Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
Sant’Igino a cura di Ermes Dovico
la riflessione

Lo Stato li aiuta, ma la violenza degli islamisti di casa nostra aumenta

Ascolta la versione audio dell'articolo

Le ultime violenze di immigrati di seconda generazione o illegali. Per accoglierli è stato fatto tanto. Ma non è bastato a frenare un'ostilità alimentata dalla delegittimazione della propaganda che dipinge un'Italia razzista e fascista. 

Attualità 11_01_2025

In Svizzera dal 1° gennaio è in vigore una legge, approvata alla fine del 2024, che vieta di nascondere naso, occhi e bocca nei luoghi pubblici e in quelli privati aperti al pubblico. Il divieto è generale e quindi colpisce anche l’uso del niqab e del burqa, due tipi di velo islamico che nascondono l’intero corpo femminile, il primo lasciando visibili solo gli occhi e il secondo schermando anche gli occhi con una retìna. Ma i mass media italiani, che ne hanno parlato a lungo, per lo più hanno descritto e commentato la nuova legge chiamandola “anti-burqa”. Il risultato è stato di spostare l’attenzione più sul diritto o meno di un governo di intromettersi nella sfera religiosa che sui problemi di sicurezza e ordine pubblico, e questo proprio mentre la sensazione è che la situazione in Italia stia precipitando.

Quel che è successo in pochi giorni, tra la vigilia di Natale e la notte di Capodanno, lo prova. Il 24 dicembre a Bologna, Spoleto, Milano e Monfalcone sono stati arrestati cinque giovani di nazionalità pakistana, algerina e marocchina. L’accusa è di aver creato una associazione jihadista, ispirata ad al Qaeda e all’Isis, chiamata “Da’wa Italia” (“Chiamata alle armi Italia”), che aveva contatti internazionali ed era impegnata a fare proseliti. Poi la sera di Capodanno a Villa Verucchio un giovane egiziano, Muhammad Sitta, ha accoltellato quattro persone, per strada, prima di essere ucciso da un carabiniere contro il quale si era avventato gridando – così sostengono alcune agenzie di stampa sulla base dei filmati recuperati – la professione di fede islamica.

Era arrivato in Italia nel 2022, aveva chiesto asilo e gli era stata concessa, chissà a che titolo, protezione internazionale. Nelle stesse ore a Milano dei giovani nordafricani, convenuti come migliaia di loro connazionali in piazza del Duomo per far festa, sono stati ripresi mentre, il dito medio alzato, gridavano “vaffanculo Italia” e lanciavano insulti all’indirizzo della polizia. Nei filmati si vedono sventolare bandiere della Tunisia e palestinesi, si sentono cori che inneggiano alla Tunisia. Proprio in piazza del Duomo nel frattempo quattro studentesse belghe, dopo essere state circondate da decine di uomini nord africani, hanno subito aggressioni verbali e sessuali prima di riuscire a fatica a mettersi in salvo: una aggressione di gruppo simile al taharrush jama’i, la violenza collettiva pianificata di cui furono vittime diverse donne proprio a Milano la notte di San Silvestro del 2021.

I tre episodi di violenza, seppure diversi, hanno come elementi comuni l’identità degli esecutori, maschi di origine nord africana, e la loro giovane età. Si tratta di immigrati di seconda generazione, cioè nati in Italia o arrivati con i genitori da piccoli, e di immigrati illegali che hanno ottenuto di risiedere in Italia o sono in attesa di un permesso di soggiorno di cui hanno fatto richiesta dicendosi profughi in fuga. Per gli uni e gli altri, per metterli a loro agio, per farli sentire bene accolti in Italia è stato fatto tanto: quelli di seconda generazione, trattati a tutti gli effetti come i bambini e i ragazzi italiani, godono degli stessi diritti e usufruiscono degli stessi servizi; per quelli arrivati illegalmente esiste, tutto per loro, un articolato sistema di accoglienza che li assiste e se ne prende cura prevedendo, specie quando sono minorenni, ogni loro bisogno e necessità per tutto il tempo in cui la loro richiesta di asilo viene esaminata e anche dopo, nel caso ottengano protezione internazionale o un permesso speciale di soggiorno.

Eppure non è bastato. In Italia gli immigrati di seconda generazione e quelli illegali con permesso di soggiorno ormai sono centinaia di migliaia. L’interrogativo è quanti di loro provino nei confronti dell’Italia ostilità e disprezzo, alimentati dall’opera di delegittimazione svolta dalla propaganda antioccidentale e in particolare dalla rappresentazione di noi italiani come razzisti, fascisti, xenofobi che continuano a dare certe organizzazioni non governative, associazioni e personalità politiche; e quanti, tra quelli musulmani, siano tentati di aderire, per convinzione, ma anche per tornaconto, all’islam integralista, quello che chiede ai fedeli non solo di rispettare devotamente le prescrizioni religiose, ma anche di vigilare affinché gli altri musulmani le rispettino e di impegnarsi a sottomettere se necessario con la forza tutta l’umanità all’islam: «Bisogna combattere finché tutto il mondo non sarà diventato musulmano», spiegava uno dei componenti di Da’wa Italia alle persone che cercava di arruolare.

Ultimo, ma non meno importante quesito: chissà quanti intendono essere fedeli a oltranza alle istituzioni patriarcali delle società di origine che limitano le libertà personali e impongono, come legittime, violenze e discriminazioni inaccettabili per le nostre leggi e per la nostra morale. Ne sono vittime soprattutto, ma non solo, le donne, a volte persino più di quanto non succeda ormai nei paesi da cui provengono: come nel caso del Marocco, tra tutti gli stati islamici quello in cui già vige il diritto di famiglia più avanzato grazie alle riforme attuate nel 1993 e nel 2004, e nel quale si stanno discutendo nuovi emendamenti intesi a conferire ancora più diritti alle donne.