Scuola, nessuna strategia è pronta all'infuori del vaccino
Scuole a rischio Dad per un altro anno ancora. Si prepara la riapertura al buio, senza una strategia governativa chiara. Si punta solo sulla vaccinazione di massa di studenti e insegnanti. Anche se l'esperienza dimostra che non ferma il contagio. Manca del tutto una strategia preventiva per mettere in sicurezza aule e trasporti.
Ormai è una corsa contro il tempo. Il countdown per l’inizio del nuovo anno scolastico procede inesorabilmente ma al buio, senza una strategia governativa chiara e senza alcuna certezza di un pieno ritorno alla normalità.
Il Ministro della Pubblica Istruzione, Patrizio Bianchi continua a escludere l’obbligo vaccinale, ma di fatto ogni speranza di una didattica regolare in presenza sembra da lui riposta nella vaccinazione di massa. Governo e regioni stanno facendo molto poco, anzi non stanno facendo nulla per evitare che si verifichi quanto accaduto nell’autunno scorso. Le scuole si trovarono impreparate a gestire la seconda ondata di Covid e, nonostante le rassicurazioni dell’allora ministro Lucia Azzolina, furono costrette a chiudere e a trasferire online lezioni, verifiche e interrogazioni. Uno scenario che ha prodotto effetti devastanti in termini di deficit di apprendimento e di complicazioni di natura psicologica e relazionale per milioni di studenti, come documentano tutte le ricerche scientifiche più attendibili.
Per evitare il bis, il governo Draghi ha fin da subito promesso un anno scolastico normale in tutte le scuole, senza più ricorso alla didattica a distanza, e ha assicurato il massimo impegno affinchè non ci siano ostacoli nella realizzazione di questo scenario.
In concreto, però, l’unica spinta davvero insistente è quella verso la vaccinazione di studenti e docenti, con forme di obbligatorietà neppure troppo velate e minacce di divieti, restrizioni e sanzioni per i non vaccinati. Il siero viene infatti considerato l’unica garanzia per evitare focolai negli istituti scolastici. Peccato, però, che negli ultimi mesi si sia dimostrato come il vaccino non preservi del tutto dai contagi e dalle forme più gravi di Covid. Morale: la vaccinazione di massa non mette al riparo da rischi di un altro anno in Dad e quindi occorre pensare per tempo ad altre misure preventive in grado di scongiurare sistematici e quotidiani assembramenti e pericoli di nuove ondate.
L’anno scorso di questi tempi arrivavano i primi segnali di risveglio del virus, che invece quest’anno è già molto più diffuso a causa della variante Delta. Dunque ci sarebbe stato da attendersi il varo di misure di contenimento del Covid in ambito scolastico assai più incisive di quelle blande viste sin qui. Differenziazione degli orari di accesso agli istituti scolastici con scaglionamento degli ingressi; sdoppiamento delle classi; potenziamento dei mezzi pubblici nelle ore di punta; sanificazione delle aule e degli altri ambienti; campagne di sensibilizzazione sulle misure di contenimento e distanziamento: queste solo alcune delle esigenze ignorate dodici mesi fa e, purtroppo, anche oggi.
La scuola, ha ribadito a ragione il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, è una comunità e dunque occorre rientrare in aula a settembre per tutelare la sfera sociale e psico-fisica della popolazione scolastica sull’intero territorio nazionale. Ma sulle regole di sicurezza occorrerebbe fare molto di più e occorrerebbe farlo in fretta. L’inerzia sul fronte delle azioni preventive, unita alla risalita dei contagi, rischia di compromettere l’inizio dell’anno scolastico. Senza contare che, in caso di tamponi positivi in una classe, scatterebbero obblighi di tracciamento e quarantena con inevitabili disagi e sospensioni delle attività didattiche in presenza. Dunque si naviga a vista nella speranza che il virus allenti la morsa e che tutto vada per il meglio. Ma non c’è un orizzonte chiaro, una vera e propria strategia delle riaperture.
Il raggiungimento di una elevata copertura vaccinale, per quanto utile, potrebbe alimentare fuorvianti illusioni. Ogni giorno si registrano contagi anche tra vaccinati e quindi anche i contatti stretti tra vaccinati, nelle aule scolastiche così come altrove, rappresentano una potenziale fonte di nuovi focolai.
Puntare sulle scuole come fucine delle nuove generazioni non può voler dire auspicare che tutti i docenti e gli studenti si vaccinino, ma organizzare al meglio le attività didattiche affinchè la protezione della salute sia anche figlia di accorte politiche di prevenzione in ambito scolastico e di trasporto pubblico urbano. Puntare tutto sulla vaccinazione potrebbe generare già nel breve periodo fuorvianti illusioni.