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Venerdì della Bussola

Sinodalità, la Babele che confonde la Chiesa

I punti critici del Sinodo sulla sinodalità, il metodo per favorire cambiamenti contrari all’insegnamento di sempre, le nuove prassi, la confusione sullo Spirito Santo e i nuovi “peccati”. Ecco i temi del videoincontro con Stefano Fontana.

Ecclesia 05_10_2024
Sinodo sulla sinodalità (Vatican Media/LaPresse, 4 ottore 2024)

Cosa si deve intendere concretamente per “sinodalità”? Quali i suoi punti critici? Cosa c’è all’origine dei nuovi “peccati” inventati in vista di questa seconda sessione del Sinodo sulla sinodalità? Attorno a questi e altri temi si è svolta la diretta di ieri dei Venerdì della Bussola, intitolata “La Babele sinodale” e condotta da Stefano Chiappalone. Ospite il direttore dell’Osservatorio Van Thuan, Stefano Fontana, firma ben nota ai lettori del nostro quotidiano.

«Una miccia accesa dentro la Chiesa», così Fontana definisce il processo sinodale in atto, richiamando in sintesi alcuni dei principali punti critici di questo Sinodo, già evidenti nella sessione dell’anno scorso (ottobre 2023). Primo, il concetto stesso di sinodalità «non è teologicamente chiarito». La sua definizione dovrebbe emergere, nelle intenzioni dei suoi promotori, durante o dopo il processo sinodale. Ma questo processo si pone, già in partenza, in rottura con la tradizione della Chiesa, come ricorda Fontana: «Non c’è nessuna relazione tra il Sinodo concepito da Paolo VI e questo nuovo Sinodo. Basti pensare solo al fatto che a questo nuovo Sinodo partecipano anche laici».

A questa trasformazione se ne lega un’altra, ossia «una concezione del popolo di Dio un po’ troppo orizzontale, intesa assemblearmente, com’è nella politica di oggi», nel solco di una democratizzazione della Chiesa. Ciò fa sì che le istanze provenienti dal «popolo di Dio» così inteso, che in realtà rappresenta solo gruppi particolari, finiscano per scavalcare dottrina, magistero e tradizione, con la conseguente confusione tra Chiesa docente e Chiesa discente. «Si è intaccata la struttura gerarchica della Chiesa. E poi questa fase sinodale è farcita continuamente di frasi-slogan che teologicamente sono veramente incomprensibili», osserva Fontana. Slogan del tipo: “conversione relazionale” e “conversazione dello Spirito”.

Oggi si vorrebbe fare della sinodalità una dimensione essenziale della Chiesa, ma fino a ieri – Benedetto XVI incluso – la stessa Chiesa ha sempre insegnato che la sinodalità non ha questa prerogativa. Piuttosto, la Sposa di Cristo è «una, santa, cattolica e apostolica», come professiamo nel Credo.

Allo stesso tempo, come nota Chiappalone, i fautori della sinodalità fanno leva su di essa a corrente alternata, portando avanti solo determinati temi e calandone altri ancora (nuovi e ingiustificati, vedi Fiducia supplicans) dall’alto. A questo proposito, Fontana sottolinea «il gioco di squadra allargato» che si sta facendo con questo Sinodo: da un lato, Francesco ha escluso dai lavori sinodali la trattazione di «alcuni temi scottanti», dalle donne-diacono al celibato dei sacerdoti; dall’altro ha affidato gli stessi temi a una commissione di teologi, che agiscono sia in autonomia che in sinergia con il Sinodo, aggiornandolo e ascoltandolo. Esemplare, spiega il direttore dell’Osservatorio Van Thuan, è il caso del diaconato femminile: da un lato, il Papa fa sapere che i tempi non sono ancora maturi (lasciando, di fatto, aperta la questione); dall’altro, un gruppo di teologi lavora per favorire il cambiamento, che – di questo passo – arriverà «in modo diluito» nel tempo. Una metodologia che Fontana giudica alla lunga «più efficace» e pericolosa di una dichiarazione dirompente diretta dello stesso Sinodo, perché fautrice di cambiamenti capaci di penetrare nel tessuto ecclesiale in modo più inavvertito e profondo.

All’origine della suddetta metodologia c’è l’idea di avviare processi, di cui abbiamo tanto sentito parlare durante questo pontificato. Nell’Instrumentum laboris per la seconda sessione del Sinodo sulla sinodalità, come aggiunge Fontana, «c’è un’impostazione molto procedurale», che prende le mosse dalle assemblee politiche contemporanee e perfino dall’organizzazione interna delle aziende: ora, questa proceduralità, che finisce per coincidere con la sinodalità, «sarà continuativa, consisterà in aprire nuovi processi», «prevalentemente senza affermazioni dottrinali». In concreto, questo significherà il progressivo radicamento di nuove prassi, di cui Fontana fa alcuni esempi: dalla liturgia interconfessionale alla presenza di sempre più donne sull’altare, fino alle conferenze di atei in chiesa.

Questi processi, come accennato, avranno una direzione prestabilita e univoca. Una direzione dettata da una precisa regia, come suggerisce il titolo della Bussola mensile di questo ottobre: “Il Sinodo soffia dove vogliono”. Del resto, Fontana ricorda che già le conclusioni del Sinodo sulla famiglia del 2014-2015, poi confluite nell’esortazione apostolica post-sinodale Amoris Laetitia, fossero «prestabilite». E dietro tutto questo cambiamento che sta sconvolgendo la Chiesa, c’è un’errata concezione riguardante la terza Persona della SS. Trinità, cioè l’idea secondo cui, sintetizza Fontana, «le maturazioni di consapevolezza dell’umanità rivelano i voleri dello Spirito Santo». In altre parole, si confonde lo Spirito Santo con quello che la Sacra Scrittura chiama spirito del mondo.

Ne sono prova anche i nuovi “peccati” inventati dai registi del Sinodo e per i quali si è chiesto perdono durante la cerimonia penitenziale dello scorso 1 ottobre, alla vigilia dell’inizio dei lavori di questa seconda sessione sulla sinodalità. Un’invenzione evidentemente preoccupante perché, come ricorda il direttore del Van Thuan, «i peccati sono stati indicati dalla Rivelazione, appartengono alla Tradizione della Chiesa. La Chiesa li ha addirittura elencati, li ha costantemente richiamati, ma non li ha mai cambiati, cioè non se n’è mai inventata di nuovi, corrispondenti ai tempi». E qui sta proprio l’altro dato preoccupante, ossia che «questi nuovi peccati sono presi dalle mode del tempo e spesso dalle mode imposte da chi detiene il potere nella società di oggi. Si pensi per esempio ai peccati contro l’ambiente, il clima, eccetera».

Interessanti anche i temi toccati a seguito delle domande degli spettatori, per cui rimandiamo alla visione del videoincontro. Con una certezza di fondo: sebbene certi “processi” in corso possano sconvolgere il fedele e richiedano da parte di ognuno una particolare prudenza per non deviare dalla retta via, bisogna rimanere nella Chiesa, continuando ad attingere ai sacramenti che essa sola amministra per la nostra salvezza.



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