Omogenitorialità e utero in affitto violano i diritti dei bambini
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Lo stop alle registrazioni per i figli di coppie gay ha scatenato la sinistra e il mondo arcobaleno che denunciano la violazione dei diritti dei minori. In realtà è esattamente il contrario: è diritto del figlio avere un papà e una mamma e non un genitore 1 e un genitore 2 dello stesso sesso.
- E NOI PAGHIAMO L'ANNUNZIATA, di Ruben Razzante
Reazione pavloliana. Toccate il mondo gay e subito le sentinelle della kultura liberal progressista daranno l’allarme. E così, dopo che il prefetto di Milano ha stoppato le registrazioni dei certificati di nascita di provenienza straniera di figli di coppie gay e dopo che una commissione del Senato ha rigettato una proposta di regolamento della Commissione europea in cui si prevede il riconoscimento automatico di qualsiasi atto di nascita, compreso quello dei figli di coppie omosex (clicca qui), gli attivisti LGBT sono scesi in piazza a Milano e, soprattutto, l’intellighenzia rosso-arcobaleno ha dato fiato alle trombe sui media per difendere le coppie omosessuali e la loro prole dalle grinfie del governo oscurantista perché non inclusivo.
Paradigmatica di quest’ultimo caso è stata l’uscita costernata di Lucia Annunziata che, nella sua trasmissione Mezz’ora in più, ha rimbrottato, con tanto di fallica esclamazione, il ministro della Famiglia e della natalità Eugenia Roccella perché la maggioranza non vuole varare leggi per il riconoscimento dell’omogenitorialità e dell’utero in affitto. Nota a piè di pagina: Annunziata e gli altri suoi sodali vogliono legittimare atti e pratiche espressamente vietate dalla legge italiana.
C’è chi, invece, più prudentemente, come il Garante italiano per l'infanzia Carla Garlatti, ha affermato in audizione al Senato che la proposta di regolamento della Commissione europea "non agevola, come qualcuno teme, il ricorso alla pratica della maternità surrogata. Infatti, esso non comporta un riconoscimento automatico della paternità o della maternità (del bambino nato da maternità surrogata, ndr), un automatismo che nel nostro ordinamento è impedito dalla contrarietà all’ordine pubblico”. Ma ciò non è vero se andiamo a leggere sia il Comunicato stampa della Commissione europea che spiega in sintesi la proposta, sia la proposta stessa alle pagine 4 e 10. Infatti il nocciolo e la novità della proposta stanno proprio nell’automatismo del riconoscimento del rapporto di genitorialità creatosi in un altro Stato membro, senza particolari procedure a carico dello Stato che riconosce. C’è chi poi minimizza dicendo che la pratica dell’utero in affitto in Europa avviene solo in Belgio e Olanda. Facile rispondere che simile pratica potrebbe prendere piede altrove e che gli europei si spostano anche fuori continente per accedere alla maternità surrogata.
Fatte queste differenze di approccio al tema dell’omogenitorialità e dell’utero in affitto, c’è però un filo rosso che lega molti commenti su queste due tematiche: tuteliamo i diritti dei figli che comunque sono venuti al mondo all’interno di una coppia omosessuale, anche di quelli nati dall’utero in affitto. Uno slogan del passato che molto piacque alla cultura di area levantina era: la fantasia al potere. Ecco, in questo caso troviamo poco fantasioso far leva sul concetto di tutela dei diritti dei minori perché è lo stesso concetto che è stato usato per l’aborto – è nell’interesse del nascituro malformato non venire al mondo per evitargli inutili sofferenze – per l’eutanasia – meglio far morire un bambino disabile che condannarlo a vivere – per il divorzio – meglio per i figli la separazione dei genitori che vivere in un ambiente familiare conflittuale. Quindi nulla di nuovo.
L’argomentazione che s’incardina sui diritti dei minori e che troviamo anche nella proposta della Commissione UE fa perno sul fatto che il riconoscimento dell’omogenitorialità aprirebbe le porte a tutta una serie di diritti in capo ai figli. Negarli significherebbe trattare questi ultimi come figli di serie B. L’argomentazione non regge per più motivi. In primis i minori, tutti i minori anche quelli che vivono in una coppia gay, sono già tutelati nei loro diritti fondamentali come salute, educazione, etc. In secondo luogo il riconoscimento dell’omogenitorialità, già di per sé contraria all’ordine pubblico, porterebbe prima o poi al riconoscimento della stessa pratica dell’utero in affitto. Infatti sarebbe contraddittorio riconoscere la filiazione nata da maternità surrogata, ma non la stessa maternità surrogata. Se si benedice l’effetto è facile poi benedire la causa.
In terzo luogo – ed è l’aspetto più saliente – è proprio perché dobbiamo tutelare i diritti dei figli che sia l’omogenitorialità che l’utero in affitto non dovrebbero essere mai riconosciuti. Infatti è diritto del figlio crescere all’interno di una coppia eterosessuale, perché è diritto del figlio avere un papà e una mamma e non un genitore 1 e un genitore 2 dello stesso sesso. È diritto del figlio, riguardo alla maternità surrogata, nascere dall’abbraccio amoroso di mamma e papà e non da una provetta, dopo aver schivato la morte per un soffio e vivendo nel terrore di incorrere in una delle molte patologie che la fecondazione artificiale regala ai figli della provetta. È suo diritto, diritto nativo, crescere con i propri genitori biologici e non avere alle spalle una corte di pseudogenitori che si sono divisi il processo generativo ed educativo perché una donna ha fornito l’ovocita, un’altra l’utero, una terza si è occupata dell’educazione, un uomo ha messo a disposizione i suoi spermatozoi e un altro la propria casa per crescerlo (l’adozione, a differenza dell’utero in affitto, tampona un danno, non lo crea). Una polverizzazione della genitorialità che è contraria ai diritti dei bambini.
Dunque s’invocano gli interessi dei minori a torto e in modo pretestuoso perché se lor signori avessero davvero a cuore tali interessi vieterebbero l’omogenitorialità e la maternità surrogata che, tra l’altro, oltre a ledere i diritti dei figli lede anche quelli delle donne che si prestano ad essere incubatrici di carne. Quando allora si vogliono difendere i diritti dei figli in realtà si vogliono difendere i diritti delle coppie gay, tra cui, in primis, il finto diritto ad avere un bebè costi quello che costi.