Thérèse Coffey, una cattolica non salutista alla Sanità
Regno Unito, nel nuovo governo Truss, da ieri sotto il regno del sovrano Carlo III, i ruoli chiave di vice-premier e ministro alla Sanità sono stati assegnati a Thérèse Coffey. In Italia se ne sente parlare solo perché beve e fuma, quindi non è un esempio salutista. Ma il vero oggetto dello scandalo è la sua fede cattolica: è coerentemente pro-life.
Regno Unito, nel nuovo governo Truss, da ieri sotto il regno del sovrano Carlo III, i ruoli chiave di vice-premier e ministro alla Sanità sono stati assegnati a Thérèse Coffey. In Italia se ne sente parlare solo perché la nuova titolare del ministero per la salute pubblica degli inglesi, sovrappeso, è stata fotografata mentre fuma il sigaro, tenendo un bicchiere di vino in mano e con una maglietta chiazzata. Una posa abbastanza alla Churchill, che sicuramente vantava di bere e fumare molto più della neo-ministro (e nonostante tutto riuscì a sconfiggere il salutista e vegetariano Hitler). Ma il vero oggetto della polemica non è l’immagine e nemmeno l’esempio morale, bensì la sua religione: è una cattolica praticante e non si vergogna di esserlo, nemmeno quando deve votare.
Ultimamente la polemica è scoppiata sulla pillola abortiva che, nel corso della pandemia, è stata distribuita a domicilio e, con una legge ad hoc, continuerà ad esserlo. La Coffey, coerentemente, ha votato contro. Questo “no” ha subito suscitato aperti dubbi di associazioni mediche, come la British Pregnancy Advisory Service. La sua direttrice, Claire Murphy, ha dichiarato alla Bbc di essere “profondamente preoccupata” per la nomina di una cattolica alla guida della Sanità. Soprattutto invocando la solita dicotomia Scienza-Fede, ritiene che la Coffey abbia disobbedito “… al consiglio delle maggiori istituzioni mediche, compresi il Royal College of Obstetricians and Gynaecologists, il Royal College of Midwives e il Bma”. In pratica, “è molto preoccupante avere un ministro della Sanità che antepone il suo credo personale alla guida di esperti medici”.
La Coffey, che al contrario si ostina a seguire i principi, nel 2010 aveva proposto di introdurre limiti al diritto di aborto, chiedendo almeno di esaminare il quadro clinico mentale delle madri che chiedevano di interrompere la vita del nascituro. Nel 2012 aveva appoggiato la proposta di vietare l’aborto dopo le 12 settimane di gravidanza. L’attuale ministro della Sanità dichiara di rispettare la volontà della maggioranza parlamentare. Parla in termini che possono piacere anche a un progressista o ad un cattolico adulto. Ad esempio, commentando la sentenza negli Usa sull’aborto, ha dichiarato di preferire che le madri non abortiscano, ma anche di non condannare chi lo fa. E sulla legge in vigore in Inghilterra, “Non intendo revocare alcun suo aspetto”. Però, stando alle osservazioni che riceve, questo atteggiamento democratico non basta, perché, secondo i suoi critici, dovrebbe seguire “la scienza” e buttar via i principi “personali”.
La battaglia non riguarda solo l’aborto. Un altro tema fondamentale, soprattutto considerando gli ultimi casi di eutanasia infantile, è il fine vita. Anche qui, la Coffey ha coerentemente votato contro. A sette anni di distanza, dichiara che il voto contrario alla legge sul suicidio assistito, nel 2015, è stato il momento di maggior orgoglio della sua carriera.
Anche sul matrimonio omosessuale, la Coffey si è opposta in tutti i modi possibili. Nel 2013 ha votato contro la legge che istituiva le nozze gay, contro la maggioranza del suo stesso partito. È stata una delle 15 parlamentari che hanno chiesto di ritirare la legge, a causa delle troppe pressioni ricevute nel corso della votazione. “I principali partiti hanno proclamato la libertà di voto, ma abbiamo assistito a vari gradi di coercizione con minacce, ad esempio, sulla futura carriera politica di un deputato o sul ritiro del sostegno del partito alle successive elezioni”. “Purtroppo – lamentava la Coffey - la nostra capacità come parlamentari di opporci, emendare o controllare questo disegno di legge è stata fortemente limitata”.
Nel 2019, quando si è ripresentata di nuovo un'occasione di votare, questa volta per introdurre le nozze gay anche nell’Irlanda del Nord, la Coffey si è ancora una volta opposta.
Ora questa tenace e coerente cattolica praticante, sarà in una posizione chiave, quale è la Sanità, in un periodo a dir poco delicato. È in pericolo il diritto alla vita, non solo dei nascituri, ma anche degli ammalati. Il principio del “best interest”, in base al quale il “miglior interesse” dell’invalido è quello di morire, ha determinato la condanna a morte di bambini contro la volontà dei loro genitori, come dimostrano i casi di Alfie e Archie. Il nuovo ministro lo permetterà ancora? Potrà fare qualcosa per cambiare il sistema che si regge su burocrazie ospedaliere e magistratura? La lasceranno lavorare? Sembra difficile, ma intanto è lecito sperare. Almeno la nuova premier conservatrice ha nominato la persona giusta al posto giusto.