Schegge di vangelo a cura di don Stefano Bimbi
LA NUOVA BARBARIE

Se Avvenire appoggia il "no cure ai non vaccinati"

Con un pezzo di cronaca dagli Stati Uniti, pieno di dati falsi e testimonianze farlocche, il giornale dei vescovi italiani dimostra tutta la sua simpatia per i medici che vorrebbero non curare i "non vaccinati".  È incredibile che i vescovi italiani si sentano rappresentati da un giornale che predica la barbarie, con un direttore che pensa evidentemente di essere in guerra e dà l’ordine di non fare prigionieri.

Editoriali 06_08_2021

Che il quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire, si fosse lanciato già da settimane in una sospetta campagna ultra-vaccinista era già sconcertante. Ma scoprire che arriva addirittura a simpatizzare con chi pretende di non curare negli ospedali le persone non vaccinate, questo va ogni oltre limite della decenza e della tollerabilità. Ed è incredibile che da parte dei vescovi non venga una reazione forte e immediata a questo palese attacco alle fondamenta della civiltà che tanto – se non tutto – debbono alla Chiesa e alle sue opere.

Ovviamente questo nuovo passaggio di Avvenire avviene con il solito stile clericale, dicendo ma facendo finta di non dire (ma tu devi capire): un pezzo di cronaca dagli Stati Uniti, dove la corrispondente Elena Molinari dà conto del «dilemma dei medici: curare i non vaccinati?». Dall’articolo sembra infatti che negli ospedali americani, che sembrerebbero travolti da una massa di giovani ammalati di Covid e in gravi condizioni, non si parli di altro e che ormai il partito del “no cure ai non vaccinati” stia prendendo il sopravvento.

Ammesso e non concesso che le cose stiano veramente così (e su questo torneremo più tardi), il tono dell’articolo non è né scandalizzato né sconcertato. Tutt’altro: c’è una esplicita partecipazione ai sentimenti di quei dottori che vorrebbero far fuori i non vaccinati; che godono quando sentono i pazienti che prima di essere intubati chiedono una dose di vaccino e loro possono dire «È troppo tardi»; che provano una soddisfazione interiore nel firmare un certificato di morte, catechizzando i familiari sulla necessità di vaccinarsi.

È incredibile che i vescovi italiani si sentano rappresentati da un giornale che predica la barbarie, con un direttore che pensa evidentemente di essere in guerra e dà l’ordine di non fare prigionieri. La proposta di non curare i non vaccinati è la fine della deontologia medica, il tradimento del giuramento di Ippocrate, la negazione del valore della persona. È un fondamento della civiltà la prestazione sanitaria anche a un nemico in tempo di guerra, a un terrorista che rimane ferito in una sua azione, a un ladro ferito che magari nella sparatoria ha anche ucciso un poliziotto, e così via. Perché allora Avvenire non chiede di non curare gli omosessuali che contraggono l’HIV, o gli obesi che hanno malattie cardiovascolari (in Italia oltre 230mila morti l’anno, altro che Covid), o ancora i fumatori che si beccano un tumore al polmone? E a quelli che provocano l’incidente a causa dell’alta velocità, cosa facciamo? Li finiamo sul posto, così risparmiamo anche sui viaggi delle ambulanze?

Si deve perdere proprio il lume della ragione per poter scendere a questo livello di disumanità e barbarie.

Dicevamo che qualcuno pensa di essere in guerra; una guerra sporca, certamente, così che ogni mezzo è buono per far fuori l’avversario. Ecco allora che l’articolo in questione, per creare l’atmosfera, spara cifre volutamente esagerate e si basa soprattutto sulle dichiarazioni di un medico la cui attendibilità è vicina allo zero. Qualche esempio: passi il forte aumento di contagi nell’ultimo mese negli Stati Uniti, ma si citano Florida e Alabama come gli stati dove «i contagi hanno battuto ogni record dall’inizio della pandemia». Ma a guardare le statistiche ufficiali i dati appaiono diversi: in Florida al 4 agosto risultavano (su una popolazione di quasi 22 milioni di abitanti) 367.015 casi attivi quando al 4 febbraio erano 813.039 (vedi qui). E in Alabama non c’è dubbio che contagi e malati stiano crescendo, ma a fine luglio c’erano quasi mille ricoverati in tutto lo stato (quasi 5 milioni di abitanti) quando a dicembre un numero ancora maggiore si trovava soltanto in terapia intensiva (vedi qui). Per non dire del fatto che in Utah «i non vaccinati stanno morendo in massa»: i dati ufficiali ci dicono che su 3.2 milioni di abitanti, circa 1.7 milioni hanno ricevuto almeno una dose di vaccino. Secondo Avvenire, dunque, ci sarebbero 1.5 milioni di persone che stanno «morendo in massa». Ma in tutto lo stato dall’inizio della pandemia sono morte in totale 2.486 persone (clicca qui).

Ma questo è solo l’inizio, il bello deve ancora venire. Perché la storia del dibattito dei medici sulle cure da prestare ai non vaccinati ruota attorno alla testimonianza di un medico del Grandview Medical Center di Birmingham, Alabama: Britney Cobia. Recentemente molti media hanno rilanciato una sua testimonianza postata su Facebook in cui racconta dei tanti giovani non vaccinati che, con un piede ormai nella fossa, chiedono una dose ma ormai «è troppo tardi». La corrispondente di Avvenire non solo riprende questa storia ma la intervista anche. Peccato però che si tratti di un personaggio molto incline alle storie “edificanti” e che quanto raccontato anche qui non trovi riscontro nei dati. Ad esempio tutti questi giovani e sani che muoiono negli ospedali dell’Alabama non si notano nelle statistiche (clicca qui); addirittura da aprile a luglio al di sotto dei 50 anni non si sono registrati decessi se non per 18 nell’età compresa tra i 40 e i 49 anni (clicca qui).

Ma se si allarga la ricerca si scopre che nel luglio 2020 Britney aveva raccontato un’altra storia edificante; ovvero lei, che era incinta alla 27esima settimana, con tutta la sua famiglia si è beccata il Covid per la leggerezza di non indossare la mascherina durante un pranzo familiare allargato all’aperto. Da qui l’appello a tutti di indossare la mascherina. E prima ancora, sempre su Facebook, si era fatta paladina del lockdown e della campagna “stai a casa”. Insomma, un’attivista a tutto tondo che inventa storie verosimili per raggiungere il fine prefisso. A proposito è anche da spiegare, senza mettere in discussione che sia veramente un medico, come mai il suo nome non risulti nel direttorio del Grandview Medical Center, dove invece troviamo suo marito Miles.

Insomma, questo sarebbe il grande dibattito in America sulle cure ai non vaccinati, una esaltata attivista che racconta balle per spingere a vaccinarsi. E per fare numero, nell’articolo di Avvenire viene citato un altro medico del Grandview, David Wilhelm, che «ammette di essere frustrato» e quindi di usare tutti i mezzi a disposizione per moltiplicare gli appelli alla vaccinazione; ad esempio il colloquio con i familiari al momento della firma del certificato di morte. Peccato che la frase attribuita a Wilhelm sia ancora di Britney Cobia. Ma usare sempre il suo nome sembrava brutto, così ci ha messo quello di Wilhelm che in realtà era linkato al post della Cobia con dati pro-vaccinazione.

Pensare che proprio ieri, rispondendo a un lettore, il direttore del quotidiano dei vescovi Marco Tarquinio lo consigliava di «ricorrere sempre a fonti informative di qualità». Ad essere coerenti dovrebbe invitare a non leggere Avvenire.