San Bernardo, la dolcezza della parola e la forza della fede
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Nella Divina Commedia a condurre Dante alla visione di Dio è il santo fondatore di Chiaravalle, che Pio XII definì Doctor mellifluus, il «dottore dal parlare dolce come il miele» ma combattivo nel difendere la verità.
Nel cuore dell’Europa medievale, tra silenzi monastici e dispute teologiche, si staglia la figura di san Bernardo di Chiaravalle: non solo santo, ma protagonista di una stagione culturale e spirituale che ha lasciato tracce profonde anche nella letteratura.
Nato nel 1090 a Fontaines, Bernardo entrò nel monastero di Citeaux nel 1112 e, appena tre anni dopo, fu inviato dall’abate con alcuni compagni a fondare il monastero di Clairvaux (Chiaravalle) nella regione della Champagne. La nuova abbazia, improntata a rigore e austerità, si pose in aperta polemica con la vita agiata dei Benedettini di Cluny. E non fu solo un luogo di preghiera: Chiaravalle divenne un vero e proprio centro propulsore per la fondazione di numerosi altri monasteri, irradiando un modello di vita monastica che influenzò l’intera Europa.
Ma san Bernardo non fu solo un costruttore di abbazie. Fu anche un abile mediatore, un pensatore, un uomo d’azione. Si distinse per il suo intervento energico nella risoluzione dei contrasti religiosi, politici e culturali dell’Europa della prima metà del XII secolo. Fu lui a ispirare la regola del nuovo ordine religioso dei Templari, nato nel 1119 per proteggere i pellegrini cristiani diretti in Terrasanta.
Tra il 1130 e il 1138, nel pieno della disputa tra papa Innocenzo II e l’antipapa Anacleto II, Bernardo si schierò con decisione a favore del primo, che venne poi riconosciuto come unico vero pontefice. Più tardi, il santo si fece promotore della seconda crociata, che però si concluse con un fallimento militare e spirituale, provocando delusione e critiche anche nei confronti di Bernardo stesso. Si distinse comunque nella lotta contro le eresie. Morì nel 1153, lasciando dietro di sé non solo un’eredità spirituale, ma anche una presenza viva nella letteratura, dove la sua figura continua a ispirare poeti, romanzieri e saggisti.
San Bernardo: il mistico che guida Dante alla visione di Dio
Nel gran teatro della Divina Commedia, ogni personaggio ha un ruolo preciso, simbolico, necessario. Quando Dante si avvicina al vertice della sua ascesa, accade qualcosa di sorprendente: Beatrice, la donna che lo ha guidato attraverso il Paradiso, si ritrae. E al suo posto subentra san Bernardo di Chiaravalle:
[…] un sene
vestito con le genti gloriose.
Diffuso […] per li occhi e per le gene
di benigna letizia, in atto pio
quale a tenero padre si convene.
(Paradiso XXXI)
Il vecchio è vestito «in bianca stola», come gli altri santi, ha un volto lieto e luminoso di carità. Nei canti successivi il santo è apostrofato con diverse espressioni: «sene», «santo sene», «contemplante», «dottore», «orator», «il suo fedel».
Perché viene affidato a san Bernardo il compito più alto: condurre Dante fino alla visione di Dio?
La risposta non è solo teologica, ma anche letteraria, storica, spirituale. Lo studioso René Guénon sostiene che Dante si avvale di san Bernardo perché vuole proporre una dottrina per pochi, un rito di iniziazione all’Ordine dei templari. Lo studio dell’intera opera dantesca ci porta a rifiutare categoricamente questa ipotesi. Dante propone un cammino di fede per tutta l’umanità.
San Bernardo non è un santo qualunque: è il mistico per eccellenza, il devoto mariano, il pensatore che ha saputo coniugare rigore dottrinale e dolcezza contemplativa. Bernardo può vantare meriti speciali dinanzi a Maria. Devotissimo alla Vergine, è autore di una delle più celebri preghiere mariane: il Memorare. Questa preghiera ci insegna a chiedere con umiltà, a mendicare con povertà d’animo, a confidare nella misericordia. E non è un caso che a san Bernardo sia attribuito il detto: Ad Jesum per Mariam («A Gesù attraverso Maria»).
Per questa ragione è lui a intessere l’elogio alla Vergine nel Canto XXXIII del Paradiso, una preghiera che vibra di bellezza e tenerezza, e che apre le porte alla visione divina.
Secondo l’interpretazione figurale, che vede la vita terrena come anticipazione dell’aldilà, come in vita ha cantato la grandezza di Maria, così ora, nell’Empireo, la invoca come avvocata nostra. E lo fa per Dante, ma anche per noi lettori, che attraverso la poesia possiamo ancora intravedere il volto di Dio.
Il Doctor Mellifluus che difese la fede con la parola e con i piedi
Non è solo la letteratura a celebrare san Bernardo: anche il magistero della Chiesa lo ha elevato a modello di sapienza e coraggio. Nell’enciclica Doctor Mellifluus, pubblicata da papa Pio XII nel 1953 in occasione dell’ottavo centenario della morte del santo, la figura di Bernardo emerge come baluardo della fede in tempi di crisi. Scrive il pontefice: «Trovandosi poi soprattutto esposta a gravissimi pericoli l’integrità, trasmessa dagli avi quale sacra eredità, della fede cattolica e dei costumi, per opera soprattutto di Abelardo, di Arnaldo da Brescia e di Gilberto della Porretta, egli, sia con la pubblicazione di scritti colmi di dottrina, sia con faticosi viaggi, tentò, sorretto dalla divina grazia, tutto ciò che gli fu possibile, per debellare e far condannare gli errori».
Sono parole che restituiscono l’immagine di un uomo instancabile, capace di coniugare contemplazione e azione, penna e passo. Bernardo non si limitò a scrivere: viaggiò, predicò, intervenne nei conflitti più accesi del suo tempo, affrontando eresie e scismi con lucidità teologica e ardore spirituale.
L’enciclica lo definisce «Doctor Mellifluus», il «dottore dal parlare dolce come il miele», sottolineando la bellezza e la profondità dei suoi scritti, in particolare i Sermoni sul Cantico dei Cantici, che ancora oggi incantano teologi e letterati. Ma dietro la dolcezza delle parole, si cela una forza combattiva: Bernardo fu un uomo che non temeva di esporsi, di viaggiare, di confrontarsi con i potenti e di difendere la verità, anche a costo di scontrarsi con filosofi e riformatori.
In questa luce, san Bernardo non è solo un santo da leggere: è un santo da ascoltare, da seguire, da riscoprire. E la sua voce, amplificata dalle pagine di Dante, dai sermoni medievali e dall’enciclica papale, continua a risuonare come guida per chi cerca nella letteratura una via verso il sacro.
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