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DIRITTI UMANI

Onu, Bachelet lascia. Paga la connivenza con la Cina

Non chiederà un secondo mandato l’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Fatale, per Michelle Bachelet, il viaggio di maggio in Cina, durante il quale aveva esaltato il rispetto dei diritti umani da parte del regime comunista, scatenando le proteste di una sessantina di gruppi internazionali. Lascia così una nota abortista.

Attualità 29_06_2022

L’alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, Michelle Bachelet, ha dichiarato lo scorso 13 giugno che non chiederà un secondo mandato del suo incarico. L’annuncio a sorpresa è arrivato durante un ampio discorso al Consiglio per i diritti umani di Ginevra.

A maggio la Bachelet aveva compiuto un viaggio in Cina per il quale è stata criticata da gruppi per i diritti umani e da alcuni governi occidentali, perché le condizioni imposte dalle autorità cinesi per la visita non avevano consentito una valutazione completa e indipendente del contesto dei diritti umani nel Paese. Le critiche erano piovute copiose anche per alcune dichiarazioni della Bachelet rivolte al presidente cinese, nelle quali si esaltava il rispetto dei diritti umani del governo verso le minoranze. Nel suo discorso, diceva di procedere nella valutazione aggiornata della situazione dei diritti umani nella regione occidentale cinese dello Xinjiang, dove sono diffuse le accuse di detenzione illegale, maltrattamento e lavoro forzato di persone di etnia uigura, perlopiù musulmani, accuse di abusi che la Cina nega.

Nel suo intervento la Bachelet ha anche espresso preoccupazione per le battute d’arresto dei diritti delle donne e per le restrizioni all’aborto. Critiche agli Usa e alla sua Corte Suprema sono state espresse, impropriamente, dalla stessa Bachelet cinque giorni or sono in un comunicato ufficiale nel quale dice: “La sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti… rappresenta una grave battuta d’arresto dopo cinque decenni di tutela della salute e dei diritti sessuali e riproduttivi negli Stati Uniti grazie alla sentenza Roe contro Wade. È un duro colpo per i diritti umani delle donne e per l’uguaglianza di genere. L’accesso all’aborto sicuro, legale ed efficace è saldamente radicato nella legislazione internazionale sui diritti umani ed è al centro dell’autonomia delle donne e delle ragazze e della loro capacità di fare le proprie scelte sul proprio corpo e sulla propria vita, senza discriminazioni, violenze e coercizioni. Più di 50 Paesi con leggi precedentemente restrittive hanno liberalizzato la loro legislazione sull’aborto negli ultimi 25 anni… gli Stati Uniti si allontanano purtroppo da questa tendenza progressista”.

La stessa Bachelet ha appoggiato esplicitamente l’introduzione del diritto all’aborto libero nella Costituzione cilena e ne promuove l’approvazione. È ben chiaro cosa la Bachelet intenda per diritti umani e come abbia svolto il suo incarico in questi quattro anni di mandato: la vita umana del bimbo concepito, la vera dignità umana non sono state contemplate nella sua attività. Oltre a ciò, dispiace doverlo ammettere, per la Bachelet, che è stata presidente del Cile dal 2006 al 2018, persino la divisione di poteri tra esecutivo, legislativo e giudiziario, fondamento della democrazia, sono da considerarsi carta straccia. Tutto si sacrifica davanti all’ideologia e al potere. Sì, perché in verità a spingere la Bachelet alla rinuncia al secondo mandato sono state le critiche fortissime per le sue dichiarazioni e il suo viaggio in Cina.

In primo luogo, ha ritardato la pubblicazione di un rapporto sullo Xinjiang, atteso da tempo dal suo ufficio. Considerando questa decisione in modo caritatevole, forse il ritardo era comprensibile per garantire la sua visita. Che cosa ha ottenuto la visita e ne è valsa la pena? La visita di Bachelet si è svolta in un momento in cui il popolo cinese sta subendo nuove restrizioni per il Covid-19, la scusa perfetta per il regime comunista. Nella conferenza stampa finale della sua visita, la Bachelet ha ripetuto gli slogan cari a Pechino, “lotta al terrorismo”, “deradicalizzazione”; ha elogiato il ruolo della Cina nel “multilateralismo” e ha esaltato i risultati ottenuti dal Partito Comunista Cinese nello sradicamento della povertà. La sua dichiarazione alla stampa è stata orwelliana, ha parlato a lungo di assistenza sanitaria universale e di assicurazione contro la disoccupazione “quasi universale”, e ha lodato la Cina per la promozione dell’uguaglianza di genere, ma non ha detto nulla della violenza sessuale ben documentata e sistematica, della sterilizzazione forzata, degli aborti forzati, del traffico di esseri umani, della tortura, dei crimini contro l’umanità e del genocidio degli uiguri. Ha parlato di diritti del lavoro, ma ha taciuto sul dilagante lavoro in schiavitù. Anzi, incredibilmente, ha elogiato i successi cinesi per il rispetto degli “standard dei diritti umani”.

Le organizzazioni caritative cristiane e i difensori dei diritti umani di tutto il mondo hanno espresso rabbia e delusione per il fatto che Michelle Bachelet non abbia condannato le violazioni dei diritti umani da parte delle autorità cinesi dopo la sua visita in Cina alla fine di maggio. Christian Solidarity Worldwide e 60 enti e organizzazioni hanno scritto una lettera alla Bachelet chiedendone le dimissioni, perché non sono state denunciate le gravi violazioni dei diritti umani, comprese le violazioni del diritto alla libertà di religione o di credo.

Il cardinale Joseph Zen, coscienza della libertà religiosa dell’Asia, è comparso a fine maggio davanti a un tribunale di Hong Kong con l’accusa di “cospirazione di collusione con forze straniere”. Tutto il mondo è consapevole che le restrizioni a cui è sottoposto il porporato sono causate dalle sue dichiarazioni sulla persecuzione dei cristiani da parte del Partito Comunista Cinese. La Bachelet ne ha parlato in Cina o a Ginevra? No. Michelle Bachelet se ne va, quindi. L’idea che i diritti umani escludano il diritto alla vita e alla libertà religiosa è semplicemente inconcepibile. Speriamo l’Onu ponga fine al peggio.