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IL CASO

Sinodo, lo scandalo dei fondi dalla Fondazione Ford

Un'altra vicenda imbarazzante emerge dal Sinodo: i generosi fondi che arrivano all'organismo dei vescovi brasiliani che si occupa di Amazzonia dalla Fondazione Ford, nota per il suo impegno per la promozione di aborto e contraccezione, nonché dell'agenda Lgbt. Soldi che, almeno in parte, sarebbero andati per l'organizzazione del Sinodo. Ma c'è di più e di peggio: da oltre 30 anni la Fondazione Ford finanzia progetti per sovvertire la dottrina della Chiesa su aborto e contraccezione, nonché per espellere la Santa Sede dall'Onu. Un processo di protestantizzazione che, guarda caso, è quello che viene spinto a questo Sinodo.
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Ecclesia 22_10_2019
Un momento del briefing quotidiano

Al Sinodo per l’Amazzonia, i briefing quotidiani delle 13.30 sono ormai diventati un appuntamento imperdibile: malgrado per il 90% del tempo siano la ripetizione noiosa di un copione già scritto, che prevede di parlare solo di diritti degli indigeni e di viri probati (con qualche puntata sulle donne diacono), arriva sempre la domanda di un giornalista che manda in crisi i relatori del briefing. E allora si assiste a grandi momenti di spettacolo surreale.

Oltre alla storia degli idoli pagani in Vaticano, una seconda questione molto grave è emersa in questi giorni, e riguarda i finanziamenti della Fondazione Ford agli organismi dei vescovi brasiliani che si occupano di Amazzonia e, di conseguenza all’organizzazione di questo Sinodo. La vicenda è stata originalmente tirata fuori da un giornalista brasiliano, Bernardo Küster, ma presentata al briefing da Edward Pentin, che poi ne ha scritto sul National Catholic Register.

In sintesi, i fatti sono questi: la Fondazione Ford – 13 miliardi di dollari di dotazione e 600 milioni annui di elargizioni - è una delle più potenti fondazioni americane, dedita soprattutto a finanziare progetti di “giustizia sociale”. In questo quadro, da molti anni la Fondazione Ford sta finanziando il Consiglio Missionario per i Popoli Indigeni (CIMI), organismo della Conferenza episcopale brasiliana e in cabina di regia del Sinodo, e altri due organismi pure presenti al Sinodo. Peraltro tutti questi organismi fanno parte del REPAM, la Rete panamazzonica che è stata punto di riferimento per l’organizzazione del Sinodo. In particolare il CIMI ha ricevuto dal 2010 dalla Fondazione Ford 739.269 dollari, mentre il Consiglio Indigeno di Roraima – sezione locale del CIMI – ha ricevuto 1.164.906 dollari dal 2006 al 2018. Le altre due organizzazioni finanziate dalla Fondazione Ford sono il Coordinamento per le Organizzazioni dei Popoli Indigeni del Bacino Amazzonico (COICA, 4.097.535 dal 2007 al 2018) e il Coordinamento delle Organizzazioni Indigene dell’Amazzonia Brasiliana (COIAB, 1.623.443 dollari dal 2010 al 2018).

Di tutti questi soldi si sa quasi nulla sul come sono stati spesi, ma la questione più importante sollevata da Pentin durante il briefing di giovedì scorso è che la Fondazione Ford è fortemente impegnata a finanziare progetti per la promozione di aborto e contraccezione, nonché dell’agenda Lgbt. Quindi, essendo presente al briefing l’arcivescovo di Porto Velho, Roque Paloschi, capo del CIMI, gli è stato chiesto se non trova imbarazzante che un organismo ecclesiale sia così ben finanziato da chi promuove aborto, controllo delle nascite e agenda Lgbt. La risposta di Paloschi è stata più che sconcertante. Non ha potuto smentire il finanziamento – anche perché è tutto nero su bianco sul sito della Fondazione – ma ha cominciato una lunga tiritera per dire che tutti i conti del CIMI, e anche i suoi personali, sono stati controllati anche dalle autorità e risulta tutto regolare. Peccato che nessuno gli avesse chiesto se per caso si era appropriato di soldi non suoi o se il CIMI avesse commesso irregolarità.

Così il giorno dopo, un’altra giornalista ha riproposto la domanda al vescovo di Roraima, Mario Antonio da Silva, il quale ha affermato che chiunque doni i soldi, la Chiesa li usa per difendere e promuovere la vita «di donne, di bambini, di donne incinte, di famiglie e degli anziani». A questo punto, non richiesto, è intervenuto visibilmente irritato Paolo Ruffini, il prefetto del Dicastero per la Comunicazione che, non contento delle magre figure che sta rimediando con il caso degli idoli pagani in Vaticano, ha pensato di aggiungerne un’altra: «Come cristiano e come cattolico – ha detto – penso che sia una cosa buona che il denaro vada per una buona causa». E poi, convinto di calare l’asso, dice rivolto alla collega: «Adesso chiedo a te: preferiresti che questi soldi della Fondazione Ford andassero per altri progetti, non cristiani?».

Allora, cominciamo proprio da qui: per quali progetti vanno esattamente questi fondi? Il punto è che né il CIMI né gli altri organismi lo dicono. Quindi, fidandoci del vescovo di Roraima, dobbiamo presumere che vadano comunque per difendere la vita, ovviamente in un’accezione molto ampia.

Ammettiamo pure che sia così, ma resta il problema sollevato da Pentin: la Fondazione Ford promuove attivamente aborto e contraccezione, è quantomeno imbarazzante scoprire che le attività della Chiesa siano tenute in vita da una tale Fondazione. Due milioni di dollari non sono spiccioli. Chiedersi come mai tutta questa generosità a favore degli organismi della Chiesa cattolica è il minimo, e non basta dire che c’è una convergenza sulla difesa dei diritti degli indigeni in Amazzonia. Non vale neanche l’obiezione che la Chiesa non ha mai guardato alle mani da cui provengono le offerte: qui non si tratta di criminali pentiti o di persone che donano in forma anonima per i più svariati motivi. Si tratta di una Fondazione con progetti ideologicamente indirizzati e in evidente contrasto con la dottrina della Chiesa.

Oltre all’inopportunità di dipendere per i propri progetti da chi attenta così gravemente alla vita, c’è anche una situazione di ricattabilità: se, poniamo il caso, la Fondazione Ford promuovesse in Amazzonia anche programmi di controllo delle nascite, sarebbero i vescovi e gli organismi cattolici così decisi a denunciarli visto che rischierebbero di dover dire addio a un bel po’ di soldi? Ma forse la domanda è addirittura ingenua: in realtà i vescovi che vediamo a capo di questi organismi fanno parte di quella cordata che contesta o ignora l’enciclica Humanae Vitae di Paolo VI, quindi magari non sono poi così contrari alla diffusione della contraccezione e non avrebbero comunque nulla da ridire sui programmi sostenuti dalla Fondazione Ford.

Però c’è qualcosa di peggio e di ancora più grave, che non è stato ancora detto con chiarezza. La Fondazione Ford e il suo presidente Darren Walker, oltre a finanziare aborto e contraccezione, investono anche contro la libertà religiosa e di coscienza. Non solo, fin dagli anni ’80 la Fondazione Ford ha finanziato programmi per sovvertire gli insegnamenti della Chiesa cattolica dal di dentro. In particolare si deve a questo organismo il rapido sviluppo del movimento chiamato Catholics for a Free Choice (Cattolici per la libera scelta, dal 2007 soltanto Catholics for Choice) che, pur sconfessato più volte dai vescovi americani, ha continuato a presentarsi come cattolico e a cercare di coagulare i movimenti dissenzienti all’interno della Chiesa per chiedere un cambiamento dottrinale in materia di aborto e contraccezione. Tra il 1982 e il 1994 la Fondazione Ford ha versato circa 2 milioni di dollari nelle casse dei Catholics for a Free Choice, il 25% di tutti gli introiti ricevuti. Ma negli anni successivi i versamenti sono aumentati ancora, mirati soprattutto a progetti rivolti ai Paesi dell’America Latina (e anche questo dovrebbe significare qualcosa), tradizionalmente i più fedeli nella difesa della vita: tra il 1996 e il 1998 i versamenti sono stati superiori ai 2 milioni di dollari. E ancora, tra il 2006 e il 2014, dalla Fondazione Ford sono stati riversati nelle casse dei Catholics for Choice (CFC) 2.650.000 dollari: in tutto questo periodo, i CFC hanno lanciato campagne di opinione tra i cattolici in chiave abortista, hanno fatto azione di lobby sui politici cattolici, mentre risale al 2000 la campagna See Change, volta a togliere alla Santa Sede lo status di Osservatore Permanente presso le Nazioni Unite: il motivo, come al solito, era il ruolo di oppositore che la Santa Sede assumeva di fronte ai tentativi di promuovere in sede di Nazioni Unite il diritto all’aborto. Negli ultimi anni i CFC hanno aggiunto anche la causa Lgbt fra le loro rivendicazioni, tanto per non farsi mancare nulla.

Abbiamo quindi non soltanto una Fondazione che sostiene la causa di aborto, contraccezione e Lgbt, ma che da oltre 30 anni finanzia generosamente il tentativo di sovvertire la dottrina della Chiesa su vita e famiglia favorendo un processo di protestantizzazione. E ora troviamo anche il suo contributo nell’organizzazione del Sinodo per l’Amazzonia che, guarda caso, nelle proposte su sacerdozio e ministeri va proprio nella direzione di una protestantizzazione della Chiesa.
Guarda, a volte, le coincidenze…