Russia-Ucraina, a Riad pochi progressi ma incoraggianti
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Esclusa la questione territoriale, dai colloqui fiume con russi e ucraini la delegazione USA ottiene accordi limitati sul divieto di attacchi alle infrastrutture energetiche e tregua navale nel Mar Nero. Nessun successo significativo per la pace, ma qualche risultato possibile.

Due giorni di colloqui-fiume a Riad per le delegazioni di USA, Russia e Ucraina ma i progressi sono limitati anche se incoraggianti. Nessun comunicato congiunto come auspicava Washington, ma alcuni risultati possibili sono stati raggiunti.
È stata riconfermata la tregua negli attacchi alle infrastrutture energetiche già annunciata la scorsa settimana ma che nessuno dei belligeranti ha rispettato. Washington ha reso noto che «tutte le parti hanno concordato di implementare gli accordi [...] su un divieto totale degli attacchi alle infrastrutture energetiche di Ucraina e Russia». «La Russia e gli Stati Uniti hanno concordato di elaborare misure per attuare gli accordi tra i presidenti dei due Paesi sul divieto di attacchi agli impianti energetici in Russia e Ucraina per un periodo di trenta giorni, a partire dal 18 marzo 2025, con la possibilità di prorogare o recedere dall'accordo in caso di inadempienza da parte di una delle parti», riferisce il sito web del Cremlino.
Inoltre è stata annunciata la convergenza di Russia e Ucraina per il cessate il fuoco navale nel Mar Nero, dove peraltro da molti mesi le ostilità sono limitate, per garantire la libertà di navigazione.
Kiev specifica che «il movimento delle navi militari russe oltre il Mar Nero orientale sarà considerato una violazione dello spirito di questo accordo», nonché «una violazione degli obblighi di garantire la libertà di navigazione nel Mar Nero e una minaccia alla sicurezza nazionale dell'Ucraina», che dunque avrebbe pieno diritto ad esercitare la propria autodifesa.
Per Volodymyr Zelensky si tratta di «buone misure». «Faremo del nostro meglio per attuare gli accordi raggiunti nell'incontro tra Ucraina e Stati Uniti, saremo costruttivi», anche se si tratta in entrambi i casi di accordi presi solo in linea di principio poiché, come precisa il governo ucraino, «per l'effettiva implementazione degli accordi è importante tenere ulteriori consultazioni tecniche il prima possibile per concordare tutti i dettagli e gli aspetti tecnici dell'implementazione, del monitoraggio e del controllo degli accordi».
Peraltro con l’intesa sulla libertà di navigazione nel Mar Nero gli Stati Uniti intendono «ripristinare l'accesso della Russia al mercato mondiale per le esportazioni di prodotti agricoli e fertilizzanti», si legge nel comunicato della Casa Bianca.
«Abbiamo bisogno di garanzie chiare, che possono essere solo il risultato di un ordine di Washington al presidente ucraino Zelensky», ha dichiarato il capo della diplomazia russa Sergej Lavrov. «Siamo, come ha detto il presidente Putin, a favore della ripresa dell’attività nel Mar Nero», ha detto, riferendosi a un accordo, dal quale la Russia è uscita nel 2023, che permetteva all’Ucraina di esportare le produzioni agricole via mare. «Ora dobbiamo mettere in atto garanzie e meccanismi più chiari, concreti, verificabili e realistici. Vogliamo che il mercato dei cereali, dei fertilizzanti sia prevedibile, che nessuno cerchi più di spingerci fuori», ha insistito Lavrov.
La Casa Bianca ha confermato l'impegno degli Stati Uniti «ad aiutare l’Ucraina a raggiungere lo scambio di prigionieri di guerra, il rilascio dei prigionieri civili e il ritorno dei bambini ucraini trasferiti forzatamente. Gli Stati Uniti ribadiscono l'imperativo del presidente Donald Trump che le morti da entrambe le parti del conflitto Russia-Ucraina devono cessare, un passo necessario per raggiungere un accordo di pace duraturo: a tal fine, gli Stati Uniti continueranno a facilitare i negoziati tra entrambe le parti per raggiungere una risoluzione pacifica, in linea con gli accordi presi a Riad», si legge nel comunicato.
I progressi riguardano per ora solo i temi citati. Nessun incontro a tre per ora, mentre Zelensky ha confermato che la questione dei territori ucraini occupati non è stata affrontata durante i negoziati a Riad: «Non si è parlato di questioni territoriali nei colloqui, indipendentemente da ciò che dicono i russi. Dobbiamo seguire la nostra strategia. Se la Russia non rispetterà un cessate il fuoco, lo solleveremo con i nostri partner. Chiederemo sanzioni, chiederemo armi. Questa è la mia posizione».
Kiev cerca di posticipare la discussione sulle cessioni territoriali a Mosca, fondamentali per i russi che pretendono venga riconosciuta l’annessione di 4 regioni, oltre alla Crimea, per accettare di sospendere le operazioni belliche. Operazioni che vedono i russi avanzare ogni giorno mentre gli ucraini dopo la sconfitta nella regione di Kursk cercano disperatamente di conquistare un brandello di territorio russo nella regione di confine di Belgorod.
Per gestire le pressioni statunitensi su Kiev su questo tema Zelensky è arrivato ad accusare l'inviato americano Steve Witkoff di essere sulla stessa linea di Mosca quando si tratta di territori occupati dalla Russia. Le dichiarazioni di Witkoff «coincidono fortemente con i messaggi del Cremlino», ha detto Zelensky in una conferenza stampa. L'inviato del presidente americano Donald Trump ha detto qualche giorno fa che nelle regioni dell'est dell'Ucraina occupate la popolazione vuole restare con la Russia. Affermazione peraltro difficile da confutare.
Di fronte alle pressioni statunitensi per affrontare anche il tema delle cessioni territoriali, Zelensky ha accusato la Russia di aver «influenzato alcune persone del team della Casa Bianca attraverso la disinformazione».
L’impressione è che nella due giorni di colloqui serrati con russi e ucraini, la delegazione statunitense non abbia ottenuto successi significativi per la pace ma abbia perseguito i propri obiettivi con le due controparti.
Con la Russia ormai le discussioni sulle relazioni diplomatiche e commerciali sono arrivate al punto di valutare l’abrogazione delle sanzioni a Mosca, ipotesi non a caso condannata ieri da Zelensky.
Con l’Ucraina invece sembra sia stato ormai raggiunto l’accordo per la cessione a Washington dei diritti minerari e forse anche per il controllo delle centrali nucleari: misure che, più che garantire sicurezza a Kiev contro futuri attacchi russi, sembrano perseguire l’obiettivo di assicurare a Washington il pieno recupero (con gli interessi) di quanto speso in questi anni per sostenere Kiev.
«Stiamo parlando di territorio in questo momento. Stiamo parlando di linee di demarcazione, stiamo parlando di energia, della proprietà delle centrali elettriche», aveva detto lunedì Trump aggiungendo che «alcune persone dicono che gli Stati Uniti dovrebbero possedere le centrali elettriche, in particolare la grande centrale nucleare», ossia l'impianto di Zaporižžja occupato dai russi fin dai primi giorni di guerra del 2022.
Più che da un accordo tra Washington e Kiev, il futuro assetto economico dell’Ucraina sembra verrà determinato dai negoziati tra USA e Russia.
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