Orgoglio e sensualità, Fiducia supplicans ribalta l’ordine divino
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La dichiarazione del prefetto Fernández reca in sé alcune caratteristiche del pensiero rivoluzionario. Corrêa de Oliveira le riassumerebbe in orgoglio e sensualità. Infatti, FS rifiuta l’ordine voluto da Dio e sottomette l’intelletto e la volontà alla sensualità.
Il documento Fiducia supplicans, che legittima le benedizioni delle coppie irregolari e di quelle omosessuali, reca in sé alcune caratteristiche proprie del pensiero rivoluzionario, ossia di quel pensiero che muove guerra all’ordine costituito da Dio. Vediamo un paio di queste caratteristiche citando alcune pagine del volume Rivoluzione e Contro-Rivoluzione (1959) del pensatore Plinio Corrêa de Oliveira.
Quest’ultimo scrive: «Due nozioni concepite come valori metafisici esprimono adeguatamente lo spirito della Rivoluzione: uguaglianza assoluta, libertà completa. E due sono le passioni che più la servono: l’orgoglio e la sensualità» (p. 98). Partiamo dal binomio uguaglianza-orgoglio. Corrêa de Oliveira rileva che «la persona orgogliosa, soggetta all’autorità di un’altra, odia in primo luogo il giogo che in concreto pesa su di lei. In secondo luogo, l’orgoglioso odia genericamente tutte le autorità e tutti i gioghi, e più ancora lo stesso principio di autorità, considerato in astratto. […] E in tutto questo si manifesta un vero odio a Dio» (pp. 98-99).
Non è un mistero che questo pontificato da una parte rifiuta l’autorità della Chiesa intesa come realtà gerarchica – pensiamo alla figura evocata dal Papa della piramide rovesciata, alla Chiesa non docente ma in ascolto, al concetto distorto di sinodalità – ma dall’altra governa la Chiesa con autoritarismo. Il rifiuto dell’autorità della Chiesa inteso come rifiuto della gerarchia permette, apparentemente, di trasferire questa stessa autorità al popolo di Dio, anzi alla gente e dunque di rivestire di validità morale e teologica qualsiasi istanza provenga da essa, perché è il popolo ad insegnare la verità, non più la Chiesa. Abbiamo aggiunto l’avverbio “apparentemente” perché il rimando insistente al doveroso ascolto della base serve solo per promuovere un’agenda culturale di pochi da imporre ai “riottosi”. Ecco spiegato dunque l’inevitabile aspetto dell’autoritarismo nell’attuale governo della Chiesa, vero motore pastorale – motore comandato da un pastore unico – che gira a pieno regime dietro il paravento dell’uguaglianza, anzi dell’egualitarismo.
In questa agenda c’è sicuramente la voce “omosessualità”. Dato che forse il sinodo sulla Sinodalità è stato troppo timido su questa tematica, ecco che si agisce d’imperio e si pubblica FS. La benedizione dell’omosessualità esprime, tra le altre cose, il giudizio di rifiuto della condanna dell’omosessualità, il fastidio per questo giogo considerato ingiusto. Da qui la ribellione, il cui fulcro è l’orgoglio o, ancor meglio, la superbia, primo peccato, in senso temporale e di importanza, da cui scaturiscono gli altri. La ribellione in FS è evidente: rifiuto dell’autorità della Rivelazione che condanna l’omosessualità e dunque rifiuto dell’autorità della Chiesa quando insegna il contrario di ciò che esprime FS. L’umiltà avrebbe comandato obbedienza ad entrambe queste due fonti anche se tutto il mondo fosse insorto chiedendo di benedire l’omosessualità.
Viene da chiedersi perché alla fine benedire l’omosessualità, ossia perché considerare un bene questo orientamento e le relative condotte tanto da promuoverle anche in seno alla liturgia. E qui passiamo al secondo binomio indicato da Correa de Oliveira: libertà completa e sensualità. «L’intelligenza deve guidare la volontà, e questa deve dirigere la sensibilità […]. Il processo rivoluzionario […] una volta trasferito nelle potenze dell’anima, dovrà produrre la tirannia deplorevole di tutte le passioni sfrenate su una volontà debole e fallita e una intelligenza obnubilata. In modo particolare, il dominio di una sensualità ardente su tutti i sentimenti di modestia e pudore. Quando la Rivoluzione proclama la libertà assoluta come un principio metafisico, lo fa unicamente per giustificare il libero corso delle peggiori passioni e degli errori più funesti» (pp. 102-103).
Davvero il male è banale. Infatti il fulcro di FS è tutto qui: il dominio della sensualità su intelligenza e volontà. La passione contro natura per il fatto che esige di essere soddisfatta, di essere appagata viene letta dall’intelligenza come un bene verso cui la volontà deve tendere, pena vedersi tarpare le ali della libertà. La temperanza e/o l’orientamento delle passioni secondo le indicazioni della recta ratio vengono letti come attentati alla propria libertà personale. E dunque anche qui abbiamo un rovesciamento della piramide gerarchica voluta da Dio quando ha ordinato le potenze dell’anima: sono le passioni a dettare legge all’intelletto e alla volontà.
Ritorna poi l’autoritarismo che predica l’uguaglianza ma impone poi l’unicità di alcune idee: «Il liberalismo [ossia la libertà intesa in senso assoluto] dà poca importanza alla libertà per il bene. Gli interessa solo la libertà per il male. Quando è al potere, toglie facilmente e persino allegramente al bene la libertà, in tutta la misura possibile. Ma protegge, favorisce, sostiene, in molti modi, la libertà per il male. […] Mentre da un lato si proibiscono tirannicamente mille cose buone, o almeno innocue, dall’altro si favorisce il soddisfacimento metodico, e a volte con caratteri di austerità, delle peggiori e più violente passioni, come l’invidia, la pigrizia, la lussuria» (pp. 103-104). La libertà ricercata, infine, è solo quella che tende al male. La libertà propria di chi vive il bene viene vista come minaccia – anche solo perché ricorda fastidiosamente a tutti dove stia la verità – e deve essere soppressa.
Si potrebbe obiettare che FS non obbliga alla benedizione delle coppie irregolari e omosessuali. Le cose però non stanno così. Infatti il comunicato stampa del Dicastero per la Dottrina della Fede del 4 gennaio 2024, redatto per esplicitare la natura di questo documento e dunque valevole come interpretazione autentica, esplicitamente dichiara che, a fronte di alcune riserve, il documento dovrà prima o poi essere recepito dalle conferenze episcopali e quindi dai singoli sacerdoti. Il testo è chiaro: «La prudenza e l’attenzione al contesto ecclesiale e alla cultura locale potrebbero ammettere diverse modalità di applicazione, ma non una negazione totale o definitiva di questo cammino che viene proposto ai sacerdoti. […] Resta importante che queste Conferenze episcopali non sostengano una dottrina differente da quella della Dichiarazione approvata dal Papa, in quanto è la dottrina di sempre» (nn. 2-3. Notare che inevitabilmente un’indicazione pastorale come quella della benedizione delle coppie omosessuali non può che rimandare a monte ad una dottrina).
Ricapitolando, in principio ci sono le passioni che comandano su intelletto e volontà: assecondarle appare l’unica strada per essere libero. Le determinazioni assunte dalla ragione sono così in netto contrasto con il volere di Dio. Ecco allora che la superbia non piega le ginocchia davanti a Lui e non rispetta la sua autorità e quella del Magistero di sempre, ma esclama «Non serviam!». Considerando infine le passioni sregolate un bene, non si può poi che imporle a tutti. Questa è, nel fondo, parte della struttura ideologica su cui si regge FS.
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