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USA

Stati e città vietano l’aborto: tornare indietro si può

Da circa tre anni la strategia dei pro life è diventata quella dei radicali: è così che in diversi Stati americani sono passate leggi che restringono fortemente l’omicidio in grembo o che addirittura lo vietano. Ora che poi la Corte Suprema dovrà pronunciarsi sulla norma del Mississippi i difensori della vita hanno messo la quinta, tanto che alcune città hanno approvato ordinanze che hanno costretto le cliniche della morte ad abbassare le saracinesche. Tutto è cominciato con la lotta frontale di Trump al colosso abortista Planned Parenthood. Una guerra che ha dimostrato che si può fare marcia indietro, smettendo di ragionare per compromessi.
- MA IN SPAGNA VIETANO ANCHE DI PREGARE DAVANTI ALLE CLINICHE di Luca Volontè

Attualità 04_06_2021

La strategia che i pro-life hanno adottato dal 2018, dopo che Trump ha cominciato la sua lotta frontale contro l’interpretazione progressista della Costituzione (nominando giudici fedeli a quella dei padri fondatori per cui la vita è un diritto inalienabile da proteggere in ogni suo stadio), ha davvero poco di democristiano.

Sono infatti tre anni che in diversi Stati americani sono passate leggi che vietano del tutto o che restringono fortemente l’aborto tanto che la loro attuazione praticamente li azzererebbe. Sono tutte norme rese però inapplicabili dai giudici locali che le hanno considerate contrarie alla sentenza Roe v. Wade della Corte Suprema che nel 1973 legalizzo l’aborto, ma che diventerebbero subito effettive nel momento in cui il pronunciamento fosse revisionato dalla Corte stessa. Come abbiamo già visto, la strategia radicale alla Marco Pannella di chiedere il massimo per ottenere pian piano tutto (finalmente qualcuno sta imparando dai figli delle tenebre) alla fine ha ripagato. Le leggi anti-abortiste passate a livello statale sono state infatti portare fino alla Corte Suprema che però aveva sempre deciso di non pronunciarsi in merito.

Nonostante ciò i politici pro life non hanno mollato, finché il mese scorso gli interpreti della Costituzione hanno deciso di esprimersi sulla legge varata dal Mississippi che vieta l’omicidio in grembo dopo la 15esima settimana, contraddicendo appunto la sentenza del 1973 che proibisce di impedirlo prima che il bambino possa sopravvivere autonomamente fuori dal grembo materno. La decisione ha prodotto ancora più entusiasmo, tanto che in pochi giorni sono state approvate altre norme. In New Hampshire, dove la legislazione sull’aborto è fra le più permissive, è stato presentato un disegno di legge che vieta gli aborti oltre le 24 settimane e che è passato alla Camera con 191 voti favorevoli e 160 contrari. Anche se questa norma non è in contrasto con la Roe v. Wade, poiché a questa epoca gestazionale diversi bambini sopravvivono fuori dal grembo materno, è chiaro che l’esempio di altri Stati ha portato i repubblicani ad osare di proporre restrizioni in un’area del Paese estremamente liberal.

La più grande vittoria è del Texas dove è passata una norma (House Bill 1280) che proibisce gli aborti a qualsiasi stadio della gravidanza e che attende solo di essere firmata dal governatore Greg Abbott. A seconda di come la Corte Suprema si pronuncerà la legge, che sarà sicuramente resa inapplicabile dalle corti locali, potrebbe vietare completamente gli aborti o comunque limitarli nella misura consentita dalla Corte Suprema se la Roe v. Wade fosse perlomeno ridimensionata. A questo punto coloro che praticheranno aborti illegali subirebbero sanzioni penali fino al carcere. Il disegno di legge è stato approvato con un sostegno bipartisan solo una settimana dopo che il Texas aveva già legiferato per vietare gli aborti dopo la sesta/settima settimana di gravidanza, quando il battito cardiaco del bambino è rilevabile.

Anche il governatore dell'Oklahoma, Kevin Stitt, ha firmato una legge che impedirebbe completamente l’omicidio in grembo una volta che la Corte Suprema si pronunciasse contro la Roe v. Wade: "Firmerò ogni atto legislativo pro-life che arriverà sulla mia scrivania", ha affermato Stitt che aveva già dato il via libera a una legge che aggiunge l’aborto ad alcune condotte sanitarie ritenute non professionali.

Sempre a maggio in Pennsylvania (dove l’omicidio in grembo è permesso fino al sesto mese), dopo l’approvazione del Comitato per la salute della Camera, è stato introdotto in parlamento un disegno di legge che vieta gli aborti una volta che il battito cardiaco del bambino è rilevabile (House Bill 904). Uno dei promotori della norma prima del voto ha affermato in aula: “Ora è il momento di far sentire la nostra voce e di ribaltare la situazione sull'omicidio di 61 milioni di bambini, di cui 31.000 all’anno sono uccisi in Pennsylvania”. Il Comitato per la salute della Camera ha anche approvato un disegno di legge che vieta l’aborto a causa della sindrome di Down (State House Bill 1500). Bisognerà vedere che accadrà dato che il governatore Tom Wolf è un abortista convinto che difficilmente firmerà leggi simili.

Gli altri Stati che hanno già approvato negli ultimi tre anni norme che praticamente metterebbero fine all’aborto sono con la South Carolina, la Georgia, il Kentucky, l’Iowa, il Missouri, North Dakota e il Tennessee, con gli americani sempre più favorevoli ad eliminare la pratica, come dimostrato da diversi sondaggi di Gallup, tanto che esistono già alcune città dove gli aborti sono completamente vietati. Fra queste, definite “Città santuario della vita”, la più recente è Libano, comune dell’Ohio, dove di fronte all’unanimità del consiglio comunale, favorevole ad un'ordinanza che bandisce totalmente l'aborto entro i confini cittadini, l’unico contrario si è dimesso per protesta. L'ordinanza riconosce che i bambini non nati sono esseri umani e prevede conseguenze legali per medici e sanitari che praticano l’aborto. A differenza delle “trigger law” statali, norme penali valide ma rese appunto inapplicabili dai giudici locali fino a pronunciamento della Corte Suprema, queste ordinanze di carattere civile sono immediatamente applicabili. A fare da apripista a questa azione che parte dal basso è stato sempre il Texas (con 28 “Città santuario della vita” fra cui Lubbock di 250 mila abitanti) dove alcune cliniche abortive sono state chiuse senza possibilità di vincere cause in tribunale. Altre due città si trovano in Nebraska, mentre quasi 40 Comuni americani stanno considerando di diventarlo.

Non si sa cosa avverrà quando la Corte Suprema si pronuncerà, ma certamente quanto sta accadendo dimostra che i parlamenti, se vogliono, possono vietare l’aborto. Certamente occorre una condizione, crederci senza compromessi, anziché continuare a sostenere che dopo oltre 40 anni tornare indietro è impossibile, sposando così la tesi progressista ma fasulla della storia per cui la libertà e l’intervento umano sarebbero inutili.