«Sammarinesi, difendete la vita nascente»
«Il diritto di vivere precede tutti gli altri, perciò bisogna difendere i bambini non nati» e assicurare alle madri in difficoltà «tutto l’accompagnamento possibile». L’Europa intera sta guardando al referendum di San Marino. «L’indice di sviluppo di una società non si valuta solo con l’economia, ma soprattutto si misura con il rispetto dei veri diritti dell’altro, a partire dal fragile e dal nascituro». La Bussola intervista monsignor Andrea Turazzi, vescovo di San Marino-Montefeltro.
Mancano soltanto quattro giorni al referendum di domenica 26 settembre, in cui gli elettori decideranno se la Repubblica di San Marino deve liberalizzare l’aborto, conformandosi alla mentalità dominante in tanti Paesi occidentali e anzi rischiando di superarli per estremismo (vedi qui l’analisi del giurista Giacomo Rocchi), o se invece deve continuare a essere d’esempio nella protezione dei nascituri, le generazioni di domani. Come già raccontato dallo psicoterapeuta Adolfo Morganti in un’intervista con la Bussola, la campagna per il no al quesito referendario ha visto la forte mobilitazione del laicato cattolico. Ma anche la Chiesa locale sta facendo la sua parte, incoraggiando i cittadini sia a difendere il bambino nel grembo materno sia ad aiutare le madri in difficoltà.
La Bussola ha intervistato il vescovo di San Marino-Montefeltro, Andrea Turazzi.
Monsignor Turazzi, lei in una sua recente omelia, a proposito del dibattito sull’aborto, ha richiamato la Repubblica di San Marino a interrogarsi sui suoi valori fondanti e sul suo progetto per il futuro. Può parlarci di questi valori?
Innanzitutto, dobbiamo guardare alla creatura che ha appena iniziato la sua avventura. Ogni uomo ha diritto di vivere. Questo è il diritto che precede tutti gli altri. Quindi, difendere il nascituro è molto più che la difesa di un principio astratto, perché è accoglienza di una persona. Accanto a quella del bambino c’è la prospettiva della mamma, sia quella raggiante per l’arrivo di una nuova creatura sia quella preoccupata, in ansia a causa delle difficoltà: a lei dobbiamo assicurare tutto l’accompagnamento possibile. Non deve essere abbandonata a sé stessa, ma bisogna prendersi a cuore le sue difficoltà. Chi arriva all’aborto, spesso, lo fa perché non c’è aiuto, anche economico; dobbiamo far sì che mai più, in una società come la nostra, non nasca una vita per circostanze simili.
Nella Dichiarazione dei diritti dei cittadini e dei principi fondamentali dell’ordinamento sammarinese si legge: “Ogni madre ha diritto all’assistenza ed alla protezione della comunità”. Non trova che il quesito referendario, in buona sostanza, recida i legami tra la donna e la comunità che la potrebbe davvero proteggere?
Certamente. La campagna referendaria, soprattutto negli ultimi giorni, sta assumendo dei toni piuttosto vivaci ma dovrebbe essere un’opportunità per un sussulto di consapevolezza, di responsabilità, un momento favorevole di riflessione per tutta la comunità. C’è un bambino che deve nascere, la mamma da aiutare, e questo significa che serve una società che prenda posizione. Sono contento che sempre più il fermo no all’aborto sia accompagnato da parole e gesti di attenzione verso la donna. E questo non è solo compito dei singoli ma è anche ciò che lo Stato deve fare. Tra l’altro, a San Marino c’è un inverno demografico che si nota anche più che altrove, perché siamo una realtà piccola. Il popolo ha bisogno di chiarezza e nel dibattito deve prevalere la dimensione costruttiva, la bellezza e il dono della vita. Ma penso che in tanti ci sia questo, e spero che anche chi è di altra convinzione si faccia delle domande.
Oltre alle mamme con una gravidanza difficile, bisogna aiutare le mamme che hanno abortito a intraprendere un cammino di riconciliazione con Dio. Da voi sono attivi gruppi di accompagnamento in tal senso?
A San Marino, oltre alla Comunità Papa Giovanni XXIII e alla Caritas, opera da un paio d’anni il Servizio Accoglienza alla Vita che propone testimonianze bellissime che raccolgono esperienze di vita di ragazze e ragazzi delle nostre comunità. Tra pochi giorni sapremo il risultato di questo referendum, speriamo in un buon esito, ma in ogni caso guai a gettare la spugna dell’impegno per la vita dei nascituri, per la prossimità alle madri in difficoltà, ecc. Dovremo impegnarci ancora di più, qualunque sia l’esito. Questa battaglia sta interessando l’Italia e tutta l’Europa, quindi questo piccolo Stato interpella la coscienza di milioni di persone.
Anche perché è uno dei pochi che resistono nel campo della difesa dei nascituri. Dovrebbe essere indicato come un esempio di civiltà, invece la stampa progressista lo dipinge come “arretrato”.
Guardi, a me ha dato coraggio l’intervento del Papa sull’aereo di ritorno dal viaggio in Slovacchia, in cui il Santo Padre ha pronunciato di nuovo parole chiare contro l’aborto. E questo deve far riflettere anche tutti i cattolici.
In che senso?
Anche da noi ci sono cattolici impegnati sui temi sociali, sui diritti umani, sulla custodia della casa comune. E dall’altra parte ci sono cattolici più attenti alla salvaguardia dei principi etici, non negoziabili. Il ‘solco’ tra queste due anime, da noi, a volte non è così profondo; però agli uni e agli altri ho sentito il dovere di dire che il Vangelo dell’amore di Dio per l’uomo, il Vangelo della dignità della persona e il Vangelo della vita sono un unico e indivisibile Vangelo. Quindi uno non può considerarsi cattolico e poi, per esempio, non riconoscere che la vita umana è sacra fin dal concepimento. Un credente deve contemplare l’azione creatrice di Dio. Il concepito è sempre dentro una relazione, un’alleanza speciale con il Creatore, ha un’anima immortale.
A San Marino si sta assistendo a una forte mobilitazione del laicato cattolico in difesa della vita fin dal concepimento. Sembra che si realizzi l’auspicio di san John Henry Newman, che chiedeva un laicato forte…
Nella Repubblica di San Marino, in questa campagna, abbiamo assistito con favore alla nascita di due realtà laiche. La Consulta delle aggregazioni laicali, che riunisce una dozzina di gruppi ecclesiali; e il comitato contrario, il Comitato Uno di Noi, che esprime il no all’aborto basandosi sull’antropologia e le scienze. Infatti, non deve essere una battaglia tra cattolici e non cattolici, bensì l’occasione per il risveglio della coscienza civica, cioè dei valori fondati su una retta antropologia e che sono riconoscibili come buoni da chiunque.
Questo quesito, come già la Legge 194, taglia fuori il padre. Cosa ne pensa?
La donna, chiaramente, porta il peso e la fatica della gravidanza, ma il papà non può essere messo da parte.
È anche un attacco alla Sapienza creatrice di Dio?
Mi viene in mente una frase della Sacra Scrittura, nel libro del profeta Geremia: Mi fu rivolta la parola del Signore: «Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; […]» (Ger 1, 4-5). Questi versetti sono testimonianza dell’amore di Dio. Perciò il mio invito è di essere presenti, di partecipare a questa campagna in difesa della vita nascente e di farlo con lo spirito del dono, come atto di amicizia. Vorrei che non ci fosse la rissa verbale. E da parte nostra bisogna dare risposte che trasmettano l’insegnamento cattolico integralmente. Promuovere la tutela della mamma, l’aiuto alla famiglia, una politica più attenta alle realtà familiari… L’indice di sviluppo di una società non si valuta solo con l’economia, ma soprattutto si misura con il rispetto dei veri diritti dell’altro, a partire dal fragile e dal nascituro.
Il referendum si svolgerà il 26 settembre, memoria liturgica dei santi medici Cosma e Damiano. Magari…
Guardi, mi sta dicendo una cosa bellissima, non ci pensavo. Noi abbiamo una parrocchia dedicata ai santi Cosma e Damiano, che sono detti “anargiri”, perché non volevano denaro. Certamente richiamano tutti a salvaguardare la vita e, in particolare, i medici, che fanno il Giuramento di Ippocrate. Domenica mattina celebrerò in quella parrocchia, ma prima…
Ci dica.
Mercoledì 22 settembre [oggi, ndr] faremo un Rosario, che verrà trasmesso su YouTube a partire dalle 17, promosso dall’Associazione Papa Giovanni XXIII. Io intonerò il Rosario per la vita nascente. Chi può, si unisca alla preghiera.