Talebani padroni dell'Afghanistan, un successo del Pakistan
Quale futuro attende l'Afghanistan, dopo la precipitosa ritirata degli occidentali e la vittoria-lampo delle milizie dei talebani? L'aeroporto di Kabul rimarrà aperto finché non saranno evacuati i civili occidentali e una minoranza di afgani. I talebani promettono tolleranza e non ingerenza nei territori dei vicini (Cina e Russia), ma forse è solo propaganda. Il Pakistan, tramite i suoi servizi segreti, si aggiudica la maggior vittoria: ha assistito l'offensiva talebana, organizzandola e infiltrando le truppe governative. Ora mirerà al controllo del prossimo governo islamico afgano.
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"Hanno vinto, ora i talebani tutelino gli afghani". L'ex presidente dell'Afghanistan spiega in un messaggio su Facebook di essere fuggito "per evitare un massacro" a cominciare dalla capitale Kabul. Ghani, sua moglie, il capo dello staff e il consigliere per la sicurezza nazionale sono arrivati a Tashkent, capitale dell'Uzbekistan. Sul palazzo presidenziale sventola la bandiera talebana, bianca con la shahada, la scritta in arabo della testimonianza su Dio: "Testimonio che non c'è nessun dio, al di fuori di Dio e testimonio che Maometto è il profeta di Dio".
L'Afghanistan tornerà al nome precedente all'arrivo degli americani nel 2001, Emirato Islamico dell'Afghanistan mentre i militari americani garantiranno il traffico aereo all'aeroporto di Kabul per facilitare le evacuazioni ma solo per qualche giorno, finchè il ponte aereo non sarà ultimsato. In una dichiarazione congiunta, il Pentagono e il Dipartimento di Stato hanno annunciato misure per garantire la sicurezza dello scalo afghano al fine di "consentire l'uscita sicura del personale statunitense e dei loro alleati dall'Afghanistan, in ambito civile e militare aereo. Nelle prossime 48 ore, avremo ampliato la nostra presenza di sicurezza a quasi 6.000 soldati, con una missione focalizzata esclusivamente sulla facilitazione di questi sforzi, e ci occuperemo del controllo del traffico aereo" all'aeroporto, afferma la nota.
Gli sviluppi futuri in Afghanistan dipenderanno però soprattutto dalle decisioni che verranno assunte in Pakistan, sponsor da sempre del movimento talebano e vero artefice politico e militare della “blitzkrieg” talebana che in una settimana ha travolto tutto l’Afghanistan. Mentre in Occidente c’è già chi guarda alla “svolta moderata” dei talebani a Kabul detto il portavoce dei talebani, Sohail Shaheen, in un'intervista alla CNN definisce "prematuro" dire chi saranno i nuovi membri dell'esecutivo, ma, ha aggiunto, ci saranno "figure note". "Quando diciamo un governo islamico inclusivo afghano significa che anche altri afghani partecipano al governo", ha affermato. Meglio però non farsi illusioni circa eventuali governi multipartitici inseriti in sistemi rappresentativi semi-democratici: i talebani hanno annunciato la proclamazione dell’Emirato, il che significa che ci sarà un capo del governo (l’emiro) e i suoi ministri. In tutte le città “liberate” dai talebani le autorità amministrative locali sono state destituite, le donne sono state cacciate dai posti di lavoro inclusi quelli pubblici e “invitate” e indossare il burqa.
La disponibilità dei talebani ad accettare che decine di migliaia di connazionali vengano evacuati dal ponte aereo americano e occidentale comporta due vantaggi: togliere di mezzo scomodi oppositori al regime della sharia e mostrare alla comunità internazionale un movimento talebano non più sanguinario. Aspetto indispensabile per far si che l’Emirato dell’Afghanistan ottenga di venire riconosciuto sul piano internazionale e per favorire i rapporti economici e commerciali. Russi e cinesi sono gli unici a non aver evacuato le ambasciate a Kabul ma non certo perché sono amici dei talebani. Mosca e Pechino si preparano da tempo al ritorno dei talebani a Kabul e hanno mantenuto rapporti nel tentativo di barattare una disponibilità agli scambi economici (la Cina ha alcune compagnie minerarie impegnate in Afghanistan) con l’impegno talebano a non soffiare sul fuoco del jihad nel Sinkiang cinese e nelle repubbliche asiatiche ex sovietiche (soprattutto Turkmenistan, Tagikistan e Uzbekistan). Quanto ci sia da fidarsi della parola dei talebani, la cui ideologia islamica considera una virtù mentire agli infedeli, lo dirà solo il tempo ma già ora è ben chiaro chi sia il vero vincitore dell’ultimo capitolo della guerra afghana.
Il Pakistan già domenica, mentre i talebani prendevano pacificamente Kabul, ha convocato a Islamabad, una delegazione di alto livello di oppositori dei talebani. Lo ha annunciato il rappresentante speciale del Pakistan per l'Afghanistan, Mohammad Sadiq. "Ho appena ricevuto una delegazione di alto livello tra cui Ulusi Jirga Mir Rehman Rehmani, Salah-ud-din Rabbani, Mohammad Yunus Qanooni, Ustad Mohammad Karim Khalili, Ahmad Zia Massoud, Ahmad Wali Massoud, Abdul Latif Pedram e Khalid Noor" per discutere "questioni di reciproco interesse”. Il Pakistan intende porre sotto la sua diretta influenza il nuovo governo afghano dominato dai talebani offrendo garanzie anche agli oppositori tagiki e uzbeki che in passato hanno condotto una lunga e fiera guerra contro gli il regime degli “studenti coranici”.
Islamabad ha pianificato da tempo con i servizi segreti militari (Inter Services Intelligence - ISI) la guerra-lampo da scatenare nell’imminenza del completamento del ritiro delle forze americane e alleate, rinforzando con propri combattenti provenienti dai reparti d’élite e dalle milizie tribali della Tribal Area pakistana le milizie talebane. Con tali forze gli attacchi talebani hanno potuto svilupparsi su più fronti contemporaneamente, aumentando la percezione presso le truppe governative di una indiscussa superiorità del nemico. Il Pakistan avrebbe inoltre fornito ai talebani un’ampia copertura d’intelligence che sembra aver visto protagonisti numerosi agenti dell’ISI infiltrati nei comandi militari afghani e nei governi provinciali con l’obiettivo di indurre i reparti a cedere le armi o a non opporre resistenza.
Sul piano politico e strategico la vittoria lampo dei talebani porta consistenti vantaggi al Pakistan che controllando l’Afghanistan si pone da un lato come interlocutore di grande rilevanza con Cina e Russia e dall’altro ha stroncato l’iniziativa imbastita dal presidente Ashraf Ghani con l’India, interessata a sostenerne anche militarmente il governo per contenere i talebani alleati del rivale pakistano. Con la caduta di Kabul inoltre l’ISI si è preso la sua vendetta nei confronti degli Stati Uniti per il blitz ad Abbottabad del 2011 in cui venne ucciso Osama bin Laden, effettuato dalle forze speciali americane in territorio pakistano senza informare i servizi d’intelligence di Islamabad.