Palamara vuota il sacco: i magistrati dominano l'Italia
Nel bel mezzo della crisi di governo, l'ex magistrato Luca Palamara si toglie qualche sassolino dalla scarpa. E pubblica Il sistema. Potere, politica, affari: storia segreta della magistratura italiana, una storia in presa diretta di come la magistratura interviene direttamente nella politica, eliminando chiunque provi a contestarne il potere.
Nonostante la delicata crisi di governo, i palazzi del potere sono scossi dalle rivelazioni fatte dall’ex magistrato Luca Palamara nel libro-intervista di Alessandro Sallusti, dal titolo Il sistema. Potere, politica, affari: storia segreta della magistratura italiana, uscito martedì.
Radiato nell'ottobre 2020 dall'ordine giudiziario in seguito a un'indagine sul suo ruolo di mediatore all'interno del sistema delle correnti della magistratura, Luca Palamara è il primo ex membro del Consiglio superiore della magistratura a essere radiato nella storia della magistratura. Palamara, incalzato dalle domande di Alessandro Sallusti, direttore responsabile de Il Giornale, ha raccontato nel libro Il Sistema cosa sia il "Sistema" che ha così pesantemente influenzato la politica italiana. Il senso del volume è che Palamara si considera il capro espiatorio di un sistema di potere che coinvolgerebbe ampi settori della magistratura e che andrebbe avanti ancora adesso senza di lui. Come corollario c’è il fortissimo condizionamento che le trame interne alla magistratura avrebbero prodotto sulle vicende politiche. In altre parole, l’onnipotenza del potere giudiziario sarebbe inattaccabile e per i magistrati varrebbe il classico “chi tocca i fili muore”. Chi, cioè, osa contrastare il finto equilibrio tra poteri, che in realtà si fonda sulla supremazia del potere giudiziario su tutti gli altri poteri, viene spazzato via. Questa è la tesi dell’ex membro del Csm, ben argomentata nel volume, con l’ausilio di fatti eloquenti e inquietanti.
In altre parole, collegando i fili di tutte le confessioni fatte da Palamara nel volume, emerge che moltissimi avvenimenti politici non si sarebbero realizzati senza l’influsso della guerra tra le toghe e che l’intreccio tra interessi della magistratura e meccanismi di protezione di alcuni personaggi politici sarebbe alla base dell’evoluzione della storia del nostro Paese. "Tutti quelli - colleghi magistrati, importanti leader politici e uomini delle istituzioni molti dei quali tuttora al loro posto - che hanno partecipato con me a tessere questa tela erano pienamente consapevoli di ciò che stava accadendo", afferma Palamara, che peraltro non ritiene ineluttabile l’attuale situazione, tanto che ha presentato appello contro la decisione di radiarlo dall'ordine giudiziario.
Il "Sistema", viene spiegato nel libro, "è il potere della magistratura, che non può essere scalfito: tutti coloro che ci hanno provato vengono abbattuti a colpi di sentenze, o magari attraverso un abile cecchino che, alla vigilia di una nomina, fa uscire notizie o intercettazioni sulla vita privata o i legami pericolosi di un magistrato". Ma viene da chiedersi perché Palamara abbia deciso di parlare solo ora che è stato messo all’angolo. "Io non voglio portarmi segreti nella tomba, lo devo ai tanti magistrati che con queste storie nulla c'entrano", prova a spiegare il diretto interessato nel libro. Alessandro Sallusti, in un suo editoriale su Il Giornale ha scritto: "Quello che certo emerge è che la magistratura italiana - egemonizzata dalla sua corrente di sinistra della quale Palamara è stato a lungo alleato - è intervenuta direttamente e indirettamente, ma soprattutto coscientemente, sulla vita politica italiana, a volte sua sponte, altre in accordo con le massime istituzioni del Paese, Quirinale non escluso. Attraverso un complicato sistema di nomine - spesso concordate con la politica, compresa quella dell'attuale vicepresidente del Csm David Ermini -, organizzato in modo militare, il «Sistema» raccontato da Palamara ha avuto il controllo delle principali procure, della Corte (...). Quanto tutto ciò ha influito sulle inchieste e sui processi che hanno terremotato la politica italiana, da quella che fece cadere il governo Prodi-Mastella a quelle su Berlusconi fino a quelle che hanno messo alle strette prima Matteo Renzi e poi Matteo Salvini? Qual è la verità sui casi di magistrati finiti a vario titolo nell'occhio del ciclone (De Magistris, Ingroia, Di Matteo), quale il ruolo del presidente Napolitano e di Gianfranco Fini nella stagione dell'antiberlusconismo giudiziario, e ancora quale il trattamento riservato ai magistrati che, sfidando il Sistema, hanno osato indagare sui leader della sinistra?".
Nel libro Palamara tira in ballo anche l’ex Capo dello Stato, Giorgio Napolitano: "Ho sempre condiviso la mia attività con il capo dello Stato. Non ci potevano essere deviazioni dalla linea. Sul Cavaliere non era ammessa discrezionalità. Nella magistratura vige un clima di terrore interno che non lascia spazio a deviazioni dalla linea concordata". Nel mirino dell’ex Presidente dell’Associazione nazionale magistrati finisce anche "certo giornalismo italiano al servizio della magistratura inquirente e dei pubblici poteri", poiché "c’è enorme complicità professionale. Giornalisti e magistrati si usano a vicenda". Addirittura Palamara svela di aver partecipato a incontri segreti tra direttori di importanti giornali e procuratori impegnati su inchieste molto delicate.
La domanda che nasce spontanea dopo aver letto il libro è: ma per tutti questi misfatti pagherà qualcuno? Quando arriverà il momento in cui i magistrati risponderanno dei propri errori e delle proprie scorrettezze?