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il caso

Stupri di massa: lo sgambetto di Musk imbarazza i laburisti inglesi

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Musk rivela il no del governo inglese all'istituzione di una commissione di inchiesta sugli stupri di massa islamici negli anni '90 e 2000 coperti dal paravento del multiculturalismo. E anche Starmer finisce sulla graticola per il suo passato, accusato di essere «complice degli stupri». 

Esteri 11_01_2025

Mercoledì sera, la Camera dei Comuni s’è vista costretta a votare un emendamento, inserito in extremis dal partito conservatore, al Children’s Wellbeing and Schools Bill, il disegno di legge laburista che introduce nuove disposizioni sulla tutela e il benessere dei minori, anche nelle scuole. Scopo dell’emendamento era invitare il governo ad istituire un’indagine nazionale sugli stupri di massa in Inghilterra. Quelli che coinvolsero lo Yorkshire, e non solo, quando una gang di islamici abusò sessualmente di bambine, a metà degli anni ’90 e gli anni dieci del 2000, protetta dal paravento del multiculturalismo che proibì ogni accusa.

La schiacciante maggioranza del partito laburista alla Camera ha respinto  però l’emendamento. I consiglieri di Oldham avevano votato a luglio per chiedere al Ministero dell’Interno un’indagine per dar voce alle vittime, a seguito di una revisione della Greater Manchester Combined Authority, commissionata nel 2019, e che ha trovato prove che il consiglio aveva fallito nei confronti delle bambine abusate.

Il 2 gennaio, un’agenzia di stampa parlamentare ha riportato il diniego del governo - appena sei mesi dopo - a istituire un’inchiesta nazionale.

La notizia, ignorata finanche dalla stampa inglese, non è però sfuggita ad Elon Musk. E dal suo X, ha ripreso il rifiuto di Jess Phillips, sottosegretario per “la Salvaguardia e la Violenza contro Donne e Ragazze” (sic), alla richiesta del Consiglio di Oldham (sobborgo di Manchester) per un’inchiesta governativa. Ha chiesto, allora, a re Carlo III di sciogliere il Parlamento; che il sottosegretario Jess Phillips sia arrestata, dopo averla definita «una creatura malvagia», - cosa che ha fatto anche il Daily Mail che, nel riportare il voto alla Camera, l’ha raccontata come «sprezzante e squilibrata»-; e ha accusato Starmer di essere «profondamente complice degli stupri».

I post hanno costretto il primo ministro inglese ad indire una conferenza stampa e a galvanizzare i Tory che, alla ripresa del parlamento dopo la pausa natalizia, hanno inserito un fuori programma che ora occupa metà dei tabloid nazionali. E se la sinistra inglese ha voluto comunque votare per bocciare l’inchiesta, è altrettanto vero che per la prima volta Sir Starmer ha aperto all’eventualità di un’inversione a U. 

È sempre interessante vedere una diga crollare. Senza Elon Musk, e i suoi dardi infuocati su Londra da oltre l’Atlantico, gli Stati Uniti, e parte d’Europa, non avrebbero scoperto lo scandalo britannico delle grooming gang (bande di adescatori sessuali), e la politica britannica non si sarebbe, improvvisamente, vista costretta affrontare qualcosa che ha trascorso un quarto di secolo a cercare di ignorare.

La polemica, che da circa una settimana imperversa sulla stampa estera, è tutta sull’ingerenza di Musk nella politica europea. Nessuno entra però nel merito. Anche perché non si tratta di tirar fuori una storia vecchia di dieci anni, come qualcuno tende a ripetere. Ma di cronaca quotidiana nel Regno Unito. A dicembre, il Centre for migration control ha dimostrato come lo scandalo delle gang di stranieri, soprattutto pakistani, che da anni abusano le minori nel Regno Unito, continua a portare alla luce altri dati inquietanti. 

Nei primi dieci mesi del 2024, oltre 9000 arresti per reati sessuali hanno coinvolto cittadini stranieri. Più di un quarto degli arresti per reati sessuali sono di stranieri che rappresentano solo il 9% dell’intera popolazione. Ciò significa che vengono arrestati per reati sessuali in misura 3,5 volte superiore ai britannici: nelle contee del North Yorkshire e del Dorset la percentuale di questo genere di reati commessi da stranieri è stata di oltre il 33%. 

«Nel Regno Unito, crimini gravi come lo stupro richiedono l’intervento del Crown Prosecution Service affinché la polizia possa incriminare i sospettati. Chi era a capo del CPS quando alle bande di stupratori era permesso di sfruttare le giovani ragazze senza affrontare la giustizia? Keir Starmer», ha scritto Musk in uno dei post sotto accusa. Keir Starmer, infatti, è stato direttore delle Public Prosecutions dal 2008 al 2013, anni in cui le famose grooming gangs, una volta scoperte, riuscivano ad operare lo stesso più indisturbate che mai. E che da procuratore generale avrebbe insabbiato più di un fascicolo non lo dice solo Musk. 

L’ex poliziotto Maggie Oliver, protagonista delle iniziali indagini a Manchester, si dimise, per esempio, in protesta di una gestione ipocrita dei fatti. E proprio in questi giorni ha di nuovo puntato il dito contro il primo ministro. Il CPS, allora supervisionato da Starmer, decise di non procedere con le accuse contro alcuni degli uomini coinvolti, ritenendo poco credibili le vittime perché alcoliste o drogate - sebbene si trattasse di bambine, anche undicenni. Evidentemente, all’epoca, il manifesto contro il patriarcato non era stato ancora redatto. 

Finora nel Paese non c’è mai stata un’indagine approfondita.

Il dibattito di queste ore, però, era già stato risvegliato da un editoriale sul Telegraph, dello scorso settembre, a firma dell’ex ministro dell’Interno tory, Suella Braverman. La politica d’origine indiana, nota per le sue bordate contro il terrorismo islamista, sottolineava il rifiuto inglese circa il problema, del presente, su gang e immigrazione. 

Qualcosa che fa eco al famoso, «l’Inghilterra ha un problema con i pakistani che violentano e sfruttano ragazzine bianche. L’ho detto. Ciò mi rende una razzista?». Era l’editoriale, del 2017, sulle pagine del Sun di Sarah Champion, ministro ombra di Corbyn per le donne e l’uguaglianza. Parole che le costarono la carriera politica:  accompagnata alla porta dall’allora leader dei laburisti per islamofobia.

Ed è strano che in tutta questa vicenda, finora, l’unica accusa che non è piovuta su Musk è proprio quella di islamofobia, forse per timore di dover raccontare la storia fino in fondo. Certamente gli va dato atto di aver rimesso al centro dell’agone politico una storia che non è vecchia, e che dopo i fatti del capodanno di Milano fa ancora più riflettere.

Le domande che adesso si fanno gli inglesi sono: si può dire che le bambine di Oxford ripetutamente drogate e violentate da uomini che hanno minacciato di ucciderle e le hanno marchiato i glutei con la ‘M’ di “Mohammed”, siano state semplicemente groomed - adescate?; è corretto continuare a parlare di asiatici