato a coloro che sono battezzati, perché ogni persona onesta e di buon cuore appartiene al popolo di Dio.

Noi dedichiamo questa Messa di suffragio per ricordare i fratelli e le sorelle che hanno sacrificato le loro vite per la nostra libertà e democrazia in Piazza Tienanmen e nei viali circostanti, 32 anni fa. Ciò che essi chiedevano era un governo onesto. Ciò che desideravano era una Cina realmente forte. Sfortunatamente, essi hanno lasciato questo mondo con il marchio di infamia dei “rivoltosi”. Il loro sacrificio era per noi e noi abbracciamo le loro speranze irrealizzate: una società giusta e pacifica, un popolo rispettato dal governo, una Cina veramente grande e rispettata dal mondo.

Alcuni diranno: «I martiri sono già in Paradiso. Sono stati ricordati per 32 anni ed è sufficiente così». No, noi rispettiamo e amiamo veramente i martiri della patria, amiamo il nostro Paese, le nostre speranze non moriranno mai.

Questa settimana, nelle Messe, abbiamo letto il Libro di Tobia. Nella sua terra occupata, apprese un giorno che un suo compatriota era stato ucciso, il suo corpo esposto al mercato. Lo portò immediatamente a casa e lo seppellì dopo il tramonto. Sapeva che, facendolo, avrebbe rischiato la vita. Anche i suoi vicini lo deridevano: «Vale la pena di rischiare la vita per il rispetto di un cadavere?». Ma Tobia non permise che il corpo del defunto divenisse il pasto dei cani randagi. Allo stesso modo, non possiamo permettere che i nomi dei martiri siano insultati per sempre.

La Rivoluzione Culturale è stata giudicata ufficialmente. Nel 1981, la Sesta sessione plenaria dell’Undicesimo Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, è giunta alla conclusione che la Rivoluzione Culturale fosse una «lotta intestina provocata dagli errori di un leader … che ha portato a conseguenze catastrofiche per il Partito, lo Stato e l’intero popolo» e che «la responsabilità principale per questo grave errore di “deviazionismo di sinistra” sia in effetti da attribuirsi al compagno Mao Zedong». Ebbene, non sarebbe ancor più semplice formulare una dichiarazione onesta anche per gli eventi del 4 giugno?

Ma se gli uomini al vertice, dopo 32 anni, non ascoltano ancora la voce del popolo, perché noi non dovremmo temere che ritengano ancora giusto, nel nome di un cosiddetto “interesse generale, uccidere giovani innocenti che amano il loro Paese? Allora, il 4 giugno, la tragedia non sta lentamente allontanandosi da noi, piuttosto sta, gradualmente, palesandosi di nuovo ai nostri occhi.

Noi rifiutiamo il pessimismo. Non perderemo la speranza. Mentre ricordiamo i nostri morti, le nostre preghiere chiedono anche al Signore di guidare i nostri uomini di governo sul sentiero di giustizia e pace. Possa la Vergine Maria, tutti i Santi e i Martiri della Cina intercedere per noi sull’altare di Dio.