Prima prova, ecco le tracce promosse e bocciate
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Da bocciare le tracce per la tipologia A dell’Esame di Stato, sia per le domande che per la solita scelta degli autori, che sottovaluta di nuovo il patrimonio letterario italiano del Novecento. Le analisi di testo sviliscono la letteratura. Bene invece le tracce delle tipologie B e C.
Promosse a pieni voti le tracce della tipologia B e C, bocciate quelle della tipologia A. In sintesi questo è il giudizio sulla prima prova dell’Esame di Stato.
Per la tipologia A, bocciatura per la scelta degli autori e per le domande sottoposte ai candidati. Le analisi di testo che sostituiscono il vecchio tema di letteratura sono specchio di uno studio della letteratura che tende a parcellizzare i testi, ad avvalersi di poesie e romanzi che, deprivati del loro valore artistico ed estetico, diventano strumenti per svolgere esercizi di critica letteraria o per acquisire una competenza. Uno studio letterario siffatto uccide la letteratura, la poesia, la bellezza e finalizza il fatto letterario a idee sociologiche (giudizi sulla borghesia) o tecnico-scientifiche. A scuola, il Positivismo (o se preferiamo il Neopositivismo) ha trionfato, come dimostrano già da tempo i nuovi nomi attribuiti alle facoltà umanistiche chiamate oggigiorno Scienze umanistiche.
Le tracce della tipologia A (analisi di testo) non presentano particolari difficoltà per gli studenti che hanno affrontato lo studio della letteratura italiana in modo serio.
Senz’altro l’apertura del plico telematico può aver destato in molti una delusione, per l’insistenza quasi ossessiva da parte del Ministero nella scelta degli autori: per la terza volta è stato proposto Salvatore Quasimodo. La selezione degli autori prescelti è davvero ridotta, indice di poca fantasia e di una sottovalutazione del patrimonio letterario del Novecento italiano. Perché non ricordare agli studenti che abbiamo tanti altri scrittori importanti? Solo per annoverare qualcuno: Guido Gozzano, Ada Negri, Dino Buzzati, Federico Tozzi, Angelo Gatti, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Giovannino Guareschi, Pier Paolo Pasolini, Clemente Rebora, Carlo Emilio Gadda, Carlo Betocchi, Giovanni Testori, Mario Luzi, Alda Merini, Andrea Zanzotto e Grazia Deledda (Premio Nobel nel 1926).
Nei 25 anni del nuovo Esame di Stato ben dieci volte sono usciti tre autori: Ungaretti (quattro volte), Montale (tre), Quasimodo (tre). Alcuni grandi autori non sono mai comparsi tra le proposte (si veda D’Annunzio). Un genio come Pirandello, che si è cimentato in tutti i generi letterari, è comparso solo nel 2003 con una scena tratta dal testo teatrale Il piacere dell’onestà: mai una novella o un estratto da un romanzo di questo Premio Nobel.
L’analisi della poesia di Quasimodo Alla nuova luna presenta, dopo alcune domande di comprensione, un approfondimento «sulle modalità con cui la letteratura e/o altre arti affrontano i temi del progresso scientifico-tecnologico e delle responsabilità della scienza nella costruzione del futuro dell’umanità». L’anno scorso il leitmotiv in tutte (o quasi) le tracce era stato molto simile: il dualismo natura/progresso con la conseguente riflessione su un progresso che sia non solo di carattere tecnico-scientifico, ma anche rispettoso dell’uomo e del creato. Nessuno mette in dubbio che la questione di un progresso scientifico e tecnologico che rispetti il creato sia importante. Ritengo però molto parziale che si tenda a ridurre l’incontro con gli autori e con il mondo letterario a temi di attualità che siano ricorrenti nei dibattiti. L’incontro con l’umanità dei poeti e dei romanzieri è molto più profondo e desta domande esistenziali e ultime imprescindibili su cui quasi mai si chiede di riflettere agli studenti. Tra l’altro, anche nel 2002, i candidati avevano affrontato con Uomo del mio tempo di Quasimodo la stessa questione.
La seconda proposta della tipologia A riguarda un brano de Gli indifferenti. Alberto Moravia (1907-1990), Pincherle all’anagrafe, è autore di una sterminata produzione di romanzi (oltre a Gli indifferenti ricordiamo qui Agostino, La ciociara, La noia) e di racconti (Racconti romani, Nuovi racconti romani). Nel secondo dopoguerra Moravia rappresenta un esempio illustre e celebrato di intellettuale engagé.
Molti elementi autobiografici sono contenuti nel primo romanzo Gli indifferenti che diede a Moravia il successo quando ancora era giovanissimo, a soli 22 anni, nel 1929. In una realtà in cui non succede nulla di veramente significativo e i fatti non sembrano incidere sui personaggi, dominano il vuoto morale, il deserto della società perbenista borghese, la falsità e la menzogna, la noia di una vita assurda. Leo, Michele, Carla, Maria Grazia, gli attori di questo dramma che non si traduce mai in tragedia, ma che non sfocia neppure in commedia (perché non c’è un destino positivo), mancano di forza, di energia vitale, di volontà. Hanno un’affettività malata e per questo sono incapaci di scelte categoriche e consapevoli.
Dopo questo primo grande successo tante pubblicazioni seguiranno, senza, però, che cambino nella sostanza gli ingredienti degli intrecci, forse perché nella sostanza immutata rimane la visione della vita di Moravia. Egli continua a definirsi «non religioso». Ma non si può vivere davvero senza una fede. E, infatti, Moravia era solito dire che la sua religione era il comunismo che è «a fondo religioso né più né meno del cristianesimo», ma è ad esso superiore perché si esprime «con il linguaggio del tempo che non è appunto religioso ma scientifico».
L’analisi del brano propone un approfondimento sulla rappresentazione del mondo della borghesia nelle opere di Moravia o di altri autori. Anche in questo caso lo studente si trova dinanzi alla riduzione sociologica del fatto letterario. Sia le domande relative a Quasimodo che quelle relative a Moravia sono espressione di come lo studio dell’arte e della poesia sia stato ridotto da decenni ad analisi in cui si perdono l’apprezzamento estetico dell’opera e l’espressione dell’arte come fatto che scaturisce dall’osservazione del mistero della realtà e dell’uomo.
Veniamo ora alle altre tipologie. Promosse le tracce della tipologia B (Analisi e produzione di un testo argomentativo) per cui il Ministero ha proposto un brano dal saggio L’idea di nazione di Federico Chabod (collegato all’idea di libertà politica), un passaggio da Dieci cose che ho imparato di Piero Angela sul valore essenziale della creatività umana «nella corsa verso l’innovazione», un testo tratto da Intervista con la storia di Oriana Fallaci che invita a riflettere sul peso che pochi potenti hanno sulle vicende di molti (un gesto o un’azione di un singolo può cambiare «il corso delle cose e il destino della maggioranza»; dove risiede allora la libertà? Siamo «greggi impotenti nelle mani di un pastore ora nobile ora infame?»). Tutte le tre tracce propongono spunti pregevoli il cui filo rosso è il rapporto tra la libertà della singola persona (o del singolo Stato) e la collettività (un popolo o gli altri Stati).
Interessanti anche le due tracce della tipologia C (Riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità, ovvero il tradizionale tema): una lettera aperta indirizzata nel dicembre 2021 al professor Patrizio Bianchi, allora ministro dell’Istruzione, sull’importanza della serietà del percorso scolastico e delle prove dell’Esame di Stato (nella prospettiva di far recuperare dignità e valore al sistema scolastico italiano); un articolo di giornale di Marco Belpoliti «Elogio dell’attesa nell’era di Whatsapp» in un’epoca in cui prevale «un atteggiamento […] molto comune: il non sapere attendere, il volere tutto e subito».
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