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l'ex ministro

Speranza bluffa: a contestarlo sono i vaccinati

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Non sono i no vax a contestare l'ex ministro Speranza tanto da fargli rinunciare alla corsa per la Regione Basilicata. Ma i danneggiati da vaccino che in questi anni ha disprezzato e che gli presentano un conto fatto di dolore e tragedie.

Editoriali 21_03_2024
Foto: ImagoEconomica

Non sono i no vax a minacciare – fino al punto da fargli rinunciare alla corsa per la Regione Basilicata – Roberto Speranza. Ma hanno un nome: vaccinati; e un cognome: danneggiati.

La ridicola pantomima con la quale l’ex ministro della Salute ha provato a giustificare la sua rinuncia alla corsa elettorale, già persa in partenza per governare la regione lucana, ha toccato il suo apice quando Speranza ha annunciato i motivi per i quali si è chiamato fuori dalla competizione: «Continuano incessanti le minacce di morte e gli insulti quotidiani da schegge della galassia no vax. Sono continue le istigazioni all’odio personale sui social e anche da parte di un pezzo limitato ma molto rumoroso del mondo editoriale. Questo clima, ulteriormente peggiorato da quando è stata annunciata la commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid, mi costringe ancora a vivere sotto scorta con tutto ciò che questo comporta per me e per i miei cari».

Detta così sembrerebbe che Speranza sia inseguito da frotte di invasati e pericolosi complottisti desiderosi di fargli pagare la gestione folle della pandemia, dai lockdown al green pass, fino alla campagna vaccinale di massa. Ma se così fosse, le forze dell’ordine avrebbero già messo fine da un pezzo a quelle che lui chiama minacce.

La verità è che Speranza negli ultimi tempi è stato oggetto di forti critiche non dalla galassia no vax, ma da tutti quei danneggiati da vaccino che l’ex ministro della Salute non solo non vuole riconoscere, ma disprezza a tal punto da addossargli la colpa di denigrare le magnifiche sorti della campagna vaccinale.

Chiamare no vax un danneggiato da vaccino, non è solo un controsenso logico, ma è un’aberrazione da stato totalitario, una negazione dell’umanesimo, uno schiaffo al dolore di migliaia di persone, le quali, di tutto possono essere rimproverate, tranne di essere no vax, perché, loro il vaccino lo hanno fatto. Solo che a differenza di altri, hanno pagato con la salute l’obbedienza cieca e assoluta di fronte all’inoculo che il ministero guidato da Speranza aveva imposto loro.

Tutto è nato con le presentazioni del suo libro sulla pandemia “Perché guariremo”. Andrea, un uomo paralizzato dopo il vaccino, lo ha interrotto nella sua Potenza sotto lo sguardo delle telecamere di Fuori dal Coro e lui non l’ha presa bene: lo ha prima ignorato e poi insultato.

Da quel giorno per l’esponente Dem è stato uno stillicidio di incontri spiacevoli: Pordenone, Forlì, San Benedetto del Tronto e come mostrato ieri sera da Fuori dal Coro, Perugia. Ovunque va, viene accolto da malati, non da pericolosi sovversivi, ma da danneggiati da vaccino che in questi due anni hanno tentato disperatamente di farsi ascoltare da un ministro – oggi ex - che non solo li ignora come fantasmi, ma continua a ripetere a macchinetta che «i vaccini hanno salvato la vita a milioni di persone». E quando qualcuno gli fa notare che non è così e che per lo meno, per migliaia di persone i vaccini sono stati una condanna, lui scrolla le spalle secondo copione, dicendo: «Hai firmato un consenso informato».

Come tutti gli eredi dell’ideologia comunista, anche Speranza ha un problema con la percezione della realtà: «Se i fatti non mi danno ragione, tanto peggio per i fatti». Per questo sente il bisogno di addossare la colpa al nemico politico numero uno, il “no vax”, sperando che possa reggere ancora il costrutto di una lotta di classe che ha mostrato tutta la sua falsità: di qua il potere, l’istituzione, il bene, che Speranza ha rappresentato durante la pandemia, e di là il sovversivo, l’agitatore, il male, il nemico di classe, che per comodità è stato chiamato prima “negazionista” e poi via via secondo i bisogni “no mask”, “no pass” fino al tanto temuto “no vax”.

Ma è un inganno e ora non può nascondersi dietro la protesta “no vax per eludere il conto che è arrivato, fatto di migliaia di danneggiati affetti da problemi di natura neurologica e cardiaca. Migliaia di vittime rimaste sul campo di guerra della retorica pandemista, ingannati, come tutti, sulla necessità di un preparato farmacologico che a loro ha fatto più male che bene, contraddicendo l’altra comoda narrazione dei benefici che superano i rischi.

Finché era al riparo della sua scrivania, Speranza poteva tenere a distanza le proteste che sono cominciare molto prima delle sue presentazioni librarie. E questo giornale – probabilmente nella compagna di quel «mondo editoriale limitato e rumoroso» al quale imputa un’istigazione all’odio, però inesistente – le ha raccontate tutte, sul nascere.

Ma una volta uscito dalla sua stanza e incontrata la gente, il popolo così tanto amato a sinistra, quello che ha sempre ragione, ecco che gli è piovuta addosso una gragnuola di segnalazioni, storie, testimonianze, dolori, drammi, tali da farlo incocciare contro una realtà che per anni non ha voluto vedere.

E chi si candida a guidare una regione non può permettersi di affrontare ogni giorno un confronto con chi vittima lo è davvero. Ecco il motivo per cui Speranza ha dovuto rinunciare: la sua difficoltà nell’affrontare la realtà, una realtà fatta di dolore, di tragedie e vite spezzate.

Che ancora oggi reclamano ascolto e cure, ma che ancora sono calpestate e umiliate da chi pensava di fare la storia e invece ha lasciato soltanto macerie con i suoi comportamenti omissivi e sprezzanti.



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